Tra scienza e diffidenza

Giancarlo Forte, biologo molecolare: “L’unica via di uscita sono i vaccini, volersi scegliere la marca è un effetto collaterale della disinformazione”

Giuseppe Colella intervista il vice-direttore del Centro internazionale di ricerca clinica (ICRC) di Brno, Repubblica Ceca. Molisano di Campobasso, spiega – curriculum, competenze e dati alla mano – che il vero pericolo è un virus che ha già ucciso 3 milioni di persone, non la sua cura.

Giancarlo Forte è vice director dell’International Clinical Research Center di Brno, in Repubblica Ceca. Ha pubblicato su Nature, la principale rivista scientifica del mondo, e su decine di altri giornaloni i cui nomi fatico persino a pronunciare.

Ci siamo conosciuti nel parcheggio della scuola elementare del quartiere Vazzieri che a quei tempi – parliamo di quasi 30 anni fa – era l’unico campo da calcio per un’intera generazione di ragazzini dalle ginocchia sbucciate che crescevano nella periferia di Campobasso.

Era un buon centrocampista, tifava e tifa ancora oggi per la Fiorentina perché il capitano della Viola di quegli anni si chiamava come lui: Giancarlo. Antognoni. A quei tempi io tifavo per il Foggia di Zeman ed eravamo oggettivamente due anime perse in un posto in cui il 70% degli abitanti tifano Juve e gli altri si dividono tra Inter e Milan.

Crescendo abbiamo condiviso cose più interessanti: un paio di viaggi all’estero, la scelta di Roma come sede universitaria e una passione smodata per l’Illuminismo e per le donne prosperose. Su quest’ultimo aspetto abbiamo abiurato entrambi, scegliendoci compagne di vita d’altro tipo. Ma sull’Illuminismo non si è arretrati di un centimetro. E lui molto più di me.

Giancarlo Forte

Dopo la laurea Giancarlo Forte ha ingranato la quarta (marcia) e ha iniziato a girare il mondo per seguire la sua passione e i suoi studi. Le nostre telefonate iniziano sempre con: “Giancà, dove sei?”

Germania, Giappone, Finlandia, Stati Uniti e, da ultimo, la Repubblica Ceca dove dirige uno dei centri di ricerca più importanti d’Europa; che è all’interno dell’Ospedale Covid in cui si cura e si studia questo virus che ci ha cambiato la vita.

Andiamo dritti al punto. Cosa sta succedendo in questi giorni con i vaccini AstraZeneca?

“E’ successo che tutti i giornali hanno titolato in prima pagina che alcune persone sono morte in coincidenza con la somministrazione del vaccino AstraZeneca. Notizia vera, ma assolutamente irrilevante. Solo in Italia, in epoca pre-covid, ogni giorno morivano mediamente 1770 persone al giorno. Non tutte finiscono in prima pagina sui giornali nazionali. E invece si è scatenato il panico”.

Quindi, nessun timore?

“Da uno studio realizzato su 30mila persone e reso pubblico dall’NIH si evince che non esiste alcuna correlazione tra la famosa trombosi del seno venoso cerebrale e il vaccino AstraZeneca. La decisione di sospendere in via precauzionale prima un lotto e poi tutte le vaccinazioni con AZ è stato giustificato semplicemente dalle voci incontrollate. In poche parole è stata una vittoria della disinformazione. Io stesso ho ricevuto messaggi e telefonate da amici terrorizzati di doversi sottoporre al vaccino nei prossimi giorni. La mia risposta a loro è stata chiara: che una o più persone possano morire alcuni giorni o anche solo alcune ore dopo aver fatto il vaccino non rappresenta di per sé prova che ci sia una correlazione tra i due eventi.

E poi, provocatoriamente chiedevo loro se – dopo avere letto semplicemente un titolo acchiappa-click su un giornale nazionale – abbiano anche sviluppato un’ipotesi sulle cause di morte degli altri 1769 poveretti che sono venuti a mancare nello stesso giorno, senza aver fatto il vaccino. Oppure sul perché, a fronte di circa 10 milioni di dosi di vaccino AstraZeneca somministrate nel Regno Unito, non ci sia stata una carneficina”.

Eppure, proprio in queste ore, ci sono migliaia di persone che disdicono la prenotazione e non vogliono più essere vaccinate. Come te lo spieghi?

“Deve essere chiaro che anche i vaccini, come tutti i farmaci, possono non funzionare benissimo o potrebbero avere effetti collaterali. Per semplici considerazioni statistiche, qualche vaccinato si ammalerà di covid-19 (la copertura dei vaccini parla del 95% nel migliore dei casi) e qualcuno starà male o morirà. Ma insomma, sbattere in prima pagina la signora Carmela da Santa Maria Capua Vetere, la quale ha postato su facebook che le è venuto un forte mal di testa dopo aver fatto il vaccino mi pare eccessivo e può generare angoscia e timori. Per questi casi esiste la farmaco-vigilanza: i medici segnalano casi di reazioni sospette, o anche semplici coincidenze. Per dirtene una: il caso di una persona che finisse sotto una macchina all’uscita dal centro vaccinale sarebbe segnalato per escludere la possibilità che il vaccino generi tendenze suicidarie.

Per questo motivo alcuni Stati, come l’Italia e la Danimarca, hanno deciso, in via del tutto precauzionale, di sospendere la somministrazione del lotto di vaccino su cui si erano generati dei dubbi, nonostante il parere negativo dell’Agenzia Europea del Farmaco. Invece di generare panico, questo dovrebbe bastare a chiarire che il sistema di vigilanza sui vaccini funziona e reagisce prontamente sospendendo i lotti sospetti non appena si verifica un evento inatteso o potenzialmente avverso”.

Ci sono anche quelli che vorrebbero scegliersi il vaccino, come fossero nell’enoteca sotto casa dove poter chiedere un Sassicaia 2004 o un Brunello del 2015, annata straordinaria detto tra noi. Come li giudichi?

“Il meccanismo alla base è lo stesso: un eccesso di informazioni che non informano davvero ma che puntano sulle emozioni e sull’emotività. Le persone che vorrebbero scegliersi il vaccino, lo fanno perché hanno letto che “quello Pfizer è migliore” e “a noi ci vogliono rifilare quello AstraZeneca”. O persino le chat di mamme informate che tra una foto di Padre Pio e una considerazione sulla geopolitica della pandemia urlano al mondo il loro esclusivo gradimento per il vaccino Sputnik V, che però non è ancora stato approvato per carenza di documentazione.

Giancarlo Forte

Parliamoci chiaro: conosci qualcuno che in passato si sia mai chiesto quale fosse la marca, il nome o il contenuto del vaccino a cui stava per sottoporsi? Quale fosse la tecnologia usata per produrlo? Io non conosco nessuno. E io stesso, quando ho fatto il vaccino anti-influenzale come tutti gli anni, non ho affatto controllato se fosse un vaccino a mRNA, a vettore virale, a virus attenuato o, più semplicemente, acqua delle vongole”.

Qual è l’informazione che vorresti veicolare, se potessi orientare l’agenda dei media?

“Mi farebbe piacere ricordare a tutti che sono state somministrate circa 450 milioni di dosi di vaccino anti-covid19 in tutto il mondo, nel corso di quella che diventerà la più imponente campagna vaccinale della storia. A meno che non si voglia credere a teorie strampalate secondo le quali esiste un complotto mondiale volto a nascondere montagne di cadaveri, mi sembra ragionevole affermare che la scienza abbia dato grande prova di sé arrivando a produrre in tempi record vaccini sicuri ed efficaci contro un patogeno di cui solo un anno fa non sapevamo nulla. Un patogeno che, ad oggi, ha infettato 120 milioni di persone uccidendone quasi 3 milioni. E’ lui il pericolo, non i vaccini. Quello che vediamo è che le nazioni che sono avanti a noi con la vaccinazione di massa vedono un declino nel numero di morti e degli ospedalizzati e cominciano a programmare il ritorno alla normalità”.

Oltre a scrivere articoli e paper per le più importanti riviste scientifiche del mondo so che collabori anche con alcuni siti di divulgazione scientifica per spiegare l’importanza della ricerca e dell’approccio razionale contro l’oscurantismo e la superstizione. Possiamo vincere la battaglia contro gli scettici e i no-vax?

“La diffidenza verso i vaccini è estremamente diffusa in tutto il mondo. L’ho trovata in passato in Giappone e la trovo, ancora più presente, oggi in Repubblica Ceca e in Italia. Mi sono chiesto spesso perché. Sono giunto alla conclusione che i motivi che spingono alcuni a diffidare di uno dei presìdi medici più efficaci e sicuri della storia della medicina è che sono farmaci che, a differenza, di altri, si danno ‘prima’ di stare male. Ovvero, molti di noi si affrettano a curare un semplice raffreddore o la febbre con farmaci di cui non conoscono la composizione e le controindicazioni, spesso usandoli a sproposito (gli antibiotici!). Nel caso dei vaccini pediatrici, invece, un genitore potrebbe essere tentato di chiedersi: perché dovrei dare qualcosa a mio figlio quando è in perfetta salute? E così accade anche per i vaccini che stiamo usando oggi contro il Covid. Intendo dire che, a parte i casi psichiatrici, quelli che vedono il complotto ovunque, la maggior parte degli scettici lo è perché è spaventato e male informato. Bombardato da disinformazione.  

L’altro giorno ho letto di un nostro concittadino che diceva di voler rifiutare il vaccino a mRNA della Pfizer e che avrebbe accettato soltanto un vaccino di tipo classico, a virus inattivato. Praticamente ho trovato un nostalgico di Edward Jenner e dei bei tempi di fine 1700 quando i vaccini si facevano esattamente così! Affascinante”.

Nella nostra regione molti, anche autorevoli, esponenti politici, hanno iniziato a parlare di plasma iperimmune o di altre cure, a loro dire, estremamente efficaci che le case farmaceutiche vorrebbero nascondere. Cosa c’è di vero in queste dichiarazioni?

“Posso essere onesto? E’ un dibattito surreale ed è assurdo che qualcuno parli del cosiddetto plasma iperimmune come alternativa al vaccino. Cioè, qualcuno preferirebbe rinunciare a vaccinarsi con un prodotto iper-controllato e piuttosto farsi infondere il plasma (un emoderivato, la parte liquida del sangue) di una persona che ha prodotto anticorpi contro il virus perché ne è stato infettato? Io sarei più cauto, è compito della scienza produrre documenti e studi per poter validare le cure. Ora ne abbiamo una sicura, usiamo quella”.

Quando finirà? E, soprattutto, finirà?

“Sono sicuro che finirà. A mio parere l’unica via di uscita è vaccinare a più non posso, prima possibile. Prima che il virus impari a sfuggire ai vaccini. Questo ci permetterà di trasformare questa pandemia in un brutto ricordo”.

 

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