Privilegi e rimborsi

Auto blu con autista: da casa al lavoro non è ragione di servizio. Ma la norma è aggirabile e c’è chi se ne approfitta

I veicoli regionali e i due autisti in dotazione agli amministratori non possono essere utilizzati sul tragitto casa-sede di lavoro perché quella non è considerata una missione istituzionale. Chi vive a Venafro, come l'assessore Vincenzo Cotugno, non può arrivare nel capoluogo direttamente con l'auto blu: per aggirare i controlli dovrebbe almeno raggiungere prima una delle sedi distaccate più vicine a casa sua ma a quel punto ci sarebbe ancora l'esigenza di servizio? Il collega Vincenzo Niro, invece, che vive a Baranello dice di venire a Campobasso "sempre con la mia auto". Del resto tra indennità e rimborso extra anche in quel caso pagano i contribuenti.

Non c’è nessuna legge che autorizza il presidente della giunta regionale o i suoi assessori a utilizzare autisti e auto blu per raggiungere uffici e sedi istituzionali dalla propria abitazione.

L’utilizzo di questi veicoli, infatti, è finalizzato unicamente a “ragioni di servizio che non comportano lo spostamento tra abitazione e luogo di lavoro” come leggiamo nella delibera di giunta regione 338 del 30 giugno 2015. Eppure non tutti sembrano esserne al corrente tanto che, più di qualcuno, conferma di raggiungere Campobasso con gli autisti che ha a disposizione partendo direttamente dal suo comune di residenza.

Ha destato un certo interesse l’assegnazione di due autisti all’assessore Mena Calenda che a una settimana dalla sua nomina ha subito chiesto un paio di dipendenti regionali a disposizione per gli spostamenti. In realtà l’ultima arrivata nella squadra di governo è in ottima compagnia. Tutti gli assessori hanno chi li porta da un posto all’altro. Qualcuno, come Quintino Pallante, ne ha solamente uno perché dice “con due autisti non saprei cosa farmene soprattutto nell’ultimo anno di pandemia quando le occasioni di vedersi ‘in presenza’ sono notevolmente diminuite”. Ma tant’è.

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Sta di fatto che il governatore Donato Toma (avvistato da casa sua ogni mattina mentre raggiunge via Genova con una piccola Smart) e i suoi assessori possono, per ragioni di lavoro, usufruire di passaggi con autista e mezzo pagato dai contribuenti. Ma differenze ce ne sono.

Il delegato ai lavori pubblici, Vincenzo Niro, precisa che “da Baranello a Campobasso arrivo con la mia automobile privata per poi svolgere l’attività istituzionale con l’autista che ogni sera fa rientro nell’autorimessa regionale annotando percorsi, chilometri e spostamenti vari fatti durante la giornata”. O c’è anche chi, come Quintino Pallante che vive a Campobasso, peraltro vicino alla sede di lavoro (che infatti raggiunge a piedi), usa l’autista solo “per gli spostamenti dentro e fuori la città tra uffici, assessorato e sede della Regione Molise”.

Ma di contro c’è anche chi, come Roberto Di Baggio, sottosegretario alla presidenza della giunta regionale (anche lui ha diritto a due autisti, ndr) non nasconde di utilizzare l’auto blu per venire da Isernia al capoluogo dove c’è la sua sede di lavoro. Di Baggio non è un assessore, infatti non ha diritto di voto in Giunta pur partecipando alle riunioni: da meno di un anno è stato nominato sottosegretario e coadiuva il lavoro di Toma rappresentandolo ai tavoli o rispondendo per lui (o per altri) alle interrogazioni dinanzi al Consiglio regionale. Insomma, gran parte delle sue attività si svolgono nel capoluogo di regione anche se lui è residente a Isernia. Teoricamente, per mettersi al riparo da eventuali violazioni della norma, dovrebbe partire da una delle sedi distaccate della Regione Molise nel capoluogo pentro e non da casa sua.

Lui questo non lo precisa quando dice che da Isernia “vengo con l’autista quando devo fare cose di lavoro”. E di sicuro lì torna, sempre con l’autista, quando – come è successo durante la seduta del consiglio regionale di mercoledì 25 marzo – si fa molto tardi. Erano le 22.30 quando si sono conclusi i lavori a Palazzo D’Aimmo. Dubitiamo che dopo una giornata così intensa Di Baggio abbia avuto ancora compiti istituzionali o esigenze di servizio da svolgere. Più probabilmente se n’è andato dritto a dormire. Accompagnato dall’autista che non poteva certo “lasciarmi a piedi” come riferisce proprio lui. Del resto dopo le 21 il rientro nella propria abitazione è consentito come pure quando il giorno seguente c’è da partire prima delle otto.

Un po’ dubbia è anche la posizione di Vincenzo Cotugno da Venafro. L’assessore e vicepresidente della giunta dice di raggiungere Campobasso “con l’autista quasi sempre” e di preferire gli spostamenti nella provincia di Isernia “con la mia auto privata”. Ma anche per lui le esigenze di servizio sono prevalentemente nel capoluogo, esattamente in via Milano dove ha sede la fondazione Molise Cultura  (ha diverse deleghe tra cui Turismo e Cultura) e in via Genova (è vicepresidente della Regione). Quindi, per giustificare l’uso dell’auto blu, dovrebbe raggiungere prima la sede distaccata più vicina (Isernia nel suo caso) e poi, semmai, da lì, andare a Campobasso con l’autista. Sarà anche un modo per eludere i controlli ma almeno è corretto.

Del resto il tragitto con l’auto privata è comunque rimborsabile dalla quota della ricca indennità che copre le spese per l’esercizio di mandato. Parliamo di 4500 euro circa che vanno sommati ai 6000 dell’indennità di carica e ai 3000 di quella di funzione. Come se non bastasse, poi, essendo gli assessori anche consiglieri regionali (non hanno perso il loro status di eletti) possono beneficiare di una maggiorazione calcolata sulla distanza chilometrica che c’è tra la residenza e la sede dell’assemblea regionale (delibera dell’ufficio di presidenza numero 88 del 30 luglio 2013).

Insomma, che siano ragioni di servizio, di rappresentanza istituzionale o necessità personali alla fine pagano sempre i cittadini.

(foto chauffeurdrive.info)

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