Nessuno sarà lasciato indietro

Corsa al vaccino, vince chi batte i pugni più forte. Veterinari e medici in pensione immuni, migliaia di anziani e disabili ancora in attesa

Migliaia di ultra anziani del Molise e soggetti fragili come disabili, pazienti oncologici e diabetici sono ancora in attesa di potersi vaccinare, mentre tante categorie rappresentate dagli Ordini professionali hanno avuto già accesso al siero anti Covid 19. Tra rivendicazioni, priorità e diritti negati a rimetterci siamo tutti perché se non si immunizzano quelli che rischiano più di altri di ammalarsi gravemente avremo sempre troppi morti e reparti intasati.

Nessuno sarà lasciato indietro: la parola d’ordine della campagna vaccinale di massa (in Molise come altrove) risuona oggi come un lugubre presagio. A distanza di oltre due mesi dall’avvio delle somministrazioni del siero anti Covid 19 mancano ancora all’appello migliaia di anziani e i soggetti fragili, le categorie che prima di altre avrebbero dovuto avere diritto all’immunizzazione. Di contro si sono già vaccinate persone con molti più tutele e garanzie di loro: dai tecnici manutentori degli ospedali ai veterinari, dai medici in pensione agli impiegati Asrem, fino ad arrivare al discusso caso Neuromed dove finanche cameramen, piastrellisti e idraulici dell’azienda che fa riferimento all’europarlamentare Aldo Patriciello (e la miriade di sotto aziende che orbitano attorno al centro di ricerca e cura di Pozzilli) hanno avuto accesso prioritario al vaccino.

Eppure in questo lungo e triste anno di pandemia abbiamo imparato che a far crescere il tasso di mortalità sono proprio quei soggetti più esposti alla malattia, che la sviluppano in modo più grave, quelli che – se vengono infettati – hanno maggiori probabilità di non farcela. Mettendo da parte i sentimenti, va da sé che immunizzare anziani e la vasta platea di soggetti fragili (per i quali è solo appena partita la campagna di adesione) deve essere la priorità per tutti, fosse anche solamente per la semplice e brutale ragione che sono loro a intasare i reparti ospedalieri e a far schizzare l’indice Rt per il quale oggi siamo tutti chiusi in casa. Di nuovo.

Assistiamo invece a una insensata (e insensibile) corsa al vaccino, alla rivendicazione del siero da parte di intere categorie di lavoratori come se fosse una questione salariale o di diritto del lavoro. Il consociativismo, nella sua declinazione peggiore, sta privilegiando la parte produttiva del Paese ignorando le istanze di chi ha pagato già un prezzo altissimo in termini di vite e rinunce. Tutto in nome di quella egoistica idea tipica delle culture occidentali e liberiste per la quale la salvezza del singolo vale più della salvezza collettiva.

Ma facciamo qualche esempio concreto: in Molise, stando ai dati del bollettino del 9 marzo, sono state somministrate quasi 32 mila dosi cioè l’82% del totale di sieri consegnati in regione. Si è leggermente accelerato sulle somministrazioni che sono andate spedite per quanto riguarda Rsa e case di riposo (qui cluster spariti e Molise prima regione per percentuale di immunizzati tra ospiti e personale) ma molto più a rilento rispetto alla categoria degli over 80 le cui adesioni sono partite in un secondo momento. Tra coloro che si sono prenotati (circa 21mila sui 26mila ultra anziani dell’intera regione) più di un terzo ha già ricevuto almeno una dose di vaccino. Ma tra coloro che hanno optato per la vaccinazione domiciliare, perché impossibilitati, magari per ragioni di salute, a raggiungere i punti vaccinali del Molise, siamo ancora a quota zero. Mancano i medici vaccinatori itineranti e mancano anche i vaccini: per la vaccinazione domiciliare dovrebbe essere utilizzato il siero della casa farmaceutica Moderna le cui scorte al momento sono di gran lunga inferiori al numero di soggetti anziani che ha chiesto la somministrazione in casa.

Eppure che la tutela di anziani e fragili resti una priorità anche per la cabina di regia sulle vaccinazioni in Molise (Regione, Asrem e struttura commissariale) viene ribadito a ogni piè sospinto. Lo ha detto anche di recente a primonumero.it il dottor Michele Colitti, dirigente regionale a capo del servizio di Prevenzione e Veterinaria. A lui abbiamo chiesto lumi sui criteri di priorità adottati e sul perché i veterinari, tanto per fare un esempio, si sono già vaccinati o lo stanno già facendo mentre cardiopatici, pazienti oncologici, disabili eccetera ancora no.

“Premesso che anziani e soggetti fragili sono attualmente i destinatari principali della campagna vaccinale, tengo a precisare che anche i veterinari fanno parte del sistema sanitario nazionale. Quelli dell’Asrem, poi, hanno continuato a svolgere la loro attività indifferibile anche durante il lockdown e nelle regioni in zona rossa come siamo noi oggi. La vigilanza sul rischio di malattie infettive degli allevamenti, in corso di macellazione, in corso di ispezione di alimenti di origine animale, è da sempre tesa a garantire la sicurezza dei cittadini, dunque ineludibile”.

Insomma dei veterinari pubblici non si poteva proprio fare a meno, ma allora perché anche di quelli privati? “Perché sono medici che curano gli animali: le vaccinazioni dei liberi professionisti che operano negli ambulatori (quelli, per capirci, a cui portiamo cani e gatti padronali, ndr) sono partite in una seconda fase rispetto ai veterinari pubblici e siamo stati l’ultima regione a farlo tanto che ci giungevano segnalazioni di vaccinazioni già in corso fuori dal Molise ben prima che cominciassimo a farlo noi”.

Pertanto questa particolare categoria sanitaria – sia che operi nel pubblico che nel privato – era più che legittimata a fare il vaccino. Ma i veterinari non sono stati gli unici, anche i medici in pensione si sono vaccinati o stanno per ricevere il richiamo. E, si badi bene, non perché svolgono un qualche tipo di attività di volontariato (sono pochissimi quelli iscritti nell’elenco dei medici vaccinatori volontari), ma per il semplice fatto di averlo richiesto.

Funziona così: nella fase organizzativa della campagna vaccinale l’Asrem ha scritto ai vari Ordini delle professioni sanitarie e sociosanitarie, che a loro volta hanno inoltrato ai loro iscritti il modulo di adesione dove andava specificato la posizione attuale. E qui sembra di trovarsi in un cortocircuito comunicativo di difficile soluzione.

Colitti è pronto a giurare che “molti medici in pensione hanno dichiarato che continuano a fare attività” e siccome le indicazioni ministeriali dicevano che il vaccino, nella fase uno, andava dato ai medici di medicina generale (oltre che a tutta un’altra serie di professionisti della salute pubblica) “e noi non possiamo andare a stanarli uno per uno”, anche se qualche furbetto c’è stato chi gestisce le vaccinazioni ci passa su. “Ma assolutamente in buona fede”.

Non mettiamo in dubbio che ci sia buona fede da parte dei controllori ma perché allora i medici in pensione sì e gli psicologi in pensione no? Ha raccolto qualche legittima rimostranza Alessandra Ruberto, presidente dell’Ordine degli psicologi del Molise. “All’Asrem abbiamo inoltrato circa 300 richieste (su 550 iscritti) e di questi una parte, circa cinquanta, non ha avuto possibilità di vaccinarsi per ora. Alcuni perché in pensione, altri perché avevano chiuso lo studio, sono stati rigidi ed hanno esaminato ogni singola situazione specificata nel modulo di preadesione inoltrato prima di accettare la richiesta di ottenere l’inoculazione del siero”.

Gli psicologi in questa fase della pandemia svolgono un ruolo molto importante. Gestiscono sportelli Covid nelle scuole, fanno assistenza domiciliare agli autistici, seguono pazienti in studio (e tra questi ci sono anche medici e infermieri sotto un forte stress legato all’emergenza sanitaria). Alcuni svolgono attività di supporto psicologico in associazioni no profit come volontari. Tra questi anche psicologi in pensione che infatti il vaccino l’hanno avuto.

“Io non posso conoscere la singola situazione lavorativa di ogni iscritto al mio Ordine – ammette la dottoressa Ruberto – quindi è comprensibile che una valutazione caso per caso vada fatta”.

Un altro caso singolare riguarda i biologi: anche loro avevano diritto al vaccino ma siccome qui in Molise non hanno un Ordine che sollecita, scrive e pungola quelli che l’hanno ottenuto sono stati pochissimi. Segno evidente che battere i pugni sul tavolo giusto qualche volta può snellire persino le procedure burocratiche.

E quindi torniamo all’inizio della spinosa questione delle priorità: anziani e soggetti fragili non li difende nessuno tanto che possono essere ‘scavallati’ da chiunque.

Lo sintetizza con efficacia la signora Stefania Romagnoli, figlia di due genitori over 80 in attesa dell’sms di chiamata al vaccino dal 12 febbraio scorso.

“A oggi – scrive in questa lettera di cui pubblichiamo le parti più salienti – nessuno dei due è stato chiamato e non riusciamo a capire i criteri con cui sta procedendo il piano. Fino a ieri, diciamo, sembrava che l’Asrem seguisse un ordine di anzianità decrescente. Ripeto: fino a ieri.

Perché poi siamo venuti a sapere di persone nate nel ’41 e già convocate mentre mia madre, classe 40, è ancora in sfiduciata attesa. Dopo ore di tentativi siamo riusciti a parlare con il numero verde di Asrem ed abbiamo avuto questa risposta sconcertante: l’ordine di anzianità è stato abbandonato a favore di ‘un altro algoritmo’. Punto. Non è dato sapere qual è il nuovo criterio di convocazione, quanto dovrà durare l’attesa, e il motivo per cui entrambi i miei genitori sono ignorati dall’algoritmo che invece premia persone anche solo dopo pochi giorni dalla registrazione.

Queste non-risposte non mi bastano.

Viviamo in un contesto oltre i limiti di ciò che ci si aspetta da un paese teoricamente civile, in cui chi si ammala resta sostanzialmente senza assistenza e senza troppe speranze, e non abbiamo neanche diritto a una straccio di comunicazione, non dico trasparente, ma almeno non beffarda. Io e i miei genitori, e le altre persone non premiate da questa specie di lotteria degli anticorpi, dobbiamo rassegnarci a un’attesa sempre più priva di senso?”

Speriamo di no. Per i genitori di Stefania e per tutti gli over 80 e persone più fragili di questa regione.

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