Il commento

Notebook della settimana – di Giuseppe Tabasso

Baciare rospi – Con una insolita sortita politica, il sindaco di Campobasso Roberto Gravina, azzardava ieri su Primonumero un pronostico: “Mario Draghi non sarà il prossimo presidente del Consiglio e francamente lo troverei anche giusto. Non per la persona, figurarsi. Politicamente, però, è un’altra cosa. Draghi riceve un incarico grazie ad uno sparuto numero di persone che non avrebbe accettato la soluzione politica di confermare il prof. Giuseppe Conte. Proprio non mi capacito di come si possa votare la fiducia a un governo tecnico. Con i voti di chi? Quelli di Renzi, ok. E poi?”

Dietro il suo intervento s’intravede lo psicodramma del naufragio di Conte che in queste ore investe il suo Movimento profondamente diviso tra chi è disposto a baciare “il rospo” e chi no, come Alessandro Di Battista per il quale Draghi è “l’apostolo delle élite”.

Gravina condanna i Governi “tecnici”, che sotto sotto sono più politici di quanto si creda. Vedi quello di Monti costretto al “lavoro sporco” sulle pensioni tra le lacrime di Elsa Fornero e successivi sorrisi di Salvini con la disastrosa “quota 100”.

Sta di fatto che a uscirne a pezzi è stata la politica. Dice un osservatore critico come Cacciari: “Draghi è la soluzione perfetta ma certifica la fine del ceto politico”. Romano Prodi aggiunge: “Dalla disgrazia una svolta positiva che saprà proteggere il Paese”. Tabacci rammenta infine che “quando Obama aveva un problema diceva: chiamate Mario”.

Lo scoraggiamento di Gravina è comprensibile, ma si consoli, Draghi sarà pure un apostolo delle élite, ma la sola notizia del suo incarico ha fatto schizzare in alto le Borse e precipitare il nostro spread.

 

Uccidere maiali – Ai cittadini che limitano l’uso di carne e deplorano le pietose condizioni cui sono sottoposti gli animali, l’uccisione del maiale appare ancora l’obsoleto rito di una civiltà contadina. Qualcuno sperava che il Covid riuscisse ad abolirlo grazie alle severe disposizioni della Regione “per assicurare il distanziamento interpersonale ed evitare assembramenti e conseguenti focolai di Coronavirus”.

Figuratevi le rabbiose reazioni di chi aveva acquistato il maialino e se l’era allevato nutrendolo per un anno con propri avanzi, castagne, ghiande, crusca, bucce di cocomero ecc..

E così Donato Ponzio Pilato Toma ha emanato una deroga sul divieto di macellazione a domicilio, scaricando furbamente sulle spalle dei poveri sindaci gli accertamenti sul distanziamento.

Ora, mettiamoci nei panni dei sindaci. Quelli conoscono di persona tutti i “macellatori” e sanno perfettamente le sapienti procedure e i dettagli di una tradizione secolare fatta soprattutto di una partecipazione collettiva di familiari, parenti, compari, amici e vicini di casa, invitati per aiutare nella preparazione dei salumi e consumare il pranzo.

Distanziarli tutti è insomma un’operazione praticamente impossibile (e suicida in materia di consenso politico), anche perché le tradizioni sono dure a morire. Come i maiali.

 

Dimenticati – Domenica scorsa la brava Licia Colò ha presentato su “La 7” un ottimo servizio sul Molise “che esiste” comprendente tra l’altro un’interessantissima visita a Civitacampomarano. Ma che ci voleva ad aggiungere cinque paroline cinque per informare che quel borgo ha dato i natali nientemeno che a Vincenzo Cuoco e Gabriele Pepe?

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