La storia

Mamma e figlio in fuga dal Venezuela respinti alla dogana. Ora il lieto fine: Antonio va a scuola a Jelsi

Insieme alla mamma Maria era arrivato a Fiumicino il 2 gennaio ma aveva trovato un foglio di rimpatrio invece dei parenti molisani. Ma l'associazione Giuseppe Tedeschi e la comunità di Jelsi sono riusciti a farli arrivare dagli zii

Sono arrivati in Italia dove li aspettavano i loro parenti molisani, ma a Fiumicino li hanno respinti. Alla dogana infatti, il permesso turistico presentato dalla venezuelana Maria Cercio, mamma di Antonio, 11 anni, non poteva bastare. Per loro era pronto un foglio di rimpatrio. Il che avrebbe significato ripiombare nell’incubo della dittatura venezuelana. Dopo un mese da quella disavventura è arrivato il lieto fine, col primo giorno di scuola a Jelsi per Antonio.

A raccontare la storia è l’associazione ‘Padre Tedeschi’ che da anni si occupa dell’accoglienza dei venezuelani di origine italiana che intendono scappare dal Paese sudamericano per cercare fortuna in Italia. Qualcuno di loro ha passaporto italiano, ma tanti altri no e prima di ottenerlo passano per un’odissea burocratica. Solo grazie al sostegno dell’associazione e dei loro parenti sparsi fa Jelsi, Toro, Monacilioni, Campodipietra e altri comuni riescono a farcela.

“Vogliamo ringraziare la comunità jelsese che da qualche giorno ha accolto un bimbo di 11 anni nella scuola “Giuseppe Tedeschi” – scrive l’omonima associazione -. Antonio è nato in Venezuela, aveva nonni molisani, e negli ultimi due anni è vissuto con la mamma a Buenos Aires. Il 2 gennaio appena atterrato a Roma si è ritrovato con un foglio di via per rientrare a Caracas o Buenos Aires. Sono state ore difficili, la macchina partita da Jelsi è tornata vuota in Molise, e la pandemia non lasciava varcare la dogana. Trascorre la notte su una sedia dell’aeroporto ma qualcosa si muove e finalmente per qualche settimana si può appoggiare in un centro di protezione umanitaria di Fiumicino”.

Antonio e la madre Maria hanno trovato rifugio in un centro di accoglienza, dove sono stati aiutati a presentare la domanda di asilo politico alla competente Commissione territoriale. Poi finalmente il trasferimento dagli zii, in Molise. “Superate le ultime difficoltà a fine mese Antonio arriva nel paese di sua nonna e subito dopo comincia a frequentare la Prima Media. In queste poche righe vogliamo dire grazie ai familiari di Antonio, alle istituzioni locali, alla scuola e a tutta la comunità di Jelsi per aver aperto le braccia e messo in pratica gli insegnamenti di Giuseppe Tedeschi. Un esempio di Luce come la Festa cristiana che si celebra oggi. Grazie Jelsi”.

Il messaggio dell’associazione arriva proprio nel 45esimo anniversario dell’uccisione in Argentina di padre Antonio Tedeschi che ricorreva ieri 2 febbraio.

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