L'intervista

L’esperto Stuppia: “In Abruzzo metà contagi da variante inglese. BassoMolise? Con numeri così alti è possibile”

Il direttore del laboratorio di genetica molecolare Test Covid 19 dell’Università “Gabriele D’Annunzio”: “La spiegazione della crescita dei positivi potrebbe essere attribuita alla variante, come già accaduto in Abruzzo nella zona di Pescara e Chieti. Non ci sono prove che sia più aggressiva e saranno i clinici a dirlo, ma sicuramente è più infettiva e per questo bisogna rispettare in maniera scrupolosa le regole anti-contagio”.

Nella zona compresa tra Pescara e Chieti la variante inglese ormai è talmente diffusa che circa la metà dei positivi riscontrati da tampone molecolare la presentano. D’altronde l’Abruzzo è la regione che è partita prima di molte altre nella identificazione e nella caratterizzazione della variante. Merito anche del professore Liborio Stuppia, direttore del laboratorio di Genetica molecolare – Test Covid-19 dell’Università “D’Annunzio”, che il 22 dicembre scorso ha segnalato per la prima volta nell’area di riferimento la variante inglese.

Se l’Istituto Zooprofilattico di Teramo ha individuato che il focolaio di Guardiagrele era stato favorito dalla variante inglese, il laboratorio del Prof Stuppia ha scoperto, nelle stesse ore, la medesima variante all’interno del penitenziario di Lanciano. Qualche giorno più tardi, il 26 dicembre, sono stati individuati anche altri casi sporadici sul territorio. Da lì in poi – ricostruisce l’esperto rispondendo a Primonumero.it – è stato un crescendo. Stimiamo che il 50% dei casi di coronavirus emersi a Pescara e Chieti negli ultimi giorni sia dovuto alla variante inglese, che sta circolando rapidamente sul territorio. Potrebbe essere questa la spiegazione della crescita dei numeri”.

E potrebbe valere anche per il Basso Molise, dove proprio alla luce dei numeri il sospetto che si sia in presenza di una mutazione a maggiore trasmissibilità è quasi una certezza. Gli ultimi dati, riferiti al bollettino Asrem di ieri 9 febbraio, sono inquietanti: su 994 test Covid, i positivi sono 144 positivi e oltre  il 70% arriva dai comuni della cosiddetta Zona Rossa.

Nell’attesa dei risultati sui campioni inviati all’Izs dalla Asrem, abbiamo chiesto chiarimenti all’esperto di genetica, che con la Regione Abruzzo ha aderito al Consorzio Nazionale che sta tracciando la prevalenza sul territorio italiano. “Impossibile al momento stabilire se la situazione che si registra per il Basso Abruzzo sia analoga a quella del Basso Molise, ma gli elevati numeri di nuovi casi concentrati in un lasso temporale circoscritto lascia ipotizzare che la variante sia in circolazione anche lì”.

Al momento non ci sono indicatori certi che ci sia la variante. Ma nemmeno che essa non circoli.

“Infatti, anche perché in molte regioni fra cui il Molise le varianti non sono state ancora indagate”.

In caso fossimo in presenza di una variante, verosimilmente quella inglese, dovremmo cambiare ulteriormente le misure anti contagio?

“Le misure restano le stesse, quelle sulle quali gli scienziati insistono dall’inizio. La presenza della variante semmai serve a ribadire la necessità di rispettare pienamente le regole. Dunque non cambiarle, ma rispettarle”.

 

Ritiene che ci sia una sottovalutazione del rischio?

“E’ una sensazione fondata. Se appena una zona diventa gialla si decide di andare in massa a mangiare al ristorante, beh, questa io la definisco una sottovalutazione del rischio. Se la mascherina diventa un optional in determinate situazioni, anche questa è una sottovalutazione del rischio”.

In che cosa si differenzia la variante inglese rispetto al virus Sars COV 2?

“Il virus ha un genoma molto semplice e tra i pochi geni ce n’è uno che produce la proteina spike, quella che riveste il virus. Alla luce dei numeri che si traducono in tamponi analizzati in laboratorio, posso supporre che sia più infettiva, nel senso che sia una mutazione che si trasmette a maggiore velocità”.

Ed è anche più aggressiva? Cioè è più deleteria, più pericolosa?

“Dovranno essere i clinici a stabilirlo, riscontrando la percentuale di diagnosi da variante che sfociano in malattia conclamata e addirittura decessi sulla base del numero di persone che hanno contratto la variante. Da ricercatore quale sono io posso dire una cosa: la storia dei virus ci racconta che il virus muta per caso, e muta per garantire le possibilità di sopravvivenza del virus stesso. Una mutazione che aumenta la capacità di infettare è vantaggiosa per il virus, mentre una mutazione che aumenta la capacità aggressiva è nociva per il virus perché se muore l’ospite muore anche il virus. Ora, questo è valido in linea generale, non abbiamo riscontri scientifici sul comportamento delle varianti perché non siamo ancora in possesso di grandi numeri. E le conclusioni scientifiche vanno tratte sui grandi numeri, non certo sul singolo caso”.

Una variante può prendere il sopravvento sul virus originale?

“Anche qui diciamo che in linea teorica è così. Sto riscontrando per esempio, in Abruzzo, che in progressione la variante aumenta sempre di più e sta spazzando via la forma originale”.

Professore, per quanto riguarda il vaccino possiamo sentirci tranquilli sul fatto che sia efficace anche contro la variante inglese?

“Troppo presto per trarre conclusioni, perché la seconda vaccinazione – quella che restituisce l’immunità – è cominciata fondamentalmente da poche settimane. Girerei la domanda in un altro modo. E cioè: possibile che alcuni casi di infezione su soggetti che si sono già ammalati da covid possono essere dovuti a queste varianti? Se la risposta sarà sì, allora ci sarà da preoccuparsi e correre ai ripari”.

Questi casi di reinfezione sono frequenti?

“Ne stiamo vedendo molti, sì”.

Ci sono anche diversi casi di persone diventate positive dopo la somministrazione del vaccino.

“Anche qui la spiegazione può essere duplice: o si tratta di una risposta del sistema immunitario dopo la prima dose, fotografata dal tampone proprio nel momento in cui il virus ha incrociato l’organismo, oppure qualcuno, magari in buona fede, ha ritenuto di allentare le misure e abbassare la mascherina dopo aver ricevuto la prima dose e si è infettato. Questo ci fa comprendere la necessità di rispettare scrupolosamente le misure anti-contagio. Siamo in presenza di un virus che viaggia velocissimo, al quale per la prima volta nella storia delle pandemie cerchiamo di tenere testa con pari velocità. La cautela è essenziale, pertanto. Sicuramente anche quando la stragrande maggioranza sarà vaccinata non potremo abbassare la guardia. Serve molto tempo per l’immunità di gregge”.

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Il responso
Arriva la conferma: la variante inglese del virus circola in tutta la regione. Al vaglio il Molise Zona Rossa
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