L'allarme dei medici

Pronto Soccorso di Isernia e Termoli, la resistenza dei medici è allo stremo. Ancora un decesso al S. Timoteo: era in attesa di un letto al Cardarelli

La donna è deceduta stanotte nella Medicina d’Urgenza del San Timoteo. Segue di pochi giorni la morte di un 82enne di San Martino, anche lui paziente Covid, anche lui in attesa che si liberasse un posto al Cardarelli. I due ospedali periferici del Molise sono diventati, loro malgrado, ospedali dove si tratta il Covid, grazie alla resistenza di medici e infermieri che stanno combattendo una battaglia difficile e solitaria. Il personale del Pronto Soccorso del Veneziale lancia un allarme: “Si hanno segnali che ci avviamo verso una terza ondata pandemica covid. La struttura di riferimento di Campobasso è intasata e non riesce più ad accettare tutti i pazienti covid. Siamo allo stremo, noi non riusciamo più a reggere”.

Avere un posto letto al Cardarelli, l’ospedale centro Hub per trattare il covid in Molise (l’unico sulla carta dove possono essere ricoverati i pazienti con complicanze da coronavirus), è sempre più difficile. A volte è impossibile. Il reparto di Malattie infettive è al completo ormai da giorni e giorni, i posti si liberano con le dimissioni – che però non sono scontate e sono meno frequenti dei nuovi ricoveri – oppure – terribile da dire ma purtroppo vero – quando muore qualcuno. Così succede che i pazienti che arrivano al Pronto soccorso di Termoli e Isernia (dove i medici li accolgono perché non si sottraggono al loro dovere di salvare le vite e ce la stanno mettendo tutta per fronteggiare, con pochissimi mezzi e risorse umane limitatissime, l’ondata che ha travolto il Molise), debbano aspettare giorni prima di poter essere trasferiti a Campobasso. Non sempre si fa in tempo.

Stanotte al San Timoteo di Termoli è morta una donna che aveva una forma grave di covid. Anche lei era in attesa di essere trasferita, come già accaduto l’altro giorno con l’82enne di San Martino in Pensilis. Un decesso, questo, che la Asrem non ha considerato nel bollettino quotidiano. Ma non ci sono dubbi che sia un decesso legato al virus, per quanto avvenuto nell’ospedale di Termoli. Così come altri decessi sono avvenuti in casa e non sono stati (ancora) considerati dall’azienda sanitaria. Questa è la ragione per la quale l’elenco delle vittime che Primonumero continua a pubblicare ha numeri diversi dall’elenco ufficiale. A oggi, 12 febbraio, le vittime effettive sono almeno 315.

Pre triage al San Timoteo

Dire pertanto che al Cardarelli mancano posti per pazienti covid non è allarmismo, bensì un dato di fatto che non si può ignorare, soprattutto quando si valuta che in questo momento il livello di rischio è causato proprio dalla carenza di posti letto e di medici. Il fatto che il personale sia insufficiente rispetto alle reali necessità di una regione che sta provando ad arginare lo tsunami di questi ultimi mesi non è certo il segreto di Pulcinella. Così come non è più un mistero che il Veneziale di Isernia e il San Timoteo di Termoli siano, nei fatti, ospedali che trattano i casi covid, anche se i moduli prefabbricati non sono pronti e anche se nessun rinforzo è stato dato ai medici e agli infermieri che stanno lavorando in condizioni praticamente disperate.

La certificazione del disastro arriva dal Pronto soccorso del Veneziale con una lettera – che è anche una denuncia, oltre che un grido d’aiuto – sottoscritta dal personale in servizio. “Ci avviamo verso una terza ondata pandemica covid. La struttura di riferimento di Campobasso è intasata e non riesce più ad accettare tutti i pazienti covid”.

Lo dicono gli stessi medici, che quando chiamano Campobasso per i trasferimenti covid si sentono rispondere: “Ora non è possibile”, “Non c’è posto”, “Vediamo domattina”.

“Siamo stati costretti a riattivare la nostra area covid – il racconto dei dottori -. In quell’area non dovremmo avere i pazienti degenti ma solo sospetti covid che, una volta individuati come tali, devono essere trasferiti nel centro di riferimento (cioè il Cardarelli di Campobasso, ndr). Tuttavia vista la situazione attuale, siamo costretti a trattenerli nei nostri locali. Abbiamo creato zone filtro (aria covid e area grigia) – si legge ancora nella nota – che hanno funzionato almeno fino ad ora, nell’evitare che si determinasse un inquinamento dell’ospedale. Non abbiamo avuto cluster significativi nella struttura ospedaliera ma solo sporadici casi subito individuati e circoscritti. Tutto questo è stato fatto con un personale ridotto all’osso”.

ospedale isernia veneziale

A Isernia gli infermieri sono passati da 22 del 2016 ai 18 attuali. Il personale medico è passato da 11 del 2016 ai 6 attuali, due dei quali (65 e 67 anni) in odore di pensione e un terzo che andrà in pensione il 31 maggio. Al San Timoteo stanno, se possibile, anche peggio. Ed è in queste condizioni che si devono tenere aperti i Pronto soccorso, quello di Isernia e Agnone e quello del San Timoteo.

I malati covid stazionano a Termoli e Isernia anche per giorni. Il fatto che abbiano il virus, e ora probabilmente hanno la variante inglese del virus, implica che una parte del personale sia distaccato in quell’area e sottratto alla normale assistenza. Con l’aggravante che l’ospedale di Campobasso è defunzionalizzato per il covid per cui, aggiungono i dottori, “abbiamo sempre più difficoltà nella gestione di molti pazienti. È difficile reperire personale medico per le scellerate politiche attuate a livello nazionale negli ultimi anni, certo, ma in Molise lo è ancora di più visto il degrado del nostro sistema sanitario regionale”.

Inoltre  mancano i direttori sanitari, il personale in servizio a Termoli e a Isernia non ha sul posto un referente che possa fungere da filtro tra gli operativi e l’amministrazione centrale. “Dalla dirigenza aziendale non abbiamo avuto risposte e non potendo procedere ad alcuna azione di protesta per la pandemia in atto non possiamo fare altro che denunciare pubblicamente questa situazione prima che si verifichi il collasso definitivo del sistema”.

Le condizioni di lavoro in cui versa il personale del Pronto Soccorso dell’Ospedale Veneziale nonché quello del San Timoteo di Termoli è stato comunicato più volte ai vertici. “Condizioni drammatiche, personale allo stremo” aggiunge il dottor Pastore, rimario del Ps del Veneziale. “Abbiamo fatto anche proposte, almeno per alleviare una situazione di disagio che ormai è arrivata a un punto limite”. Si naviga a vista, e una soluzione non si intravede all’orizzonte.

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