Probabile scissione

Il M5S molisano in Parlamento si sfalda: dopo Ortis anche Testamento vota No a Draghi e sarà espulsa

Resterà solo Antonio Federico a rappresentare il Movimento Cinque Stelle per il Molise fra i parlamentari. Dopo l’addio del senatore Di Marzio, ormai diverso tempo fa, i due grillini saranno cacciati dal partito. Probabili ricadute anche sul territorio in caso di nuova forza politica

Il Movimento Cinque Stelle molisano si sfalda in Parlamento. Eletti in quattro ormai tre anni fa, rimane ora soltanto Antonio Federico a rappresentare i grillini della nostra regione a Montecitorio. La sua collega Rosa Alba Testamento ieri sera ha votato No alla fiducia al Governo Draghi, contraddicendo le indicazioni del partito e della base che su Rousseau aveva dato l’ok al nuovo Esecutivo. Così come il senatore Fabrizio Ortis 24 ore prima a Palazzo Madama. Per lui e per altri 14 senatori è stata annunciata l’espulsione e si attende un provvedimento identico per i 16 deputati che hanno detto No a Draghi.

Le regole del M5S infatti sono queste. Chi vota contrariamente a quanto deciso viene fatto fuori senza tanti complimenti. D’altronde i numeri per comporre dei nuovi gruppi parlamentari ci sono tutti: 15 senatori e 16 deputati, senza contare i tanti che hanno preferito uscire dall’aula e che probabilmente sono anche loro fra i cosiddetti frondisti.

rosa alba testamento camera

“Il governo Conte non è caduto per crisi politica o per inadeguatezza, ma per un complotto, ordito da forze interne ed esterne al Parlamento, di cui Renzi è stato solo il finalizzatore. Bisognava in un colpo solo rendere il M5S ininfluente nel governo e liberarsi di un Presidente del Consiglio che dava fastidio – afferma ora Rosa Alba Testamento -, per la sua preparazione, per i continui attestati di stima e affetto ricevuti dagli italiani, per l’amore che ha dimostrato fin dall’inizio del suo mandato per il nostro Paese.

A questo Governo non siamo necessari, al contrario di quello che si vuol far credere, e la dimostrazione ce l’ha data il Presidente del Consiglio Draghi con la composizione dei Ministeri”.

Per Testamento il suo voto è stato un atto di coerenza politica. “Dare la fiducia a questo Governo significa dire ai cittadini italiani che i privilegi non si possono abbattere, che i “dinosauri” della politica avranno sempre la meglio, che il processo di privatizzazione della sanità pubblica non sarà fermato, che la giustizia non è uguale per tutti e il lavoro sarà una gentile concessione per la quale non bisogna avanzare pretese, stiamo dicendo che il Sud è destinato a rimanere nel suo stato di sofferenza e inefficienza e che il suo destino sarà  quello di continuare ad essere mercato interno per il nord, che anche per questo mantiene alta la sua produttività. Per questi motivi sentendomi in coscienza pienamente aderente ai valori e principi del Movimento Cinque Stelle, oltre che fedele al mandato ricevuto nel 2018, non ho dato la fiducia al Governo Draghi“.

Si va quindi verso la scissione di un partito che è conflittuale da anni. In Molise per altro, la rappresentanza parlamentare ha perso un pezzo quasi subito. Il senatore Luigi Di Marzio è passato al Gruppo Misto da tempo e si è fatto notare più per la mancata restituzione di parte dello stipendio, come da regola del M5S che per il lavoro svolto a Palazzo Madama.

Adesso Ortis e Testamento potrebbero seguire le orme di Alessandro Di Battista, da sempre contrario a questa alleanza di Governo e deciso a restare all’opposizione, pur non essendo di fatto in Parlamento.

La possibile nascita di un nuovo gruppo parlamentare o addirittura di una nuova formazione politica potrebbe avere grosse ripercussioni anche nella nostra regione. A cominciare dal gruppo in Consiglio regionale, composto da sei esponenti di opposizione, fra i quali le distinzioni e le differenze sono evidenti sin dalle elezioni regionali 2018 nelle quali il M5S fallì la conquista della Regione, nonostante fosse favorito alla vigilia.

E a cascata ripercussioni potrebbero esserci a Campobasso, città a guida M5S col sindaco Roberto Gravina. Non resta che attendere e capire cosa succederà. Il Governo Draghi appare oggi come una sorta di acceleratore degli eventi.

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