Invertire rotta

Giornate di fermo pesca raddoppiate, comparto marittimo molisano sul ‘piede di guerra’

Con la pubblicazione del 10.02.2021 del Decreto del MIPAAF  n. 8941 recante “Disposizioni in materia di gestione dell’attività di pesca esercitata mediante l’utilizzo di attrezzi trainanti per l’anno 2021” si è raggiunto davvero l’inverosimile. Non solo non c’è la seria possibilità che il fermo pesca non venga pagato minimamente ma le giornate di fermo della pesca a strascico vengono in molti casi più che raddoppiate rispetto gli anni precedenti.

Se consideriamo il Compartimento Marittimo molisano, le nostre imprese oltre a dover fare un mese di fermo continuativo (presumibilmente nello stesso periodo dello scorso anno) dovranno effettuare ulteriori 30 giornate di fermo pesca nell’arco dell’anno (39 per le imbarcazioni superiori ai 24 metri).

Un’assurdità che è frutto di una palese incapacità di chi ci governa di avere una visione reale della situazione della pesca italiana e questa miopia comprovata è dovuta a due fattori indiscutibili:

1) dall’utilizzo di dati vecchi e obsoleti che non tengono conto della reale situazione italiana! Non è stata opportunamente considerata la riduzione dello sforzo di pesca scaturita dalla demolizione di centinaia di pescherecci negli ultimi due anni. Non sono state considerate le giornate di pesca perse lo scorso anno a causa della pandemia COVID19!;

2) da una “Governance nazionale autoritaria”: le decisioni vengono prese direttamente dal Direttore Generale che non attua più, come avveniva in passato, un dialogo preventivo con tutte le associazioni di categoria prima di emanare provvedimenti.

 

Non potrà esserci davvero futuro per la pesca, per i pescatori e tutte le loro famiglie, se non si capirà di dover invertire la rotta. Basso Cannarsa, coordinatore regionale Federpesca, ha indicato alla sede nazionale che occorre urgentemente:

– che la D.G. Pesca favorisca una concertazione dal basso nella fase preliminare di stesura dei decreti attuativi coinvolgendo gli operatori della pesca (approccio “bottom up”) scongiurando una volta per tutte le imposizioni “dittatoriali” dall’alto che provocano danni irreparabili al sistema produttivo e sociale;

– riorganizzare un osservatorio della pesca permanente che lavori a stretto contatto con i pescatori dei vari territori per fornire costantemente alle autorità di gestione una fotografia “reale ed affidabile” dello stato della pesca nazionale. Solo chi vive di pesca e trascorre in mare la sua vita può essere di vero aiuto a chi governa il settore della pesca.

 

Le marinerie italiane sono in fermento e stanno valutando se intraprendere azioni legali per impugnare il decreto.

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