Numeri e sensazioni

Esami a distanza e depressione: il libro-ricerca sulla vita degli studenti universitari durante il lockdown

I risultati dell'indagine sono stati raccolti in un volume dal titolo ‘Sotto Esame. La vita degli studenti universitari al tempo del Covid-19’, curato da Giuseppe Monteduro (Unimol). Al lavoro hanno partecipato sei ricercatori, tra i quali Livia Petti, ricercatrice in Didattica e Pedagogia Speciale presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione dell’Università degli Studi del Molise. Al questionario hanno risposto in 16mila.

Esami a distanza, lezioni in remoto, fragilità, pensieri, socialità azzerata. Forse lo si dà un po’ per scontato, ma il mondo universitario ha avuto i suoi problemi e ha sperimentato nuove forme di apprendimento nel corso di questo ultimo anno. Il primo di epoca covid, speriamo anche l’ultimo, ma questo sarà più difficile. Qui si parla di una indagine di ricerca condotta su scala nazionale dagli inizi di maggio al mese di luglio che si è posta un obiettivo principe: raccontare con dati empirici la condizione universitaria durante il primo lockdown.

Un mondo enorme, variegato, descritto in modo abbastanza approfondito grazie a questionari online che poi sono stati raccolti e messi insieme nel lavoro di ricerca dal titolo ‘La vita degli studenti universitari al tempo del Covid-19’. Sono emersi gli aspetti e la condizione di vita universitaria durante il primo lockdown, ovvero la fase 1 dell’emergenza sanitaria.

Ma chi si è preso la briga di andare a scavare nei meandri dei micromondi degli studenti? Sei ricercatori, giovani, naturalmente universitari. Due lavorano all’Università degli studi del Molise. Eccoli qua: Giuseppe Monteduro e Livia Petti di Unimol, Sara Nanetti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Davide Ruggieri dell’Università di Bologna, Michele Bertani dell’Università di Verona e Matteo Moscatelli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Un mix reso possibile all’interno di un progetto di ricerca del prof Fabio Ferrucci (direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione dell’Università degli Studi del Molise).

Il curatore del libro, Giuseppe Monteduro, è dottore di ricerca in Sociologia all’Università di Bologna e attualmente professore a contratto di Sociologia della Salute presso l’Università degli Studi del Molise. Livia Petti è ricercatrice in Didattica e Pedagogia Speciale presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione dell’Università degli Studi del Molise e insegna Didattica e metodologie interattive e Didattica dell’inclusione nel corso di laurea di Scienze della Formazione Primaria. Svolge attività di formazione e ricerca sulla formazione degli insegnanti, la didattica online e la Media Education.

Fondamentale era la risposta da parte degli attori principali, gli studenti appunto. E bisogna dire che l’iniziativa è stata accolta con partecipazione: oltre 16mila hanno risposto al questionario, dunque un campione indicativo. Anche perché l’indagine voleva acquisire dati non soltanto sulla didattica ma più in generale sulla condizione degli stessi studenti universitari, cercando di comprenderne le opinioni e le considerazioni, in particolar modo di quelli che vivono, nelle diverse e varie forme, situazioni di maggiore fragilità e vulnerabilità, come gli studenti con disabilità.

Quali gli aspetti più importanti emersi? Beh, innanzitutto che – e non si tratta di notizie buone – uno studente su dieci non ha un device o la rete internet fissa, mentre due su dieci non avevano durante la chiusura totale del Paese uno spazio abitativo adeguato. L’approfondimento rivela anche che uno su tre si è “sentito depresso”, oltre il 30 percento dunque. Per molti tornare in presenza è la via preferenziale (42%), per altri (20%) meglio la didattica a distanza (perché lavoratori, già genitori, distanti dalla sede accademica).

Per gli studenti con disabilità la didattica a distanza si è rivelata una importante opportunità (coloro che frequentano poco gli spazi accademici), per altri (frequentatori assidui) la didattica a distanza, se non correttamente integrata con la vita comunitaria accademica, rappresenta un rischio che può portare ad una perdita del proprio circuito relazionale ‘tra pari’.

I risultati della ricerca sono stati raccolti in un volume dal titolo Sotto Esame. La vita degli studenti universitari al tempo del Covid-19’, curato da Giuseppe Monteduro (Unimol) ed edito per Erickson, con la presentazione del prof Gaetano Manfredi, già Ministro dell’Università e della Ricerca, e la postfazione di Luigi Leone Chiapparino, presidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Il gruppo di ricerca è al lavoro per la seconda edizione dell’indagine che sarà avviata nelle prossime settimane.

La ricerca fa venire a galla l’importanza che l’istituzione universitaria ha non solo in termini strettamente funzionali, per la sussistenza degli alti sottosistemi (economici e produttivi), ma anche per la formazione dell’identità personale dei soggetti e, insieme a questa, del più esteso contesto sociale.

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