Tornano a chiedere di fare il vaccino perché sono una categoria a rischio, ma stavolta accompagnano l’istanza con una raccolta firme già depositata presso uno studio medico, determinati a ricorrere alle vie legali se ancora una volta non avranno risposte. Sono i dentisti del Molise, medici chirurghi e odontoiatri che operano sul territorio regionale esposti- sostengono – come nessun’altra categoria di lavoratori ai rischi di contagio attivo e passivo nel corso di questa grave pandemia durante l’esercizio della propria professione.
Hanno già presentato richieste specifiche per fare il vaccino senza avere alcuna risposta e ora tornano a sollecitare Regione e Asrem per una modifica del piano di vaccinazione. “Vogliamo essere sottoposti col nostro personale di studio alle vaccinazioni così come fatto per altri operatori sanitari in servizio negli ospedali pubblici e privati convenzionati, nei poliambulatori, nelle Rsa”.
Il piano vaccinale è stato esteso – giustamente, sottolineano – a tutti gli operatori della sanità “non per una questione di privilegio ma per una questione afferente alla salute pubblica”. E dunque il piano deve essere riprogrammato, sostengono Vincenzo Centritto e Gennaro Barone, portavoce della categoria, “portando a termine le vaccinazioni per tutta la platea del personale sanitario che, se deve tutelare la salute altrui, in primis deve essere a sua volta tutelato con tutti i mezzi disponibili”.
Una richiesta legittima, inoltrata da tempo, che ora però rischia di modificare ulteriormente il calendario e allungare ancora di più i tempi per la conclusione della fase 1 con il vaccino destinato agli over 80 proprio perchè non è stata prevista nella programmazione iniziale.
Medici senza vaccini: “Liberi professionisti discriminati, lasciamo il tavolo dell’unità di crisi”
L’ordine professionale medici chirurghi e odontoiatri per protesta era già uscito dall’unità di crisi per la pandemia istituita lo scorso anno da Donato Toma. “Non intendiamo aspettare i soliti tempi biblici per avere una risposta e ci riserviamo se necessario di utilizzare tutti i mezzi previsti da una democrazia vera e non di facciata per aggiungere quanto richiesto. Questo perché – concludono – è in gioco seriamente non solo la vita del personale sanitario ma anche quella dei pazienti assistiti”.
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