Disasro covid

8 pazienti gravi al San Timoteo e altri 4 in attesa nell’area grigia, ma a Campobasso non c’è un posto. Pieni anche gli ospedali abruzzesi

Una situazione di altissima criticità oggi, domenica, nel nosocomio di Termoli dove i (pochi) medici sono allo stremo. Sono 8 i malati Covid che hanno bisogno di un posto letto a Campobasso, ma dal Cardarelli alzano le mani: "Non c'è più posto". Ci sono altri 4 pazienti, anche loro arrivati dai comuni di Termoli e Campomarino, che devono essere visitati. Al completo anche gli ospedali abruzzesi. Mai, come in queste ore, pesano come macigni i ritardi nella realizzazione del Covid Hospital e nell'assunzione di altri medici. Quelli che ci sono non sanno più come fronteggiare lo tsunami.

Mai come in queste ore l’emergenza ospedali ha toccato il fondo. Un dato, su tutti: a Termoli ci sono 8 pazienti positivi al virus che hanno bisogno di cure ospedaliere e altri quattro sono in attesa, nella cosiddetta area grigia. 12 in tutto, per i quali è urgente – questione di sopravvivenza – trovare posti letto. Ma il Cardarelli di Campobasso, al di là delle garanzie che continuano a rilanciare i vertici Asrem e la regione Molise, non ha posto. Difatti questa mattina il nosocomio del capoluogo ha ricoverato altre tre persone provenienti dalle aree limitrofe esaurendo, di fatto, la disponibilità. Nessuno dei pazienti bassomolisani, arrivati da Termoli e Campomarino – dove l’escalation di contagi moltiplica i casi con grave sintomatologia – è stato trasferito a Campobasso. “Bisogna aspettare” la risposta dell’ospedale.

Nel frattempo la rete Cross (Centrale remota operazioni soccorso sanitario), che secondo la garanzia offerta qualche giorno fa darebbe la disponibilità di terapie intensive in tutta Italia, non è partita. I privati accreditati stanno contribuendo, al momento, solo con 10 posti messi a disposizione dalla Cattolica, che sono già al completo.

Sono saturi anche gli ospedali di Vasto, Chieti e il covid Hospital di Pescara, il più grande. E’ la certificazione di un disastro annunciato, accelerato purtroppo dall’esplosione di casi in Basso Molise. I medici in servizio al San Timoteo, che finora hanno fronteggiato con coraggio e dedizione una emergenza all’interno di un ospedale che sulla carta non deve essere (come le autorità hanno sempre ribadito) ospedale covid, non sanno più come fare. La situazione reale è che il san Timoteo è un ospedale dove si cerca di curare il covid senza risorse umane e senza mezzi. Se si dovessero aspettare i tempi necessari ai trasferimenti a Campobasso, d’altronde, la gente morirebbe.

Impotenza, rabbia, frustrazione: con questo stato d’animo si lavora nei due presidi periferici molisani, a Termoli e Isernia. L’altro giorno era arrivato il grido dei medici del Pronto Soccorso del Veneziale, che hanno denunciato l’impossibilità ad andare avanti in queste condizioni.

Pronto Soccorso di Isernia e Termoli, la resistenza dei medici è allo stremo. Ancora un decesso al S. Timoteo: era in attesa di un letto al Cardarelli

Non è accaduto nulla. Come non è accaduto nulla dopo la lettera inoltrata venerdì pomeriggio da tutti i sindaci del distretto sanitario compreso nell’area bassomolisana (Zona Rossa) con la quale è stato chiesto al Governatore Toma, al Dg Asrem Florenzano e agli altri vertici sanitari di attivarsi “subito, immediatamente” con rinforzi e un potenziamento di posti e medici “perché la situazione è insostenibile” e il diritto alla cura viene seriamente compromesso.

I sindaci della Zona Rossa chiedono rinforzi alla Regione e alla Asrem: “Situazione gravissima, intervenire non è più procrastinabile”

 

Altrove queste scene si sono verificate nello scorso marzo o aprile. Il fatto che si verifichino oggi in Molise è una inequivocabile dimostrazione di scelte gestionali non efficaci e di ritardi, soprattutto, imperdonabili.
Oggi a Termoli la situazione è drammatica, e la responsabilità non è certo dei dottori che, al contrario, stanno facendo anche oltre quanto è in loro potere per salvare vite umane. Dei sei medici in servizio al San Timoteo uno è stato richiamato a Campobasso alcuni giorni fa. Tra non molto se ne andrà un altro. Impossibile garantire una turnazione dignitosa all’interno di un reparto che ormai è preso d’assalto da persone con crisi respiratorie, febbre, tosse, bisogno d’ossigeno con ventilazione assistita perché il trattamento domiciliare delle bombole non basta e ristabilire livelli di saturazione adeguati.

Il San Timoteo di Termoli non ha una terapia intensiva covid. I prefabbricati annunciati da mesi da montare nel piazzale esterno per garantire quattro stanze dedicate al covid non sono nemmeno iniziati. L’ospedale covid nell’ex Hospice del Cardarelli idem: i lavori sono in altissimo mare. Non si riesce a comprendere come mai, con questi numeri e soprattutto con questa necessità di posti letto nel momento peggiore della epidemia, il Molise resti regione segnata dal colore giallo.

Intanto è in corso una interlocuzione disperata  con tutti i presidi sanitari nel raggio di 100 chilometri per trovare un posto ai degenti che hanno riempito la Medicina d’Urgenza del San Timoteo.

 

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