La terza ondata

Terapie Intensive sopra la “soglia critica” e convenzioni coi privati mai attivate

Il documento al vaglio degli scienziati vede la Rianimazione in Molise verso la saturazione, anche perchè non sono mai state attivate le convenzioni coi privati che avrebbero messo a disposizione posti supplementari. Il Comitato San Timoteo chiede un piano per salvare il Molise con l'impegno dei parlamentari sul governo e un decreto sulla scorta del Decreto Calabria per una regione in deficit.

L’epidemia “si trova in una fase delicata, che sembra preludere a un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane qualora non venissero definite e implementate misure di mitigazione più stringenti”. Questa è la posizione degli scienziati, e non è un caso se l’Istituto Superiore di Sanità suggerisce di modificare la procedura per l’ingresso nella fascia rossa quando i nuovi casi di contagio su 100mila abitanti sfondano quota 250 in una settimana.

Il documento, al vaglio del comitato tecnico scientifico e oggi pubblicato da Il Corriere della Sera, tiene conto di una serie di parametri tra i quali capienza e reale occupazione dei due reparti chiave nella gestione dell’emergenza da covid-19, ovvero la terapia intensiva e l’area medica più generale, che coincide con le malattie infettive allargate.

Per quanto riguarda il Molise l’incidenza media per 100mila abitanti si attesta su 241 casi in 7 giorni. Ben lontano dai 400 casi del Veneto o addirittura dai 522 casi della Lombardia, ma abbastanza elevata da non permettere di abbassare la guardia.

Soglia casi e terapia intensiva

Nel documento all’attenzione degli esperti il vero problema del Molise tuttavia è un altro: l’occupazione delle Terapie Intensive, che ha abbondantemente superato la soglia critica. Dei posti letto disponibili, considerando le postazioni presenti al Cardarelli di Campobasso alle quali si sono aggiunte anche quelle del blocco operatorio, e considerando anche le terapie Intensive di Termoli e di Isernia (7 complessivamente nei due ospedali periferici) risulta occupato il 38% del totale. La soglia supera abbondantemente il 30% ritenuto tetto critico, a differenza dell’occupazione in area medica che in Molise si attesta sul 30% (la soglia critica è del 40%). Inoltre – va ricordato – l’attivazione di posti letto sia in Intensiva che in degenza ordinaria presso le 5 strutture private inizialmente indicate e comunicate a Roma non è mai avvenuta. Le convenzioni con Neuromed, Cattolica, Villa Santa Maria eccetera non sono mai state perfezionate: la Asem e la Regione Molise hanno evitato di “disturbare” i privati convenzionati, che in questa situazione continuano in tutta tranquillità a seguire i loro affari e i loro pazienti senza le rogne di percorsi separati imposti dalla gestione covid.

Intanto il comitato San Timoteo di Termoli torna a chiedere un impegno per salvare il Molise, dove la gestione della emergenza fa acqua da tutte le parti come ha dimostrato l’ultimo caso, in ordine di tempo, del Cardarelli. Qui il cluster che si è allargato all’interno del reparto di Medicina e Chirurgia, al momento chiuso ai ricoveri ordinari, ha riproposto in maniera forte il tema dell’ospedale misto e della sicurezza, specie dopo che alcune persone si sono contagiate in seguito al ricovero ospedaliero (una è anche deceduta).

Il portavoce del comitato San Timoteo Nicola Felice sollecita i parlamentari molisani affinché chiedano al Governo un decreto legge simile a al Decreto Calabria bis, con il quale alla Regione Calabria è stato assegnato un fondo triennale di 180 milioni di euro.

“Mentre da più parti si preannuncia una terza ondata del Covid, oggi ancora alle prese con la seconda ondata, si registra la chiusura del reparto di Chirurgia all’ospedale Cardarelli a seguito di oltre trenta soggetti, tra ricoverati e personale sanitario, positivi al Covid. Decisione presa inevitabilmente dalla dirigenza sanitaria che comporta non poter eseguire ricoveri e interventi programmati nell’unico ospedale per le cure tempo-dipendenti.

Nello stesso tempo si continuano a registrare inefficienze delle scelte fatte e gravi responsabilità dei dirigenti preposti alla guida del servizio sanitario regionale.

Interventi, nella quasi totalità, di nostri rappresentanti politici, nazionali e locali, appartenenti a forze politiche molisane in opposizione al governo  regionale. In ultimo è giunto quello del Senatore Fabrizio Ortis, che pensa di risolvere i problemi telefonando al Ministro Speranza”.

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Nicola Felice continua: “Anche questi interventi hanno una loro utilità alla causa, sono necessari ma continuano a risultare insufficienti fin quando gli stessi politici, partiti e movimenti, presenti e sostenitori del governo nazionale, non rappresentano con la massima determinazione le stesse esternazioni nelle sedi opportune: Parlamento e Governo.

Da tempo si attendono da” lorsignori”, più volte sollecitati, azioni concrete con richieste al governo di atti che portano a risolvere definitivamente le criticità del servizio sanitario regionale,  ancora  presenti nonostante i vari Commissari, tecnici e politici  nominati dal Governo centrale negli ultimi 13 anni.

E’ acclarato che nonostante i tagli di spesa praticati negli anni passati dai vari commissari designati dal Governo centrale, non si raggiunge ancora l’equilibrio gestionale e si continua a produrre un deficit strutturale di oltre 30 milioni per ogni anno.

E’ risaputo che l’intera delegazione parlamentare molisana (due senatori e tre onorevoli) appartengono a partiti e movimenti che fanno parte del governo nazionale, spetta loro in primis assumere l’iniziativa di chiedere al governo un decreto legge simile e con le dovute proporzioni, al decreto Calabria bis, con il quale alla regione Calabria viene assegnato un fondo triennale di 180 milioni di euro. Questo risultato credo sia raggiungibile considerato che le problematiche del Molise sono poco rilevanti rispetto a quelle della regione Calabria, a partire dal debito sanitario molisano ad oggi di 110 milioni di euro contro gli oltre 2 miliardi di euro della Calabria. In tal modo si può accelerare l’uscita dal piano di rientro e dal Commissariamento e riportare la programmazione sanitaria al Consiglio regionale deputato al compito.

Per raggiungere il risultato, l’iniziativa deve essere supportata dall’intera classe dirigente e politica regionale, senza distinzione di colore, ruolo e appartenenza di partito.

E’ tempo di agire da “sportivo”, non da “tifoso”. Ottenendo il risultato non si salva la testa o la poltrona di qualcuno, si salva il Molise e si salvano i molisani”.

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