Portocannone

Si sente male, ma il 118 non può andare a prenderlo. Il giorno dopo muore. La storia di Faisal, 36 anni

La salma rientrerà in Pakistan: se ne sta occupando il Comune di Portocannone, dove il giovane si trovava nei giorni scorsi. Era venuto in Molise dalla Provincia di Vercelli per cercare un lavoro in campagna. Venerdì sera si è sentito male, la zia ha chiamato il 118 ma l’ambulanza non è andata e il trasporto in ospedale non è avvenuto. Sabato Shafqat Faisal è morto.

Se quella di Shafqat Faisal, pachistano di 36 anni morto sabato a Portocannone, sia una storia di malasanità, di negligenze o di errori, non lo sapremo mai. Non c’è alcuna indagine aperta, né ci sono denunce da parte della famiglia. C’è però un fatto: quando venerdì sera il 36enne si è sentito male, accusando vomito e un violentissimo mal di stomaco, non ha potuto beneficiare dei soccorsi sanitari.

“Non possiamo venire, siamo impegnati altrove”: questa la risposta del 118, chiamato per affrontare l’urgenza. Il servizio di pronto intervento medico ha “consigliato” alla zia del giovane, presso la quale era ospite, di rivolgersi alla guardia medica. La sera stessa il medico di guardia è andato a casa, in una abitazione di Portocannone, e ha somministrato una fiala al paziente.

Il giorno dopo, sabato, Shafqat Faisal si è svegliato in una condizione peggiore ancora della sera precedente. Nel giro di poche ore è morto. Forse un infarto, forse altro. Nessuno può dirlo, non c’è una diagnosi, né un referto ospedaliero. Nessuno conosce le ragioni di un decesso improvviso avvenuto in una età così giovane.

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Come tantissimi stranieri che vivono in Italia, Shafqat Faisal ha attraversato l’esistenza da invisibile e l’ha abbandonata nello stesso modo. Era venuto a Portocannone, dove risiede una zia, sperando di trovare un lavoro nelle campagne bassomolisane. Il bracciante era la migliore prospettiva possibile per lui che risiedeva in provincia di Vercelli e lavoricchiava con una ditta colpita pesantemente dalla crisi pandemica. Sognava di avere un’altra possibilità e invece proprio qui ha incrociato la parola fine.

Venerdì 22 gennaio, quando è stata chiamata, l’ambulanza del 118 ha risposto che non poteva recarsi a Portocannone. D’altronde le ambulanze 118 di questi tempi sono precettate per il trasferimento dei pazienti covid al Cardarelli. Il medico di turno nell’ambulatorio ha raggiunto l’abitazione ma non ha potuto fare molto, tranne una iniezione che non ha modificato il decorso dl malore.

Se fosse arrivato in ospedale probabilmente le cose sarebbero andate diversamente, ma anche su questo non ci possono essere certezze. Il dubbio rimane, ed è come una ferita aperta. La salma sarà rimpatriata, se ne sta occupando il Comune di Portocannone. Quando le incombenze burocratiche saranno ultimate – è stata avvertita l’ambasciata pachistana a Roma – i resti di Shafqat Faisal torneranno a casa, in Pakistan.                                            (mv)

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