Vaccini fatti il 27 dicembre: cinquanta. Vaccini fatti nella settimana successiva: zero. È questo l’allarmante dato che persiste in Molise, dove alla prima tornata di vaccinazioni contro il covid-19 a beneficio delle telecamere nel cosiddetto V-day del 27 dicembre scorso, non è è seguita alcuna altra somministrazione. Da lunedì prossimo inizierà la vaccinazione agli operatori sanitari a Campobasso e Termoli, secondo quanto trapela dall’Asrem, ufficializzato in serata.
La nota della Regione Molise e della Asrem arriva alle 20 e 30 di sabato, dopo una giornata in cui si sono susseguiti incontri tecnici sulla campagna di vaccinazione in Molise, soprattutto alla luce dell’emergenza rappresentata dalla carenza di personale. Un problema risolto, sostengono a fine giornata il Governatore Toma e il Direttore Generale Florenzano, “grazie allo spirito di abnegazione di medici e infermieri chiamati a raccolta per partecipare alla vaccinazione”.
In sostanza 2925 dosi consegnate al Molise sono ancora ferme, stoccate al Cardarelli e al San Timoteo. All’ospedale termolese sono state consegnate lo scorso 30 dicembre e da allora controllate a vista da guardie giurate H24 per evitare furti o sabotaggi, senza che ne sia stata toccata nemmeno una confezione.
Che lo stato di avanzamento della somministrazione dei vaccini in Molise non proceda è confermato dal sito del Governo che riporta l’aggiornamento costante delle vaccinazioni nelle varie regioni italiane (totale nazionale oltre 46mila). Il Molise è fermo a 50 – le prime 50 inoculate nel v-day del 27 dicembre – sebbene le dosi consegnate siano in totale 2.975.
Proprio come ieri, il Molise è fermo all’1.7% (dosi somministrate rispetto a quelle consegnate). Ma se ieri c’era una regione ad aver fatto meno di noi (la Sardegna all’1.6%, oggi passata all’1.9%) oggi (il dato è delle 18 di sabato 2 gennaio) le regioni fanalino di coda sono proprio la nostra e l’Abruzzo (con la nostra stessa percentuale, sebbene il numero di vaccini somministrati sia maggiore in termini assoluti). Vanno avanti, insomma, gli altri territori. In totale, alle ore 18 di sabato 2 gennaio, le vaccinazioni hanno raggiunto e superato le 46mila e 500 unità (ieri pomeriggio erano 33mila circa). Tra i territori più virtuosi stacca tutti la Provincia di Trento (34.8%), seguita dal Lazio (21.2%), dalla Provincia di Bolzano (17.3%), Friuli Venezia Giulia (16.3%), Veneto (15.5%).
Arranca, manco a dirlo, gran parte delle regioni meridionali. Ma come mai il Molise resta indietro? Principalmente perché manca il personale adeguato per la somministrazione del vaccino Pfizer. Manca sia personale sanitario che amministrativo, come per altro segnalato nel tavolo regionale Covid dello scorso 30 dicembre.
Per questo l’Asrem con un Avviso pubblico che reca la data del 31 dicembre si è rivolta agli infermieri dipendenti dell’azienda sanitaria regionale per costituire un pool da dedicare alla somministrazione del vaccino anti covid-19. Entro tre giorni da quella data e quindi fino a domenica 3 gennaio, i volontari potranno rispondere all’Avviso.
Attualmente si sa invece che tanto a Campobasso quanto a Termoli tre infermieri e un medico supervisore hanno dato disponibilità. Le vaccinazioni saranno eseguite in ambito protetto vicino alla Rianimazione, sia a Termoli che a Campobasso.
Nella città adriatica e nel capoluogo l’avvio delle somministrazioni è prevista per lunedì 4 gennaio, visto che il Cardarelli e il San Timoteo dispongono degli ultracongelatori necessari per conservare a temperatura i vaccini. Strumentazione che invece non esiste al Veneziale di Isernia e quindi nel capoluogo pentro l’inizio è per ora rimandato.
I due frigo molisani idonei – quello del Cardarelli e quello del san Timoteo – hanno una temperatura di -80% perchè sono a supporto della biologia molecolare, nella quale i campioni devono essere conservati a temperature molto basse. Una volta aperta, la fiala non può essere ricongelata e questo significa che le vaccinazioni si devono fare tutte insieme, non uno alla volta.
Saranno vaccinati, come da organizzazione ministeriale, prima gli operatori sanitari, poi personale e ospiti delle Rsa, anche se non si conosce ancora l’individuazione delle Residenze sanitarie individuate e un cronoprogramma delle somministrazioni. Nel pomeriggio odierno si è svolta una riunione all’Asrem col direttore sanitario Oreste Florenzano e presto potrebbero emergere delle novità.
Altrove le cose vanno decisamente meglio. Da Bologna (in Emilia Romagna il dato è al 7,2%) arriva una testimonianza esclusiva del professore termolese Francesco Minni, direttore da oltre 15 anni della Chirurgia Generale del Policlinico Sant’Orsola, al quale proprio oggi è stata somministrata la prima dose (l’altra tra 20 giorni circa, come da protocollo) anti-CoVid della Pfizer. Dove l’ha fatta? Non in ospedale ma – sorpresa – in un padiglione del quartiere fieristico, come si vede da queste fotografie che risalgono alla tarda mattinata odierna.
“Qui a Bologna le vaccinazioni, per ora prima le categorie a rischio, vengono fatte in uno dei padiglioni del quartiere fieristico, con una organizzazione direi teutonica, con rispetto degli orari, controllo dei consensi, attenzione ad eventuali reazioni avverse e con una gentilezza e disponibilità tutte italiane” riferisce il professore molisano che si è costruito un nome nel panorama della chirurgia nazionale e internazionale.
commenta