L'Ospite

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L’intimità della Parola di Dio

incontro coi discepoli

di don Mario Colavita

 

 

una delle cose belle della Parola di Dio è la sua intimità. Si la Parola, creduta ed accolta, crea intimità.

“Intimità” viene dal latino intimare, che significa essere in rapporto con ciò che vi è di più profondo in un’altra persona.

Proprio perché sono un religioso, il celibato mi offre una possibilità incredibile di intimità con gli altri. Il fatto di non avere intenzioni recondite e di poter offrire un amore non divoratore e possessivo fa sì che io possa arrivare molto vicino al cuore della vita delle persone.

La vita è fatta anche di momenti di intimità, essa ci fa comprendere come siamo fatti e i nostri più reconditi desideri. L’intimità ci fa scoprire i nostri limiti rispetto agli altri e ci apre ad una saggezza che difficilmente potremo acquisire sui libri.

L’intimità ci fa entrare in un ambiente in cui ci si sente a casa e di casa, in cui legami di amicizia e di confidenza non fanno fatica a sbocciare e manifestarsi.

Ora la Parola di Dio fa tutto questo ci mette in intimità con Dio.

Il brano del vangelo di Giovanni dice che Gesù fissò lo sguardo sul discepolo, vuol dire il fissare scrutarlo intimamente, svela che gli sia.

Gesù che punta diritto a te, la sua parola crea le condizioni per l’intimità con lui.

Noi oggi non abbiamo bisogno di tante chiacchiere, a volte sono troppo e dannose, abbiamo bisogno di un incontro intimo con Gesù che ci svela la nostra persona.

Così come il giovane Eli viene chiamato più volte nella notte, siamo anche noi chiamati a rispondere alla Parola.

Samuèle rispose subito: Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole” (1Sam 3, 10.19).

Quanto ci fa bene la Parola, leggerla, interpretarla, pregarla, ripeterla sottovoce, essa crea il presupposto per la comunione e la base per accogliere Gesù.

Nel vangelo Gesù è additato da Giovanni Battista come l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, la sua carne la sua forza, il suo sangue sono dono per la nostra liberazione e salvezza.

Che cercate? Dice Gesù ai primi discepoli? Forse sicurezza, affermazione di vita? No, il discepolo di Gesù cerca l’intimità con lui, senza una vita profonda in lui corriamo il rischio di una vita debole e superficiale.

Giovanni nel suo vangelo parla di un discepolo anonimo e poi di Andrea fratello di Pietro. Incontrano Gesù e rimangono con lui erano circa le quattro di pomeriggio. È il tempo nuovo è il tempo vicino al tramonto segno di un nuovo giorno.

Si, anche noi siamo chiamati ad una intimità con Gesù, stare con lui e sperimentare la bellezza di un incontro che segna la vita.

Gesù ci provoca ad entrare nella profondità di noi stessi. Egli ci dona domande di vita per aiutarci a diventare sempre più consapevoli di ciò che ci chiude su noi stessi e così potercene liberare.

Una cosa ci aiuti: la forza della parola di Dio, che in Gesù si è fatta carne: essere la luce vera che illumina ogni uomo.

 

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