di don Mario Colavita
Il prologo di Giovanni dice cosa avviene in chi legge il vangelo con attenzione e apertura di cuore: vede Dio e diventa figlio di Dio!
La Parola ci mostra quel Dio che nessuno mai ha visto e, come si è fatta carne in Gesù, si fa carne anche in noi, dandoci il potere di diventare figli di Dio.
Giovanni nel prologo inizia con una solenne affermazione: in principio era il Verbo. Sembra contraddire il libro della Genesi in cui si dice: in principio Dio creò il cielo e la terra.
Attraverso la Parola che diventa carne gli uomini possono incamminarsi verso la casa di Dio.
Questa Parola è il progetto di Dio che si realizza nella creazione. A quanti hanno accolto questo progetto, Dio ha dato il potere di diventare suoi figli.
Essere figli costituisce un fatto essenziale e vitale. La figliolanza ci lega al Creatore e ci dà l’opportunità di accogliere il mistero. Il mistero della nascita di Dio non fa altro che confermare la nostra figliolanza e la fraternità a cui siamo chiamati.
L’inno di S.Giovanni è l’esaltazione dell’incarnazione. Il verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Lo scrittore russo Dostoevskij ci ha lasciato scritto: “Sappiamo che la vita e la salvezza dalla disperazione, […] la garanzia per l’intero universo si racchiudono nelle parole: Il Verbo di fece carne”.
Dio incarnandosi viene in mezzo a noi, prende su di sé la nostra storia, aiuta uomini e donne a saper leggere la vita con gli occhi di Dio.
Grande è l’incarnazione, senza un Cristo incarnato il cristianesimo perderebbe la sua forza e la sua testimonianza.
Il Cristo incarnato è il Crosto nella storia è il Cristo degli uomini è il Cristo che soffre per noi e per la nostra salvezza.
Veramente il progetto di Dio con l’incarnazione arriva al culmine
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