Oltre i numeri

Diabete, ipertensione e obesità: chi ne soffre è più esposto al Covid. Molise regione ad alto rischio, le vittime di dicembre confermano

Nelle ultime settimane hanno perso la vita a causa del virus 9 persone tra i 60 e i 70 anni e ben 10 tra i 40 e i 60 anni. Tra i maggiori fattori di rischio ci sono obesità, ipertensione, diabete. Succede in Molise e nel resto del mondo, ma da noi la situazione è più problematica perché l’incidenza di questo tipo di patologia sulla popolazione è maggiore. E tra le cause c’è la cattiva alimentazione, a dispetto della retorica del buon cibo.

I medici che hanno trattato e stanno tuttora trattando pazienti affetti da covid in ospedale rilevano la medesima coincidenza di fattori di rischio nelle persone che si aggravano e che finiscono in terapia intensiva. Fattori di rischio che i dottori preposti alla terapia contro il covid, che al Cardarelli come nel resto degli ospedali italiani stanno facendo uno studio sul campo, trovandosi in presenza di un virus nuovo e ancora fitto di incognite, identificano nell’obesità, soprattutto, collegata a ipertensione e diabete.

Vale sia per gli uomini che per le donne e per fasce anagrafiche relativamente giovani. Non parliamo di pazienti sopra i 75 anni, o degli anziani che presentano un quadro complesso dovuto all’età e alla fragilità del sistema immunitario, bensì di donne e uomini con un’età tra i 45 e i 65 anni, non affetti da “gravi patologie” ma con alcuni fattori di rischio comuni. Il primo è proprio il sovrappeso, collegato generalmente a pressione alta, alterazione della glicemia, diabete e colesterolo.

Si tratta di patologie che nella popolazione molisana sono frequenti, e questo potrebbe spiegare, almeno in parte, perché in queste ultime settimane sono deceduti pazienti giovani, sui quali il coronavirus ha avuto una evoluzione molto seria, che ha causato polmoniti di difficile cura anche tramite ventilazione costante prestata loro nel reparto di Terapia Intensiva.

Col Covid non si scherza, e in Molise questo vale ancora di più in considerazione che i molisani sono particolarmente esposti alle conseguenze dell’obesità, sia che si tratti di uomini che di donne. I numeri forniti dagli studi statistici ne sono una drammatica prova. Se in Italia una persona su 10 è obesa, in Molise la percentuale sale a 1 persona su 7. Lo studio più completo in merito è datato, ma purtroppo non ha perso di attualità: secondo il rapporto Osservasalute2016, che fa riferimento ai risultati dell’Indagine Multiscopo dell’Istat “Aspetti della vita quotidiana” emerge che, in Italia, nel 2015, più di un terzo della popolazione adulta (35,3%) è in sovrappeso, mentre una persona su dieci è obesa (9,8%).

Le regioni meridionali presentano la prevalenza più alta di persone maggiorenni obese e a guidare la triste classifica è proprio il Molise, con il 14,1%, seguito da Abruzzo (12,7%) e Puglia (12,3%).

In Molise si mangia male e c’è il primato dell’obesità. Si nutre peggio chi ha una bassa istruzione

Sotto accusa, a parte fattori genetici e predisposizioni familiari, c’è in modo particolare l’errato comportamento alimentare. Una dieta scorretta, ricca di grassi e zuccheri, caratterizzata da un’eccessiva quantità di calorie giornaliere, agevola il sovrappeso che spesso sfocia in obesità.

La “dieta molisana” a base di salsicce, insaccati, carne rossa, pane e pasta consumati in misura esagerata, è quanto di meno salutare esista, a dispetto della retorica campanilistica che la celebra come genuina e prova a trasformarla in motivo di vanto e finanche esaltazione per i consumatori seriali di capocolli e caciocavalli.

La verità è molto meno simpatica: i molisani sono ad alto rischio obesità, con tutti i problemi collegati: ipertensione, malattie cardiovascolari, diabete, alterazioni significative di glicemia e colesterolo. E questo si lega pericolosamente al rischio che il virus degeneri in malattia conclamata nelle sue forme più gravi.

Non è una novità, al contrario: da mesi gli studi evidenziano una correlazione tra malattia da covid 19 e obesità. Agli occhi dei clinici sin dall’inizio della pandemia è risultato evidente che l’obesità predisponesse, anche in pazienti di giovane età, ad una maggiore probabilità di sviluppare la malattia in forme gravi oppure alla probabilità di non riuscire a superare l’infezione. L’osservazione “sul campo” ha trovato riscontro in studi scientifici che hanno confermato la maggiore vulnerabilità delle persone obese stabilendo che anche essere semplicemente in sovrappeso rappresenta un fattore di rischio da non trascurare.

I dati sulla mortalità delle ultime 5 settimane in Molise confermano la correlazione e registrano come, a differenza della prima ondata, l’età media si sia abbassata. La media è di circa 77 anni, ma è bene entrare più direttamente nelle cifre per capire. Su un totale di circa 80 vittime infatti 18 sono molto anziane, hanno cioè tra i 90 e i 99 anni; 22 vittime invece un’età compresa tra 80 e 89 anni; 7 le persone morte con età tra 75 e 80 anni; 13 quelle di età compresa tra 70 e 75 anni e ben 26 con meno di 70 anni.

Di queste 3 persone tra 65 e 70 anni, 7 tra 60 e 65 anni, 6 tra 50 e 59 anni e 4 al di sotto dei 50 anni, tra cui una donna di soli 39 anni. In molti casi le vittime presentavano fattori di rischio come sovrappeso, anche in forma grave, ipertensione e diabete.

Secondo uno studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Science che illustra una ricerca condotta su 400mila pazienti, le persone con obesità che hanno contratto SARS-CoV-2 hanno il 113% in più di probabilità di finire in ospedale rispetto alle persone normopeso. Il rischio non si esaurisce qui: la probabilità di essere ricoverate in terapia intensiva è maggiore del 74% e quella di morire è quasi il doppio (48%).

Anche l’Italia ha dato il suo contributo alla comprensione del rapporto tra covid-19 e obesità con uno studio realizzato dai ricercatori dell’università di Bologna e pubblicato sull’European Journal of Endocrinology, riferito a quasi 500 pazienti ricoverati al policlinico Sant’Orsola per Covid-19, che ha confermato come l’obesità, anche quando è in forma lieve, sia associata ad un rischio significativamente più alto di sviluppare forme gravi di malattia e una maggiore mortalità.

Il Molise, con le sue percentuali da primato negativo, non può certo sentirsi tranquillo.

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