Emergenza cardarelli

Di notte stop ai trasferimenti covid da Termoli e Isernia causa cluster ospedale. E i ricoveri risalgono

La notizia è stata diffusa dal segretario regionale Pd Vittorino Facciolla: “Gli ospedali di Termoli e Isernia diventano ospedali Covid, senza averne i requisiti e senza alcun atto aziendale, ma nei fatti. Sembra infatti che la novità sia stata comunicata ieri sera a medici e operatori non per vie ufficiali ma tramite una telefonata nella quale si invitavano chiaramente i due ospedali a non inviare a Campobasso nessun altro paziente Covid perché non c’è più posto”.

I primari del Pronto Soccorso del Veneziale Lucio Pastore del San Timoteo Nicola Rocchia, interpellati da Primonumero, correggono il tiro: “Situazione limitata alla notte scorsa”. E da Termoli aggiungono: “Oggi i ricoveri a Campobasso sono ricominciati con il trasferimento di un paziente”.

In sostanza: non è vero che i ricoveri dei pazienti Covid dai due ospedali periferici all’ospedale hub del capoluogo sono paralizzati ma è vero che durante la notte i ricoveri sono stati fermati e che, nell’attuale scenario epidemiologico e delle ospedalizzazioni, la situazione potrebbe ripetersi.

Il Cardarelli è al collasso. Sono 63 (dato di giovedì 14) i pazienti affetti da coronavirus in condizioni serie o gravi che occupano altrettanti posti letto tra Infettive e Terapie Intensive nell’ospedale del capoluogo. I medici di Infettiva sono peraltro soltanto 6, e stanno lavorando in un clima difficilissimo. I cluster interni al presidio sanitario, dove il reparto di Chirurgia continua a essere chiuso ai nuovi ricoveri, presentano numeri importanti: circa 45 i positivi tra pazienti, medici e infermieri. Medicina non è stato chiuso – la decisione che qualcuno temeva non è arrivata – ma di contro i vertici sanitari hanno disposto per le ore notturne lo stop ai trasferimenti in ambulanza dal San Timoteo e dal Veneziale. La brutta notizia, già confermata dalle cifre di cronaca quotidiana, è che dopo settimane di tregua le ospedalizzazioni causate dagli effetti della malattia sono ricominciate in modo prepotente.

Lucio Pastore, il direttore del Pronto Soccorso dl Veneziale che non ama nascondere la realtà e che da sempre è impegnato in difesa della sanità pubblica come diritto essenziale della popolazione, conferma che “Dopo un calo di pazienti con sintomi seri avvertito in seguito alle prime misure di contenimento prese nel periodo precedente il Natale, adesso ricominciamo a vedere un aumento non trascurabile di soggetti col problema Covid in Pronto Soccorso”.

Pronto Soccorso che, a Isernia come a Termoli, può contare sulla tenda-filtro all’ingresso e su percorsi il più separati e distinti possibile. Ma il punto è un altro, e ha a che fare verosimilmente con gli effetti di brindisi, pranzi e cene soltisi durante le feste natalizie e di fine anno, i cui nodi ora arrivano al pettine.

Pronto soccorso covid triage

Con questo quadro, e l’avvertimento degli esperti su una seconda ondata bis o una terza ondata o comunque la si voglia chiamare, i focolai del Cardarelli assumono una dimensione oltremodo drammatica. Sia perché sottraggono personale a un ospedale dove si sta combattendo una vera e propria guerra con un esercito numericamente inadeguato, sia per il rischio statisticamente più elevato che un numero crescente di malati debba usufruire delle Terapie Intensive, con conseguente pericolo saturazione del reparto salvavita. Il tutto mentre i lavori per la nuova ala Covid del Cardarelli sono in altissimo mare e il personale medico e infermieristico in una dotazione assolutamente insufficiente.

I sindacati rilanciano l’allarme in una nota di estrema preoccupazione per quello che il Molise sta vivendo nel momento d’esordio di una recrudescenza del virus e dei suoi deleteri effetti e si appellano al buon senso e alle buone scelte nel chiedere, nuovamente, un ripensamento sull’ospedale Covid. “Un ospedale Covid dedicato oggi è sempre più necessario per poter garantire i livelli essenziali di assistenza, le patologie tempo dipendenti e la stessa emergenza” scrivono Cgil, Cisl, Uil, Nursing Up, Filas e Usae.

D’accordo anche il dottor Pastore: “Aprire Larino il prima possibile, fare lì l’ospedale Covid mentre parallelalmente si potenzia la medicina territoriale, o sarà una tragedia. Si possono chiamare Emergency o Medici senza Frontiera per la iniziale gestione del centro”.

lucio pastore

Il problema del personale è la spina nel fianco molle della sanità molisana. I sindacati rilanciano: “Procedere immediatamente all’assunzione a tempo indeterminato di nuovo personale, come sta accadendo in questi giorni in altre regioni d’Italia, per fronteggiare un’emergenza che tendenzialmente si allunga nel tempo. La sanità Molisana non può reggere in queste condizioni, il sistema sanitario sta implodendo e il rischio di ritrovarsi pazienti Covid che vengono dirottati sugli ospedali non Covid di Termoli e Isernia piuttosto che all’ospedale Covid Cardarelli non potrà essere la soluzione, sarebbe una follia. Purtroppo non vediamo passi avanti ma solo passi indietro che fanno alzare il livello di rischio per malati, Lavoratori e cittadini con cluster incontrollabili che aumentano. È ora di cambiare rotta, ripartendo da piani d’emergenza adeguati, mettendo in sicurezza l’ospedale Cardarelli, trasferendo i pazienti covid in strutture dedicate, sanificando i reparti contagiati e metter di in sicurezza il personale sanitario. Per tutto questo auspichiamo un pronto intervento del Prefetto e della Magistratura a garanzia della salute dei Molisani”.

Non è un segreto inoltre che le tensioni tra gli operatori sanitari siano altissime, che gli esposti in Procura siano già numerosi, che la pressione innescata dall’emergenza unita alla carenza di “soldati” in corsia abbia ingenerato una situazione destabilizzante.

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