L'Ospite

L'ospite

Cercatori di Dio

Re magio

 di don Mario Colavita

 

 L’epifania è la festa dei cercatori di Dio, di quanti smossi dalle loro comodità si aprono al desiderio dell’Eterno.

I magi hanno da sempre suscitato curiosità, interesse per la loro misteriosa provenienza e per il loro viaggio in una piccola cittadina della periferia della Giudea, Betlemme.

La pietà popolare e la tradizione apocrifa ha dato a questi personaggi nomi e corona. Leggiamo nel vangelo apocrifo armeno dell’infanzia il primo era Melkon, re dei Persiani, il secondo Gaspar, re degli Indi, e il terzo Balthasar, re degli Arabi” (11,1).

Per il nascente cristianesimo essi rappresentano i popoli della terra che ri-conoscono nel bambino il Dio rivelato.

Gli antichi manoscritti siriani dicono che i magi, la notte della nascita di Gesù furono avvertiti da un angelo apparso sotto forma di una stella. Arrivati a Betlemme il giorno dopo adorarono il bambino e Maria regalò loro una fascia di Gesù.

Tornati in Persia diedero una grande festa, la fascia fu poi buttata in mezzo al fuoco degli dei che non si consumò. La versione siriaca conclude l’episodio dicendo che i persiani presero la fascia bianca, uscita dal fuoco, la baciarono e dissero: “questo è veramente il vestito del dio degli dei, poiché il fuoco degli dei non è riuscita ad incenerirla”.

Nei magi la Chiesa vi scorge l’uomo che non rimane fermo, l’uomo che ha desiderio di conoscenza, di verità e d’Amore.

Uomini pagani di cultura, essi lasciano le loro faccende e si mettono in cammino seguendo l’astro luminoso che li guida prima a Gerusalemme e poi finalmente alla casa di Giuseppe dove possono adorare il bambino Dio.

Nel loro cammino incontrano Erode il re che ha paura che un altro gli tolga il trono. La superbia e l’arroganza di Erode, la voglia di potere a tutti i costi fanno del re di Gerusalemme un rivale di Dio fino alla morte.

La stella che i magi avevano vista  spuntare li guida fino Betlemme, tra i poveri, tra gli umili, per trovare il Re del mondo, lì adorano il bambino.

Bisognerebbe oggi riscoprire l’adorazione, ne facciamo sempre di meno, alcuni cristiani la ignorano completamente.

Adorare è un gesto d’amore che cambia la vita. È fare come i Magi: è portare al Signore l’oro, per dirgli che niente è più prezioso di Lui; è offrirgli l’incenso, per dirgli che solo con Lui la nostra vita si eleva verso l’alto; è presentargli la mirra, con cui si ungevano i corpi feriti e straziati, per promettere a Gesù di soccorrere il nostro prossimo emarginato e sofferente, perché lì c’è Lui.

Di solito noi sappiamo pregare – chiediamo, ringraziamo il Signore –, ma la Chiesa deve andare ancora più avanti con la preghiera di adorazione, dobbiamo crescere nell’adorazione. È una saggezza che dobbiamo imparare ogni giorno. (Papa Francesco)

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