Campobasso

Condannato il piromane che bruciò i cassonetti di mezza città. Tra i testimoni anche il presidente Toma

La sentenza del giudice Scarlato è arrivata tre anni dopo la folle notte in giro per la città, durante la quale il 44enne aveva appiccato il fuoco a una quindicina di cassonetti dell'immondizia. Durante il processo sono state chiamate a testimoniare anche persone note nel capoluogo, politici e imprenditori che quella sera - il 19 marzo 2018 - erano a cena nel ristorante in cui l'uomo si nascose per sfuggire alla Polizia.

Era la notte del 19 marzo 2018 quando ha appiccato il fuoco ai cassonetti della spazzatura di mezza città. Probabilmente ricorderete questo episodio che quella sera creò un po’ di trambusto a Campobasso, in particolare nei quartieri in cui il piromane aveva agito. A.P. di 44 anni, con precedenti per droga, venne rintracciato dalla Polizia nel giro di pochissimo tempo e inizialmente denunciato per danneggiamento. 

Ora è stato anche condannato a cinque mesi di reclusione.

La sentenza del giudice Scarlato è arrivata tre anni dopo quella folle notte, al termine del processo a suo carico e nel quale sono stati chiamati a testimoniare anche persone note nel capoluogo, politici e imprenditori che quella sera (un mese prima le elezioni Regionali vinte dal presidente Donato Toma, ndr) erano a cena proprio al ristorante La Pergola di corso Bucci.

Proprio qui, strada del centro di Campobasso in cui sorge la nota attività di ristorazione, il piromane aveva appena incendiato, servendosi di un accendino,  l’ultimo bidone dell’immondizia. Poi si era nascosto nel locale per sfuggire agli agenti della Squadra Volanti che si erano messi sulle sue tracce. Quando i poliziotti hanno fatto irruzione proprio nel ristorante e lo hanno preso, lui aveva ancora in mano l’accendino.

Si sente ’Nerone’ e dà fuoco ai cassonetti di mezza città: denunciato piromane 44enne

E chi quella sera era a cena alla Pergola è stato successivamente ascoltato come testimone dell’accaduto dalla Polizia. Tra le persone chiamate a testimoniare anche il presidente Donato Toma, la cui deposizione è stata resa in Questura. E poi gli imprenditori Michele Coralbo ed Eliseo Sipari, l’avvocato Stefano Maggiani e il collega Angelo Cima.

Il Pm aveva chiesto 13 mesi di reclusione per il piromane, che è stato difeso dall’avvocato Mario Genovese. Si è fermata invece a 5 mesi la pena stabilita dal giudice Scarlato. 

“La considero una pena giusta, ha usufruito anche di uno sconto”, il sintetico commento del legale.

Al termine delle indagini coordinate dal procuratore Nicola D’Angelo, A.P. era stato riconosciuto responsabile del disegno criminoso con cui aveva distrutto e reso inutilizzabili i cassonetti della Sea Servizi e ambiente spa, società in house del Comune di Campobasso, che gestisce il servizio pubblico locale della raccolta dei rifiuti. In pratica, aveva provocato un danno a dei beni che vengono utilizzati per un servizio pubblico quale la raccolta dell’immondizia (articoli 81, 635 e 625 co. 1 n. 7 e 61 n. 1 codice penale). Circa 7mila euro i danni provocati anche nei confronti della Sea.

Al tempo stesso era stato considerato colpevole delle emissioni di fumo sprigionate dai cassonetti che bruciando hanno causato “effetti molesti in danno delle persone” (art. 674 c.p.).

Quella notte il piromane bruciò una quindicina di contenitori della spazzatura. Il ‘Nerone’ campobassano iniziò ad appiccare le fiamme in via Piave, di fronte alla sede dell’associazione ‘Tedeschi’. Poi il suo ‘viaggio incendiario’ proseguì verso il centro della città: via Mazzini, via Veneto, piazza Cuoco e infine corso Bucci.

 

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