Tra shopping e ricoveri

Verso la stretta: ipotesi lockdown per le feste natalizie. In Molise la pressione sugli ospedali resta alta

Dopo le immagini dello scorso fine settimana con assembramenti e folle nelle vie dello shopping e davanti i bar (documentati anche a Termoli e Campobasso), Palazzo Chigi valuta una serrata nazionale nei giorni festivi e prefestivi dalla vigilia fino all’Epifania. In Molise, come da nostro report settimanale dati alla mano, i contagi sono in flessione come pure i decessi, ma i ricoveri restano alti. E la vicenda clinica del 16enne termolese ricoverato in Rianimazione costituisce un monito: nessuno può sentirsi immune dal virus.

L’ipotesi di un lockdown nazionale nei giorni festivi e prefestivi del periodo natalizio comincia ad avere un contorno concreto, almeno a dare retta alle notizie che rimbalzano da Palazzo Chigi, dove si susseguono i vertici  tra il premier, i capi-delegazione di maggioranza, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e i membri del Comitato Tecnico Scientifico. Secondo gli esperti serve assolutamente irrigidire le misure in atto, ed estenderle a tutta Italia specialmente in considerazione delle immagini che tra sabato e domenica hanno monopolizzato giornali e tg con assembramenti, folle nelle principali vie dello shopping e in bar e ristoranti, da un capo all’altro del Paese.

Il Molise non ha fatto eccezione, malgrado le dimensioni ridotte delle sue cittadine. Anche a Termoli e Campobasso, come documentato anche da Primonumero.it, sono stati visti gruppi di persone numerosi, gente accalcata davanti ai locali, al punto che alcuni cittadini hanno chiamato i carabinieri e in generale i tutori delle forze dell’ordine. Tuttavia, come si dice in questi casi, quello che non è vietato non si può pretendere. Non esiste, al momento, una norma nazionale che vieti di uscire per fare una passeggiata, nemmeno se la passeggiata la mettono in pratica migliaia e migliaia di persone contestualmente.

Qualche sindaco ha chiuso i centri nevralgici dei raduni, ma i primi cittadini – ai quali l’ultimo Dpcm in vigore ha delegato questo tipo di decisione – non se la sentono di prendono in mano la situazione stabilendo chiusure ad hoc, anche per non incorrere nelle lamentele dei commercianti già penalizzati dal periodo. Così il Governo, anche su forte pressione dei tecnici, potrebbe decidere a ore per un nuovo decreto con misure stringenti e con l’obiettivo dichiarato di evitare che le vacanze si trasformino nella premessa di una terza e devastante ondata tra gennaio e febbraio. La pressione sugli ospedali, d’altronde, rimane alta. E il Molise non fa eccezione nemmeno sotto questo punto di vista, come riferisce con dovizia di numeri e statistiche il nostro report settimanale.

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Al vaglio del Governo in queste ore dunque l’ipotesi secondo la quale tutta l’Italia dunque potrebbe diventare zona rossa o arancione nei giorni 24-27 dicembre, 31 dicembre-3 gennaio, 5-6 gennaio. E non è escluso che la serrata possa scattare anche il prossimo weekend, quello del 19-20 dicembre, considerato ad alto rischio per i movimenti programmati da milioni di italiani. Non è ancora chiaro se bar e ristoranti resteranno chiusi anche a pranzo, come pure non ci sono ancora indicazioni definitive sui negozi. Ma di sicuro c’è la richiesta degli scienziati: i numeri della curva epidemiologica e delle vittime preoccupano ancora troppo, e occorre limitare il più possibile gli assembramenti. In questa prospettiva potrebbero dunque essere vietati gli spostamenti tra Comuni se non per le consuete “comprovate esigenze di necessità”, nelle quali non rientrano cene, cenoni e incontri a casa di amici.

Il periodo è delicato e la leggera flessione dei contagi deve ancora essere confermata. Se le vacanze apriranno a incontri e riunioni domestiche, nonché a pranzi al ristorante, si potrebbero creare i presupposti per una decisa ripresa della diffusione del virus, che sta facendo una strage fra gli anziani ma non risparmia nemmeno i giovani, come in queste ore di apprensione rivela la storia clinica del 16enne di Termoli in Rianimazione con una sepsi innescata dal Covid 19.

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