La campagna vaccinale in molise

Covid, le voci dei primi vaccinati in ospedale: “Lo abbiamo fatto anche per chi è morto”. Il primario di Terapia Intensiva: “Il 2021 sarà l’anno della speranza”

Le testimonianze degli operatori sanitari che questa mattina - 27 dicembre - hanno ricevuto la dose di Pfizer-Biontech trasportato dall'Esercito nel nosocomio del capoluogo. Il primario di Rianimazione Romeo Flocco: "Lanciamo un messaggio di senso del dovere. L’efficacia del vaccino è documentata, certificata anche dalla recente pubblicazione su New England". Claudia Marcucci, infermiera di Malattie Infettive, dice: "Una liberazione".

Si respira un’aria diversa all’ospedale Cardarelli. E’ una giornata storica anche qui, come in tutta Italia e in Europa: nella ‘trincea’ del centro hub covid del capoluogo medici, infermieri e oss che lavorano gomito a gomito nelle corsie del nosocomio, senza fermarsi un attimo per assistere i pazienti covid, hanno ricevuto la prima dose di vaccino Pfizer-Biontech questa mattina – 27 dicembre – a quattro giorni dalla fine di un anno da incubo, l’anno della pandemia.

Flash e microfoni sono tutti per i 30 operatori sanitari: sono visibilmente emozionati, qualcuno di loro non ha dormito la notte scorsa. “Più che del vaccino ero preoccupata dell’arrivo dei giornalisti”, confida Claudia Marcucci, la prima infermiera del reparto di Malattie Infettive a cui è stato somministrato il siero.

“Stiamo bene”, dicono con un sorriso di speranza. La stessa speranza che il vaccino ha riacceso nella lotta contro il virus che ha spezzato tante, troppe vite: dagli anziani ai più giovani. I decessi hanno coinvolto i sanitari in prima persona: c’è chi è spirato, chi ha perso un parente in questa ‘guerra’, altri hanno assistito fino alla fine i degenti spegnersi con la covid-19 non facendo mancare loro nemmeno l’ultima carezza, colmando così l’assenza dei familiari. E’ il filo rosso che ha segnato un anno di lutti, dolore e di sacrifici. 

Il reparto di Terapia Intensiva è il primo fronte di questa battaglia costata sudore, lacrime e fatica al personale guidato dal dottore Romeo Flocco, un’istituzione della sanità molisana. Anche il primario è stato uno dei primi ad essere vaccinato. “Come mi sento? Sto benissimo”, racconta. “Finalmente stiamo intraprendendo la via giusta per debellare la pandemia: la vera arma per debellare un’epidemia virale è il vaccino. Questa sarà la svolta che ci farà mettere alle spalle questo 2020 così infausto”.

romeo flocco claudia marcucci vaccini covid

E’ un esempio, il dottor Flocco. Anche per gli altri operatori sanitari più scettici rispetto al vaccino. “Oggi lanciamo un messaggio di senso del dovere – argomenta – il vaccino è un’arma sicura che dobbiamo utilizzare non solo per mettere al sicuro noi stessi ma soprattutto gli altri. È l’unico modo per raggiungere un’immunità numerosa e arrestare la trasmissione del virus”. Poi aggiunge: “Gli scettici in realtà sono pochissimi. È inevitabile che ci siano, fa parte del genere umano, c’è sempre qualcuno che la pensa in maniera opposta. Nel caso specifico, sono pochissimi, non fanno testo e non dovremmo neanche parlarne perché l’efficacia del vaccino è documentata, certificata anche dalla recente pubblicazione su New England, stiamo parlando di cose certe”.

Impossibile per il primario non ricordare il giorno in cui tutto è iniziato: “Il primo ricovero in Terapia intensiva per covid è avvenuto lo scorso 5 marzo. Oggi in reparto abbiamo otto degenti.  E’ stato veramente un 2020 senza nessuna pausa. Ci siamo riposati qualche giorno ad agosto, a rotazione, per il resto è stato veramente impegnativo”.

Il vaccino segna il punto di svolta: “Il 2021 è l’anno della speranza: dopo l’estate dovremmo fare sicuramente dei discorsi diversi, più ottimistici. Anche se il 2020 ci ha insegnato molte cose: la cautela nei rapporti umani sarà comunque necessaria, la mascherina sarà un ‘gadget’ sempre importante, indipendentemente dal coronavirus. Inoltre – scandisce ancora il primario – che i valori veri della nostra vita sono quelli essenziali, non quelli di apparenza e di esibizione”.

vaccino covid Claudia Marcucci e Antonietta Licianci

Da Terapia Intensiva a Malattie Infettive, altro fronte caldo di questa ‘guerra’ per salvare le vite dei pazienti covid. Qui opera l’infermiera Claudia Marcucci: “Il vaccino? Una liberazione”, dice dopo aver ricevuto la dose. “Speriamo di aver messo un punto a questa pandemia”. Al suo fianco la dottoressa Antonietta Licianci, coordinatrice infermieristica del Cardarelli.

Noi siamo contenti di aver lanciato in prima persona un segnale forte per tutti proprio dal Cardarelli. Sono sicura del vaccino, non ho avuto nessuna paura”. Claudia racconta i terribili mesi vissuti nel reparto di Malattie infettive tra emergenze quotidiane e pazienti che arrivavano costringendo ad aumentare i posti letto nei vari piani dell’ospedale: “Sono stati mesi bruttissimi, impegnativi, ma non molliamo”, dice con gli occhi velati dalle lacrime. Racconta qualche aneddoto e piccole abitudini dei pazienti che cercano di conservare le loro abitudini quotidiane anche in ospedale: a molti di loro, ad esempio, mancava il caffè che gli stessi operatori si premuravano di portare loro.

Oggi vediamo una piccola luce in fondo al tunnel – conclude Claudia – speriamo di farcela tutti. Sperando di tornare ad avere un rapporto con i pazienti senza mascherine e senza guanti, è quello che ci manca di più”.

 

LE DONNE SONO PROTAGONISTE DEL VAX DAY MOLISANO

L’infermiera Antonietta Romano e l’operatrice sociosanitaria Antonietta Spallone ci accolgono con il sorriso e al tempo stesso lanciano un messaggio forte: “Pensiamo che sia un dovere per un operatore sanitario promuovere il vaccino, non solo per la prevenzione ma anche per la cura delle malattie. Dopo l’esperienza che abbiamo avuto nella fase 1 e ancora più toccante nella fase 2, è importante vaccinarsi: in guerra si mettono in campo tutte le armi, ma penso che quella del vaccino sia quella vincente. Speriamo che in questo nuovo anno tutti possano capirlo fino in fondo, vaccinarsi è importante”.

Antonietta Romano rivolge il suo pensiero alle persone decedute: “Molte persone non ce l’hanno fatta. Ho una sorella che vive a Bergamo e ha vissuto drammaticamente la prima ondata. Vaccinarmi per me è stato anche un ricordo per quelle persone che non ce l’hanno fatta: se fossero state vive e avessero avuto questa grande opportunità si sarebbero sicuramente vaccinate”.

 

Gli operatori sanitari saranno sottoposti al richiamo vaccinale fra 21 giorni, mentre da metà gennaio si procederà con la somministrazione al resto di medici, infermieri, personale e ospiti delle Rsa, per un totale di quasi due milioni di persone in tutta Italia. Secondo la road map delle autorità sanitarie, a fine marzo saranno vaccinate le persone con più di 80 anni, mentre ad aprile sarà la volta chi ha un’età compresa tra i 60 e i 79 anni. L’obiettivo è concludere la campagna alla fine dell’estate: “Entro settembre tutti gli italiani avranno il vaccino”, le parole del commissario del Governo Domenico Arcuri.

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