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Vaccinare tutti, anche le statue

di Mino Dentizzi, medico geriatra

L’Istat ha pubblicato in questi giorni il numero dei morti in eccesso nel 2020 rispetto all’anno precedente: più di 50.000 persone decedute e con la evidenza di tale cifra dovrebbe cessare qualsiasi polemica.

Questo numero deve essere la base di inizio per ogni riflessione sulla organizzazione sociale e sanitaria futura. Sono venute a mancare un gran numero di persone anziane: non è una perdita secondaria, come qualcuno vorrebbe portarci a pensare, ma il punto di partenza per ogni analisi e decisione.

Inoltre, si deve tenere presente che per avere una valutazione aderente alla realtà della tragedia causata dal coronavirus bisogna tenere conto anche delle tante persone che sono state ricoverate in ospedale, alcuni nei reparti di terapia intensiva, e di coloro (la maggioranza) che dopo la scoperta della positività al virus non hanno avuto la possibilità di trascorrere adeguatamente il periodo di quarantena.

Ed in ultimo, ma non ultimi, bisogna ricordarsi degli ospiti delle strutture residenziali (case di riposo, RSA, centri per disabili ecc…) che hanno subìto spesso in maniera devastante la situazione per l’inevitabile stravolgimento delle attività quotidiane e la perdita dei contatti con l’esterno.

In questa situazione sta arrivando il vaccino, finalmente fruibile e sicuro. Non esiste, infatti, nessun vero e ponderato dubbio riguardo alla affidabilità dei vaccini a disposizione. Gli allarmismi ed i timori del passato, riguardo ad altre vaccinazioni, si sono dimostrati totalmente immotivati, perché conclusioni di ricerche confuse e di dati dubbi se non addirittura falsificati.

Adesso si deve avere il gravosissimo obbligo di indurre le persone, con le argomentazioni della scienza, alla pratica della vaccinazione per contenere, almeno in parte, le morti, i ricoveri e le quarantene e per tornare a vivere quasi normalmente.

Ci sono anche molti operatori della sanità che esprimono riserve, dubbi e timori sul vaccino. Innanzitutto allora, lo sforzo di convinzione sulla necessità del vaccino deve essere rivolto a tutti coloro che lavorano negli ospedali, nel territorio, nelle RSA, nelle case di riposo, non trascurando il personale delle pulizie e delle cucine. Bisogna convincere senza offendere nessuno, anche se sembra portatore di osservazioni irrazionali e stravaganti, ed evitare contrapposizioni ideologiche, ma dialogando con fermezza e serenità con chi ha idee diverse dalle nostre.

Un collega medico fiorentino mi ha detto che “l’obiettivo è vaccinare tutti, anche il David in piazza Signoria”. Nel Molise non abbiamo un David, però, oltre a vaccinare tutti, possiamo immunizzare Fred Bongusto a Campobasso e Benito Jacovitti a Termoli.

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