La tragedia e lo sfregio

Umberto, morto di infarto alla Fiat e derubato di orologio e portafogli. Lettera al ladro: “Coi soldi mangiati una fiorentina, offre mio fratello”

Il suo caso era finito sui giornali il 5 marzo scorso, lo stesso giorno in cui aveva chiuso per covid l’ospedale san Timoteo di Termoli. Alle 8 del mattino di quel giorno Umberto Di Lisio, residente a Montenero di Bisaccia, 49 anni, venne trovato senza vita a terra. Dopo 9 mesi e tantissime ricerche infruttuose, il fratello Gennaro racconta a Primonumero lo sfregio nella tragedia: qualcuno ha derubato Umberto che era già cadavere, sottraendogli un orologio e il portafogli, entrambi mai riconsegnati alla famiglia. E scrive una lettera al ladro: "Spero solo che la legga e sappia che noi sappiamo"

Lo hanno trovato accasciato a terra, con un piede ancora incastrato nel carrellino che stava guidando. Umberto Di Lisio aveva 49 anni ed è stato stroncato da un infarto fulminante (qui l’articolo di Primonumero.it). Non si è potuto fare nulla per salvarlo, era già troppo tardi. L’allarme è stato dato poco prima delle 9, quando sono arrivati anche gli operatori del 118. Ma il medico legale ha stabilito che la morte era avvenuta un paio di ore prima. Nessuno però, in quel lasso di tempo tra le 6 e 30 e le 8 e 30, ha visto il corpo sul pavimento, vicino il magazzino della Logistica in Fiat, dove l’uomo residente a Montenero di Bisaccia lavorava da oltre vent’anni. Oppure – ma è una ipotesi terribile da prendere in considerazione – qualcuno lo ha visto a terra e, invece di soccorrerlo, gli ha sfilato l’orologio dal polso e il portafogli dalla tasca.

Gennaro Di Lisio, il fratello maggiore di Umberto, non può nemmeno pensarci, a una eventalità del genere. Ma ci sono ben poche spiegazioni per quanto accaduto nove mesi fa, e che lui ora ha deciso di rendere pubblico sulla scia di un episodio di furto su un defunto accaduta in tempi più recenti.

“Mia madre – racconta a Primonumero – non si dava pace per l’orologio e il portafogli che non sono mai tornati alla nostra famiglia e che Umberto quel 5 marzo aveva addosso. Qualche giorno fa si è imbattuta nella storia di Sara (Sara Favia, la 17enne di Termoli morta in un tragico incidente d’auto alla rotonda di San Salvo, ndr) e ha scoperto che oltre al telefonino le avevano preso, ormai morta, anche un anello col solitario. A quel punto mi è tornato tutto in superficie e ho ritenuto utile che si dovesse sapere”.

Umberto Di Lisio vittima due volte. Del fato, del destino ineluttabile che se lo è portato via in una manciata di secondi, e di uno sfregio nella tragedia. Gennaro racconta con la voce spezzata dall’amarezza: “Mio fratello l’orologio non lo ha mai portato in vita sua, tanto che io lo prendevo in giro dicendo che era allergico al tempo. Ma qualche giorno prima della sua morte aveva rivoluzionato quella sua abitudine acquistando sul web due orologi smart, uno per la figlia che compiva 19 anni proprio il 5 marzo e uno per lui. Aveva cominciato a portarlo, e diceva anche che non si trovava male…” ricorda con un’ombra di sorriso ripensando al fratello, magazziniere della Fiat da oltre 20 anni.

“Un uomo sempre disponibile con tutti, che non diceva mai no e che non si è mai risparmiato”. Separato, senza particolari o impegnative relazioni sociali, Umberto amava leggere e stare a casa nel tempo libero, ed era una sua prerogativa “cedere” ai colleghi le ferie nei periodi più appetibili come agosto o le vacanze di Natale sostenendo che “meglio che stiano a casa loro che hanno figli e famiglia. A me non cambia la vita venire a lavorare i festivi”.

Un uomo amabile, simpatico, gentile. La sua morte improvvisa, a soli 49 anni, ha gettato nell’angoscia e nel dolore la famiglia. “Non so quanto denaro avesse nel portafogli – dice ancora Gennaro – e non mi interessa saperlo. Forse 200 euro, forse duemila. Non mi interessa nemmeno sapere chi è stato, a questo punto. Voglio solo che si sappia cosa gli hanno fatto, cosa ci hanno fatto”.

Il 5 marzo è stato un giorno molto particolare per il BassoMolise, il giorno in cui l’ospedale San Timoteo ha chiuso per covid. Il cluster – il primo in Molise – importato dai monti del Trentino direttamente nel nosocomio adriatico, aveva innescato una emergenza senza precedenti. “La salma di mio fratello è stata tenuta nella sala medica della infermeria della Fiat perché in ospedale non poteva andarci. Poi sono venuti a prenderlo quelli delle pompe funebri, tra i quali mio cognato che lavora nel settore. Sono certo quindi che non abbiano preso loro orologio e portafogli. Eppure non li aveva più. Non c’erano nel suo armadietto in magazzino, nell’auto, non c’erano a casa, messa a soqquadro da cima a fondo per fugare ogni dubbio. L’unica cosa che abbiamo ritrovato è stato il portadocumenti, nel quale conservava documenti e tessere personali, mentre il denaro lo aveva in un portafogli diverso”.

Gennaro, che lavora nel privato e ha un rapporto di vicinanza umana con tutti i suoi dipendenti, ha provato a chiedere, con delicatezza e senza nemmeno anticipare l’argomento, un incontro coi vertici di stabilimento della Fiat. “Mi sarebbe piaciuto far loro presente l’accaduto, io non voglio colpevolizzare nessuno ma una storia come questa non è giusto che passi sotto silenzio. Non sono mai stato ricevuto: mi hanno fatto sapere che per qualsiasi rimostranza o richiesta mi sarei dovuto presentare col mio avvocato”.

Ma Gennaro non ha intenzione di fare denunce, di avviare una battaglia giudiziaria. L’unica cosa che gli interessa è far notare la meschinità umana, la piccolezza di chi ha derubato un morto sul posto di lavoro, quella fabbrica metalmecannica per la quale non si era mai risparmiato, fra quei colleghi ai quali non aveva mai detto un no. Così ha affidato anche a un post su facbook il racconto, che è una sorta di lettera al ladro ignoto: “Con i soldi rubati a mio fratello morto puoi mangiarci una bella fiorentina, mentre per l’orologio ti auguro di rivedere specchiato il suo volto sorridente ogni volta che ne consulterai il quadrante. Dopo mesi mi trovo qui a gridare, affinché si sappia, che mentre era lì a terra, esanime sul freddo pavimento industriale, qualcuno gli ha rubato l’orologio e il portafogli.

Chiunque tu sia, davvero, vai al ristorante e mangia una fiorentina, porta anche qualche tuo amico, e quando andrai a pagare con il denaro sottratto in quel vile modo ricordati che il tutto è stato offerto da mio fratello, la fiorentina era il suo piatto preferito. Ti auguro buone feste e mi raccomando, l’orologio sempre in vista perchè era bellissimo”.

La speranza di Gennaro oggi è che il responsabile di un’azione tanto vigliacca e indecente possa leggere le sue parole “e farsi schifo da solo”.

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