Concorrenza sleale

Termoli centro, ore 19: bar aperti con clienti dentro e fuori. Molti aperitivi, zero controlli

La norma a livello nazionale a Termoli - la città col più elevato numero di casi in relazione al numero dei residenti - viene bellamente ignorata e il rischio concreto è che a ridosso del Natale e del Capodanno sia anche peggio. Davvero si vuole far credere che mezz’ora di apertura in più cambia le sorti economiche di un bar o di un pub?

A che gioco stiamo giocando? Probabilmente a quello del più furbo, nel quale gli italiani sono maestri. A Termoli ancora di più. Basta fare un giro fra corso Nazionale e piazza Insorti d’Ungheria ogni pomeriggio dopo le 18 per avere certezza che i bar – non tutti ma la maggior parte – non rispettano l’obbligo di chiudere alle 18. In questo modo quindi mettono in atto una vera e propria concorrenza sleale nei confronti delle attività che invece le regole le rispettano alla lettera. E soprattutto aumentano il rischio di contagi che, com’è noto, a Termoli non sembra volersi arrestare. Con i suoi 278 attuali positivi Termoli è la città che registra il maggior numero dei casi in relazione al numero di residenti. Campobasso, che coi suoi 50mila abitanti doppia quasi la cittadina adriatica, presenta 284 positivi sul dato aggiornato a oggi 21 dicembre.

Ricapitolando: all’inizio di novembre il Governo Conte ha deciso di imporre la chiusura anticipata a bar, pub e ristoranti in tutto il territorio nazionale alle 18. A Termoli, come in gran parte d’Italia, molti titolari di attività sono scesi in piazza per protestare pacificamente contro quel Dpcm. Legittimo, in molti casi condivisibile.

Solo che da allora, e in special modo in questo periodo pre-natalizio, proprio molti di quelli che erano in piazza quel giorno hanno deciso di infischiarsene di una regola pensata per prevenire la diffusione del Sars-Cov-2. E così la chiusura è andata allungandosi ogni giorno di più: un sabato alle 18,10, una domenica alle 18,20 (le segnalazioni arrivate a decine dai lettori, alcune delle quali pubblicate con foto a corredo ne sono una dimostrazione) e ancora oggi 21 dicembre, un lunedì a ridosso del Natale, molti locali del centro di Termoli erano aperti alle 18,45.

Nelle adiacenze di questi bar, o addirittura all’interno, clienti intenti a sorseggiare una birra o un aperitivo. Non gli assembramenti che pure si sono visti soprattutto nei fine settimana, in gazebo stracolmi di gente che giocoforza non ha la mascherina, fra un sorso e un tiro di sigaretta.

Se questi comportamenti siano direttamente collegabili ai contagi di Termoli non è dato sapere, ma il punto è che esiste una norma a livello nazionale che a Termoli viene bellamente ignorata e il rischio concreto è che a ridosso del Natale e del Capodanno sia anche peggio.

Davvero si vuole far credere che mezz’ora di apertura in più cambia le sorti economiche di un bar o di un pub?

Ma soprattutto, viene da domandarsi che fine abbiano fatto le buone intenzioni del comitato per la sicurezza pubblica, gli annunciati controlli interforze, ma anche la semplice presenza di una pattuglia ogni tanto, anche solo per mostrare la presenza dello Stato. Qualcuno si è pure preso la briga di una telefonata alle forze dell’ordine, ma l’andazzo è rimasto quello. Sembra, seppure senza certezze, che l’indicazione sia quella di chiudere non uno ma entrambi gli occhi davanti a una palese violazione della norma.

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