Testimonianze e diffide

Pazienti covid “morti di stenti”, il comitato denuncia l’inferno in ospedale e prepara la richiesta di accesso agli atti

L’associazione che unisce i familiari delle persone morte col covid al Cardarelli, che ha già raggiunto oltre venti partecipanti, è determinata a ottenere la verità. Cosa è accaduto ai loro cari? Annunciata dall’avvocato Vincenzo Iacovino l’imminente richiesta di accesso agli atti per ricostruire le drammatiche storie di molisani deceduti: “Sono venute meno assistenza e condizioni di ricovero umanamente adeguate”. Sotto accusa anche i dati epidemiologici inviati a Roma.

“Acqua, acqua, acq..” Sono state le ultime parole del padre di Rocco Lombardi, morto col covid al Cardarelli di Campobasso il 9 novembre. Un messaggio whatsapp mai inviato, perché non ha fatto in tempo. “Mio padre aveva sete, lamentava continuamente che non lo facevano bere, che lui da solo non ci riusciva perché aveva la maschera, e ci ha detto chiaramente, a me e ai miei fratelli, di denunciare quello che gli stava accadendo in ospedale”. Porta le registrazioni, ha i filmati e i vocali a documentare quei terribili giorni, dal 2 all’8 novembre, pria della fine. “Anche per questo è nato il comitato, e anche per tenere fede alle sue ultime volontà oggi chiedo giustizia, voglio sapere cosa gli è successo”.

Il Cardarelli di Campobasso è un luogo di dolore ma, per i familiari dei morti molisani, è anche un posto che impasta lo strazio e la rabbia. E che contiene un interrogativo come un enigma ancora insondabile. Queste morti, certe morti, si potevano evitare? Sarebbe stato diverso se ci fosse stata una maggiore assistenza e se, precisa un altro dei figli che ha perso un genitore, Francesco Mancini di Riccia, presidente del neo comitato, “se i malati non fossero stati privati della dignità?”

Il comitato che oggi pomeriggio è stato presentato sulla piattaforma zoom alla presenza oltre che di diversi esponenti direttamente interessati anche di medici e responsabili di associazioni del territorio, si chiama così: “Dignità e Verità per le vittime Covid”.  Le testimonianze si susseguono e dipingono l’incubo del ricovero nelle parole di chi è rimasto e soprattutto nelle domande che restano senza risposta. “Perché è stato negato un bicchiere d’acqua?” “Perché non è stata data assistenza umana, oltre che medica?” “E’ così che si muove di covid? Non c’è un altro modo, un modo più dignitoso, meno crudele?”.

“I nostri cari morti di Covid privati della dignità”. Nasce il Comitato Vittime, che chiede verità: “Chi ha sbagliato deve pagare”

L’avvocato Vincenzo Iacovino, che ha ricevuto l’incarico di seguire i familiari in un percorso che non sarà semplice né veloce, annuncia la prima azione: “Accesso agli atti perseguendo un obiettivo di trasparenza, per verificare se ci sia stata trasparenza in questa pandemia”. Verranno chieste cartelle cliniche e storie cliniche dai soggetti “portatori di interesse” per verificare anche “se siano morti di stenti, perché non abbiano potuto bere un ultimo bicchiere d’acqua, o avere una parola di conforto e di sostegno. E’ evidente – esplicita il legale – che siamo davanti a una grave carenza di assistenza sia medica che infermieristica”.

Ma Iacovino va oltre, infilza il punto cruciale della questione che oggi, attraverso la voce delle vittime, amplifica il tema principale del territorio, la sanità o meglio la sua gestione, che durante l’incontro viene bollata come fallimentare. “Abbiamo il fondato dubbio che la Regione non abbia mandato i dati reali al Ministero, laddove si stabiliscono i famosi parametri epidemiologici”.

Nessuno sa o può spiegare dove starebbe la presunta falsificazione, che si ricava semmai da una sorta di sillogismo al quale fa riferimento l’avvocato Iacovino sostenuto anche da altri partecipanti. Il Molise è zona gialla pur avendo una situazione ospedaliera critica e un numero di decessi elevato, dunque c’è qualcosa che non torna.  Questa la sintesi. E quello che non torna, incalza il legale, sono le scelte fatte a monte: “Se c’è qualcuno che ha fatto sporca politica su questi dati deve sapere che ha fatto sporca politica sulla pelle delle persone, perché l’unica cosa certa di questa situazione indecorosa sono i morti”.

Nadia Perrella racconta la tragedia della mamma, ricoverata in una struttura per anziani a Bojano. “L’ambulanza è rimasta ferma lì davanti due ore e mezza aspettando il nulla osta da Campobasso, dove non c’era posto.  Finalmente, dopo decine di chiamate dalla dottoressa del 118, è stata portata in Pronto Soccorso e lì è rimasta due giorni prima del ricovero in Malattie Infettive. Ha resistito 5 giorni, poi se n’è andata”.

“I medici – chiarisce – sono stati sempre gentilissimi e disponibili. Ma io non so cosa è successo lì dentro. So solo che tutto dovevo farglielo avere io, dalle salviette detergenti alle bottigliette di acqua”.

Maurizio Benassi condivide la sua, di storia: “L’ambulanza è venuta a prendere mamma che mentre è stata  prelevata ha riportato una bruttissima ferita alla gamba. Due giorni dopo il medico mi ha rassicurato dicendo che la ferita al braccio andava meglio. E io sono caduto dalle nuvole. Che succede in ospedale?”.

Che il personale sia scarso si sa, non è un mistero. E si sa anche che la situazione del Cardarelli di contrada Tappino, per quanto drammatica, assomiglia a quella di moltissimi ospedali italiani sotto attacco. Così torna la nota dolente, il “peccato originale” come lo definisce il dottor Iuliano. Il mancato piano per fare dell’ospedale Vietri di Larino il centro covid del Molise. “Sono riusciti a fare un centro un centro covid nell’unico ospedale che abbiamo, complimenti” è la chiosa sarcastica di Iacovino che pone in evidenza l’atto di politica omissiva da parte della regione nel non far passare il piano covid incentrato sul Vietri, “che avrebbe dato opportunità di lavoro e di ricerca. Il naufragio del Vietri covid Hospital in questo modo vergognoso ha una responsabilità precisa”. Ripercorre le ultime vicende, l’ordinanza con la quale il governatore Toma intima al commissario Giustini di sottoscrivere le convenzioni con i privati cioè le strutture Neuromed e Gemelli per reperire altri posti di degenza covid e terapia intensiva. “Un atto eclatante e palesemente illegittimo” lo definisce “arrivato dopo che il Tar ha bastonato Toma dicendo che lui non poteva fare contrattualizzazioni nè accreditamenti perché la competenza è prerogativa esclusiva del commissario. Mi auguro che si valuti l’operato del governatore e la revoca del direttore generale Asrem, perché è nei poteri di Giustini”.

Il comitato non vuole affrontare la questione da un punto di vista politico, ma la politica non può restare fuori dalla stanza. La sensazione diffusa, che più volte viene sottolineata ora da uno ora da un altro, è che le vittime abbiano pagato scelte gestionali fallimentari. Per Gaspero Di Lisa, Presidente dell’Associazione che riunisce gli ex consiglieri regionali, “la ricaduta ha colpito la salute dei cittadini. La gestione della sanità – sostiene – è confusionaria”, paragonandola a una nave senza nocchiero.

L’aspetto positivo, rimarca, “è la presa di coscienza della popolazione “. Mentre ci si organizza per mettere a segno le prime azioni finalizzate ad accertare la verità, ammesso che alla verità si possa arrivare, resta la riflessione sulla salute e il diritto alla cura. “Se oggi si ha paura di entrare in ospedale i- l riassunto conclusivo affidato all’avvocato – questa è la certificazione del disastro sanitario”.

leggi anche
Bara covid
Molise
“Irresponsabile gestione della pandemia”: comitato vittime Covid denuncia il ‘disastro sanitario’ a tre Procure
commenta