Le conseguenze della pandemia/1

Le partite Iva bastonate nel 2020 da incubo: “Tanti stanno soffrendo e molti hanno già chiuso”

Il direttore di Confesercenti Termoli Massimiliano Orlando traccia un bilancio fortemente negativo dell'anno che sta finendo. "Chi pensa che in 2 mesi d'estate si sia lavorato abbastanza non si rende conto. Serve programmazione per uscire dalla crisi"

Il Covid, le restrizioni, le mille diverse normative. Per le partite Iva il 2020 è stato un’odissea. In molti hanno deciso di cercare altre strade, qualcuno resiste. Ma è sempre più difficile, specie in una regione che non ha un tessuto imprenditoriale così corposo come il Molise. Massimiliano Orlando, direttore della Confesercenti Termoli, fa il punto della situazione e indica come si potrebbe uscirne.

Come escono le attività del territorio da quest’anno cosi difficile?

“Molti imprenditori non usciranno da un anno cosi difficile perché sono già usciti, ed intendo dire che hanno chiuso la partita Iva e pertanto le loro attività non vedranno il 2021. Ne ho incontrati alcuni a lavorare presso loro ex colleghi come dipendenti e presso il nostro sportello di Termoli sono sempre più numerosi gli imprenditori che dichiarano di voler cedere l’attività.

Non è stato solo un anno difficile, è stato un anno difficile che ha seguito una lunga serie di anni difficili. È questo il principale problema. Gli imprenditori di ogni settore hanno sperato a lungo che la situazione potesse migliorare e quando si iniziavano ad intravedere i primi segnali positivi è arrivato il covid.

Poche, pochissime aziende, tirando le somme, potranno dire di aver incrementato o mantenuto stabile il proprio fatturato nel 2020. Sono quelle che, per le caratteristiche merceologiche o dei servizi offerti, hanno avuto addirittura una crescita proprio per il covid. Mi riferisco, solo per fare alcuni esempi, ad aziende che offrono servizi di sicurezza, laboratori di analisi o market di piccole dimensioni. Le altre invece hanno sofferto, stanno soffrendo e probabilmente continueranno a soffrire ancora a lungo”.

Nemmeno l’estate vissuta quasi normalmente ha aiutato?

“Sento spesso affermare, da chi non è del settore, che questa estate in Molise abbiamo avuto un turismo eccezionale grazie anche al covid ed alle peculiarità della nostra regione, come se si volesse dire a chi opera nei settori della ricettività e della somministrazione, non lamentatevi perché avete lavorato. Nulla di più sbagliato. Due mesi, seppur intensi, sono arrivati dopo il lockdown e prima di festività natalizie blindate. Bollette e affitti arrivano invece 12 mesi all’anno. Il bilancio lo si fa alla fine.

Ma voglio chiudere la sua domanda anche con un’altra riflessione questa volta più ottimistica. Mi chiede come escono le attività da un anno cosi difficile? Ne escono certamente anche trasformate, così come gli imprenditori. Per chi ce la farà a restare in piedi, il 2020 lo potrà ricordare anche come un anno di maturazione per le proprie capacità imprenditoriali”.

In questo senso non deve essere semplice stare sempre al passo con nuove normative. 

“Sa cosa vuol dire star dietro a Dpcm che si sono susseguiti con una cadenza a volte anche settimanale? Il più delle volte intervallati da ordinanze comunali e decreti di Giunta regionale? Sa cosa vuol dire leggere un testo e non capirlo a fondo perché scritto male o in contrasto con altri? Il caso del modello ‘Dvr rischi covi’” in Molise è emblematico e tante attività per l’interpretazione di quel testo hanno ritardato la riapertura anche di una settimana. Sa cosa vuol dire dover cambiare l’orario di apertura più di una volta al mese, passare dall’accoglienza in sala, all’asporto al domicilio di continuo? Sa cosa vuol dire per la programmazione ed il rapporto con clienti e fornitori non sapere se la settimana successiva si potrà stare aperti, fino a che ora e come? Gli imprenditori hanno dovuto rispolverare le nozioni di matematica, tecnica e geometria per delimitare percorsi sicuri all’interno dei locali; nozioni di design per elaborare la segnaletica da esporre in vetrina; hanno dovuto sostituirsi alle forze dell’ordine per controllare, mentre gestivano l’attività, che fuori dal locale non ci fossero assembramenti; hanno dovuto spesso anticipare i soldi della cassa integrazione che non è arrivata per troppi mesi; hanno dovuto subire la mortificazione di un ristoro di poche centinaia di euro, appena sufficiente alla spesa settimanale per se stessi e la famiglia, non certo per pagare neanche parte di una delle bollette arrivate comunque a destinazione.  Una bella prova di carattere, non trova?”.

Decisamente. Ma quali sono i settori che hanno sofferto di più?

“Certamente quelli più penalizzati dalle chiusure totali o da provvedimenti restrittivi che hanno snaturato il servizio e mi riferisco alle palestre ed ai centri sportivi, alle sale ricevimenti e alla somministrazione in genere. Ma non solo. Basta dare uno sguardo ai Dpcm e chiedersi per ogni provvedimento restrittivo: chi lavora nel settore come farà ad andare avanti?

È cronaca di questi giorni la stagione invernale. Sa quanti giovani partivano da Termoli e dal Molise per andare a lavorare presso quelle attività? Anche tanti nostri allievi dei corsi da pizzaiolo, caffetteria o barman. Sarà dura anche per loro, soprattutto quando queste persone hanno una famiglia da mantenere”.

massimiliano orlando confesercenti

I vari decreti ristori hanno raggiunto tutte le categorie? Sono sufficienti?

“Molte delle chiusure attuali dipendono anche dall’insufficienza dei passati ristori e dal ritardo dell’erogazione degli stessi, anche se, visti gli esigui importi, poco avrebbero potuto fare rispetto a situazioni ormai compromesse. In altre nazioni, come ad esempio la Germania, durante il primo lockdown in pochissimo tempo gli imprenditori hanno ricevuto un vero e proprio aiuto economico, non certo un “ristoro”. In Molise poi abbiamo assistito a provvedimenti a dir poco farseschi.  Contributi a fondo perduto ai più abili e veloci nel click day e domande da compilare incomprensibili. Meglio non farli che farli in questo modo.  Con il ristoro quater di questi giorni apprezzabile è la proroga totale o parziale delle scadenze fiscali per coloro che hanno avuto significative perdite di fatturato e molti altri codici Ateco sono stati inseriti tra le categorie beneficiarie del bonus. Un necessario adeguamento in corsa da parte del Governo”.

 

Oltre alle conseguenze della pandemia, c’è qualche problema endemico che il nostro territorio sconta e che dovrebbe migliorare al di là dei problemi dovuti al covid-19?

“Prima della pandemia il Molise a quanto pare non esisteva…vero? O almeno è questo il tormentone che ironicamente in tanti hanno portato avanti su social e riviste nazionali. Alle volte in libreria ho aperto gli atlanti geografici per verificare se non ci fosse un errore di stampa da parte della Garzanti o della De Agostini. Poi c’è voluto il covid per far triplicare le presenze nella nostra regione. C’è voluto il covid, ripeto, non è stato un piano di comunicazione per una precisa volontà politica. Triplicare le presenze vuol dire benefici per attività, giovani e famiglie. Vuol dire crescita, ricchezza, occupazione, servizi. Nelle nostre lezioni del corso di somministrazione alimenti e bevande il docente di merceologia presenta una mappa dell’enogastronomia territoriale molisana. Dal mare alla collina alla montagna una varietà di prodotti e ricette invidiabile. Per non parlare delle ricchezze paesaggistiche e naturalistiche. Per molto meno altri territori sono cresciuti ed è cresciuto il benessere della popolazione. Ma tutto questo, diciamoci la verità, spesso non lo conosciamo neanche noi. Come possiamo pensare di promuoverlo?”.

Cosa manca al Molise?

“Quello della mancanza di una precisa programmazione per la valorizzazione e lo sviluppo del territorio ritengo sia il nostro principale problema.  Mi chiedo: quando la pandemia sarà passata, perché prima o poi passerà, saremo in grado di mantenere queste presenze sul nostro territorio?

Per programmare c’è bisogno di volontà politica e soprattutto di capacità politica. Troppo spesso lo si fa male e senza una visione di lungo periodo.  Non sono sufficienti le pur lodevoli iniziative spontanee, o le capacità dei singoli imprenditori”.

Qual è il provvedimento che chiedete di cambiare prima possibile e perché?

“Non è certo una misura anti covid ma è certamente una misura di stretta attualità presa in periodo covid e per la quale colgo l’occasione per dar voce ad un intervento dei vertici della nostra associazione nazionale Confesercenti. La lotteria dello scontrino. Facciamo presente come associazione di categoria che solo un registratore di cassa su tre è ‘attrezzato’ per partecipare alla lotteria dello scontrino. Partire già a gennaio vorrebbe dunque dire escludere migliaia di attività del commercio, della ristorazione e dei servizi che, anche per l’emergenza Covid, non hanno avuto la possibilità di rinnovare il registratore di cassa o procedere all’adeguamento del vecchio.

Il solo adeguamento dei registratori di cassa costerà alle imprese circa 400 milioni di euro: una cifra difficile da sostenere in questo momento, con la prospettiva di un Natale sotto le attese o addirittura di stop del lavoro per via delle regole di contenimento della pandemia”.

Ci sembra dunque chiaro che non ci siano le condizioni per far partire la Lotteria già a gennaio. Farlo vorrebbe dire escludere dalle vincite migliaia di consumatori e piccoli esercenti. Occorre rivedere le tempistiche, spostando il termine di almeno sei mesi. Anche le regole della lotteria, però, vanno ricalibrate: attualmente, il meccanismo di vincita è squilibrato, perché garantisce più possibilità di vittoria a chi emette più scontrini. Un vantaggio evidente per i giganti della grande distribuzione rispetto ai piccoli esercenti, ed un ennesimo elemento distorsivo della concorrenza”.

leggi anche
matrimonioborgo
Le conseguenze della pandemia/2
Cerimonie saltate, professionisti e artigiani in crisi. A rimetterci di più sono i giovani
goldeat rider consegna domicilio
Le conseguenze della pandemia/3
Le consegne a domicilio e un boom che non c’é: “Il delivery può salvare la ristorazione ma il Molise deve digitalizzarsi”
commenta