Il rapporto

Le mani di Camorra e Società foggiana sulle aziende molisane: 28 interdittive antimafia, in un anno +366%

Prodotti alimentari, rifiuti ed edilizia sono i settori che fanno gola alla criminalità organizzata nella nostra regione. Il Prefetto Maria Guia Federico: “L’aumento di questi provvedimenti è il segnale della grande attenzione che prestiamo al territorio”

Nel 2019 le interdittive antimafia emesse in Molise erano state 6. Nel 2020 il numero è salito a 28, che significa +366 per cento rispetto all’anno precedente.

Edilizia, rifiuti e alimentari sono i settori nei quali sono stati individuati nomi della criminalità organizzata che hanno indotto le autorità a verifiche e accertamenti, conclusi con l’altolà a firma del prefetto.

Campania e Puglia le regioni che tentano di “accaparrarsi” il Molise. Nomi sospetti, che trasferiscono fittiziamente le sedi aziendali in regione per cercare di sfuggire ai controlli che invece puntualmente (e per fortuna) subiscono in maniera capillare.

“L’aumento del numero di interdittive emesse – conferma, infatti, il prefetto di Campobasso, Maria Guia Federico – è il segnale che nulla sfugge alle nostre ispezioni sul territorio. Numeri che vanno letti, quindi, in un’ottica di rassicurazione alla popolazione molisana. Perché chi arriva in Molise pensando di poter facilmente sviare ogni tipo di analisi investigativa, deve sapere che sbaglia. Tant’è che il numero dei provvedimenti firmati sta proprio a dimostrare quanto siano scrupolose le nostre verifiche”.

A fare luce sul fenomeno è il rapporto “La tempesta perfetta. Le mani della criminalità organizzata sulla pandemia” curato da Libera e da Lavialibera nel quale convergono i dati del lavoro portato a termine in questo lungo e drammatico anno. Numeri che sono il frutto del lavoro compiuto da carabinieri, polizia, guardia di finanza, direzione investigativa antimafia, procura.

Il capo della procura di Campobasso, Nicola D’Angelo, anche nell’ultima conferenza stampa di ottobre in occasione di “operazione Intoccabili” aveva nuovamente lanciato il campanello d’allarme: “Non credete che la criminalità organizzata sia distante dalla nostra terra. E’ qui, e tutti i giorni tenta insediamenti specifici che noi ci impegniamo a contrastare anche con la guerra alla droga”.

L’emergenza sanitaria ha favorito in un certo senso la crescita dei profitti del malaffare. Perché dal turismo, alla ristorazione passando per il settore sanitario e quello dei rifiuti, sono questi i rami che più soffrono gli effetti devastanti della crisi economica causata dal covid 19. E la mafia non è arrivata impreparata: senza regole se non quelle del clan, si è immediatamente adattata ai mutamenti socioeconomici sfruttando povertà e bisogno di lavoro.

Ecco allora che nei primi nove mesi del 2020 in tutt’Italia si viaggia sulla media di sei interdittive al giorno. Il Ministero dell’Interno ne registra 1637 con un incremento del 6,3 per cento. E in percentuale il Molise è la regione che fa registrare la percentuale di controlli e quindi di casi scoperti, superiore alle altre regioni: +366 per cento. La Campania +229 per cento, l’Emilia Romagna +89 per cento, la Toscana +160 per cento.

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