Termoli

Il San Timoteo, nei fatti e nei dati, è già ospedale misto. Entro gennaio 6 posti covid in prefabbricato e 3 in Rianimazione

I ricoveri covid in Medicina d'Urgenza sono all'ordine del giorno. Le camere sono occupate da malati col virus e di notte, quando manca il medico, la consulenza Covid la fa il dottore del pronto soccorso che passa da pazienti infetti a pazienti ordinari, con tutti i rischi del caso. Nessuno lo ammette a voce alta, ma la realtà è ben diversa dalle "carte", come sono anche diversi i numeri dei ricoveri covid in Molise. Intanto il Piano ammette la criticità con la volontà di realizzare entro gennaio un prefabbricato dotato di 6 posti covid e di dotare la Rianimazione di 3 postazioni di ventilazione covid.

Sulla carta l’ospedale di Termoli non potrebbe ricoverare pazienti col covid. Non è previsto, né è riportato negli atti ufficiali della gestione sanitaria. Difatti il direttore generale, che l’altro giorno è stato in visita nel nosocomio di Colle Macchiuzzo, è stato tranchant: “Non ci sono ricoveri Covid a Termoli”. Oreste Florenzano ha ragione nella misura in cui fa parlare “le carte”, la documentazione afferente il Piano di Emergenza sanitaria in corso, secondo il quale l’unico centro hub deputato al trattamento di malati covid è il Cardarelli di Campobasso.

Ma la realtà, specie in una problematica tanto complessa e piena di variabili e esperienze pratiche fatte “sul campo”, è ben diversa. Il San Timoteo è di fatto un ospedale misto, perché accoglie anche pazienti Covid. Tanto che le due stanze di Medicina d’Urgenza sono tuttora occupate da due persone con complicanze da virus, certificato a sua volta da tampone molecolare.

“Ci sono stati giorni in cui i ricoveri covid erano anche 5 o 6, e non è vero che i pazienti sono stati trasferiti al Cardarelli immediatamente. Sono rimasti giorni da noi. Alcuni sono perfino guariti dal Covid e sono stati dimessi, facendo rientro a casa”.

A parlare è un medico, che per ragioni ormai arcinote non può metterci né la faccia né il nome. Vige ancora la regola inderogabile che vieta ai dottori di parlare di gestione sanitaria con i giornalisti. Di conseguenza le informazioni – e le conferme – si devono cercare col lanternino e siamo noi giornalisti a dovercene assumere la responsabilità piena.

Pronto soccorso covid triage

Ma la verità su come stanno le cose bisogna pur dirla: la trasparenza è l’arma migliore per affrontare una emergenza che ci riguarda tutti, dall’apice della dirigenza Asrem e della Regione Molise fino all’ultimo cittadino molisano.

E la verità, prove alla mano, è che da settimane il reparto di Medicina d’Urgenza del San Timoteo ricovera esclusivamente pazienti Covid. I ricoveri avulsi dall’infezione vengono disposti nei reparti di Medicina Generale (dove al momento persiste ancora il blocco in considerazione di personale contagiato), Chirurgia, Ortopedia, Urologia. Chi ha bisogno di cure mediche ospedaliere finisce qua dopo essere passato per il Pronto Soccorso, reparto no covid che suo malgrado è costretto a condividere nelle ore notturne medico e infermieri con il reparto covid di Medicina d’Urgenza. E con tutti i rischi del caso.

Il personale è poco, non basta a coprire la turnazione della notte. E accade – sistematicamente – che il medico del Pronto Soccorso (ma anche gli infermieri, visto che in Medicina d’urgenza ce ne sono 4 positivi e temporaneamente in isolamento a casa) sia chiamato in Medicina d’Urgenza per un caso di sospetto covid, che magari dopo il test rapido si conferma essere covid. Il medico e l’infermiere curano il malato covid ma poi, terminata la consulenza, rientrano in Pronto soccorso ed entrano in contatto con pazienti no covid che arrivano per una gamba fratturata, una puntura di insetto, un incidente stradale.

Pronto soccorso covid triage

Ovviamente medici e infermieri sono scrupolosi, indossano correttamente i dispositivi di protezione, si igienizzano a tutto spiano e fanno molta attenzione quando attraversano il corridoio che divide la Medicina d’urgenza dal Pronto soccorso. Ma un Pronto soccorso – e chi lo ha frequentato almeno una volta lo sa bene – non è un reparto qualsiasi. E’ l’avamposto della cura, un luogo in cui il fattore tempo è determinante. In cui si corre, ci si precipita per salvare vite umane. E dunque tutta la scrupolosità del mondo non sempre evita di contagiarsi e, di rimando, di contagiare.

Non è accaduto, almeno finora, a Termoli. Ma non è impossibile che accada e questo è il motivo per cui, in una prospettiva realistica, si dovrebbe dotare il reparto di un medico in più, almeno per i turni di notte. Un medico dedicato solo al covid che indossi a inizio turno la tuta, la doppia mascherina, i doppi guanti, la visiera e si svesta dell’equipaggio a fine turno. Continuare a smentire che al San Timoteo ci siano ricoverati covid non fa bene alla causa, tutt’altro.

Ai medici dell’Urgenza è capitato una infinità di volte di chiamare l’ospedale Cardarelli per chiedere un letto covid e sentirsi dire che non c’era posto. E anche questo è un fatto, supportato da testimonianze reali. Ce ne assumiamo la responsabilità perché, pur non condividendo affatto la legge bavaglio che grava in capo ai medici, siamo consapevoli che stanno lavorando già al costo di enormi sacrifici e con tutta la dedizione possibile e non è certo nostra intenzione aggiungere guai.

Le cose comunque stanno così, lo affermiamo dopo averlo verificato. I ricoveri covid del San Timoteo non c’entrano nulla con l’area grigia, che è una stanza ricavata sulla sinistra del corridoio dove i pazienti sospetti possono sostare uno per volta. “Gli altri, quando ne arrivano più di uno contemporaneamente, aspettano in corridoio”. Le due stanze di Medicina d’Urgenza sono invece occupate da pazienti covid, e per ovvie ragioni il reparto non può mettere a disposizione altri posti letto per i no covid.

Questo significa anche un’altra cosa: il numero dei ricoveri covid in Molise, quello sul quale si fanno i conti e si elabora l’algoritmo che assegna alle regioni un colore (giallo, arancione, rosso) sono più numerosi di quelli comunicati dalla Asrem nel consueto bollettino giornaliero. Ci sono, per esempio, i ricoveri covid di Termoli, come i ricoveri covid nella Rsa di Venafro (almeno 12 provenienti dalla Rsa di Larino, su un totale di 19 posti letto complessivi).

PREFABBRICATO DA 6 POSTI LETTO E 3 POSTAZIONI IN INTENSIVA PER MALATI COVID ENTRO GENNAIO

In ogni caso, al di là delle dichiarazioni di circostanza, il fatto che il San Timoteo sia già, nei fatti, ospedale misto, è confermato dalla decisione di dotarlo di un prefabbricato destinato solo ai pazienti covid. La struttura, sulla quale il dg Florenzano ha fatto qualche accenno sia ai medici che all’agenzia Ansa, troverà spazio nel parcheggio chiamato “dei dipendenti”, sul lato d’ingresso in Viale Padre Pio, proprio dove c’è la statua del santo con le stigmate, da sempre caro ai malati. Si tratterà di una costruzione prefabbricata – per la quale i tecnici del ministero lunedì scorso hanno preso anche le misure – con 6 posti a disposizione per ricoverare pazienti contagiati e in gravi condizioni.

Anche il Pronto Soccorso sarà ristrutturato per separare nettamente i due percorsi (che al momento condividono lo stesso corridoio) e ricavare un’area grigia degna di questo nome al posto della stanzetta attuale, nella quale i medici non possono fare entrare più di un malato alla volta perché non offre pareti divisorie. Non solo: la volontà comunicata al San Timoteo di Termoli è anche quella di aumentare i posti di terapia intensiva ricavando 3 postazioni per pazienti intubati con infezione covid in uno spazio separato dalla terapia intensiva tradizionale grazie a una parete da murare e alla costruzione di un nuovo ingresso.

Al momento infatti la Terapia Intensiva del San Timoteo non è (e non potrebbe essere) covid: per tale definizione occorre una figura di rianimatore specifico e un sistema di ventilazione meccanica preciso. Tempi di realizzazione annunciati per l’adeguamento del San Timoteo: entro gennaio.

IL COMMISSARIO GIUSTINI: PARTE DI UNA RETE DI POTENZIAMENTO UNICA PER OSPEDALI MOLISANI

“La ristrutturazione del Pronto Soccorso, la dotazione di 6 posti Covid e 3 di intensiva, rientrano nel potenziamento della rete emergenziale approvata a luglio scorso” sintetizza il commissario Angelo Giustini, chiarendo che anche al Veneziale di Isernia verranno ricavati 2 posti di Intensiva in più “nell’ambito della rete unica di potenziamento che coinvolge il Cardarelli e gli altri ospedali pubblici molisani. “Roma – spiega il commissario straordinario alla sanità che si occupa, precisa, di programmazione e non di gestione – ha approvato il potenziamento nell’ex Hospice del Cardarelli con 9 posti di terapia intensiva, altri 3 a Termoli e altri 2 a Isernia. I 14 posti letto che si ricaveranno, nell’attuazione della rete (che avverrà ormai nel 2021, ndr) fanno parte di un unico blocco”.

Perché il Vietri non sia stato preferito alla soluzione del Cardarelli è una domanda alla quale il commissario risponde così: “Dico solo che dal mio punto di vista la scelta del Vietri era la più azzeccata e ricordo che la richiesta di modifiche che è stata presentata come un rifiuto non ha il profilo di legge ma è una semplice linea guida, una circolare per intenderci. Non mi addentro tuttavia sulle ragioni politiche, il mio ruolo è un altro”.

Infine, in riferimento alle mancate convenzioni con i cinque privati per la cui firma Toma ha emanato addirittura una ordinanza che intima alla struttura commissariale di provvedere, Giustini dichiara che “Le richieste sono state fatte ma i privati non hanno alcun obbligo di mettere a disposizione posti letto per l’emergenza sanitaria in assenza di un decreto o di una norma, come avvenuto invece nello scorso marzo. Di conseguenza io devo rispettare la legge e non posso obbligare nessuno”. 

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