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Il dramma della Sanità molisana. Anni di mala gestione e un commissariamento che dura da oltre un decennio

La pandemia ha acuito e messo sotto i riflettori una tragica realtà sanitaria con cui il Molise convive da decenni. Piano di Rientro, disavanzo, gestione commissariale, rapporti tra Regione e Stato: il tema "caldo" del momento illustrato dall'avvocato Giusy Di Lalla

Giusi Di Lalla, 30 anni, avvocato. Dopo la laurea e uno stage in magistratura, ha lavorato presso le Istituzioni europee a Bruxelles. Rientrata in Italia ha conseguito il titolo di avvocato ed un master per l’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche. Vive in Molise dove svolge la sua professione.

Giusy Di Lalla Neural Network

 

 

Quando e perché la sanità molisana è stata commissariata?

Il Molise è sottoposto a commissariamento dal 2009. La risposta al perché è semplice: la Regione Molise nell’ultimo ventennio (ma probabilemente il processo di mal governo è cominciato ancora prima) non ha avuto una classe dirigente e politica competente in grado di allocare le risorse disponibili in modo efficace, efficiente e trasparente.  Si è speso tanto e male. Il denaro pubblico non è stato investito nei settori strategici, men che meno in ambito sanitario. Sono stati contratti numerosi debiti con i fornitori, tutto ciò ha determinato un disavanzo pubblico spaventoso per una regione così piccola ed un conseguente aumento dell’IRAP e dell’IRPEF. Siamo entrati di fatto in un circolo  vizioso che ci impedisce di uscire dal Piano di rientro firmato nel 2007.

 

Cos’è il Piano di rientro?

Il Piano di rientro è parte integrante degli accordi stipulati dal Ministero della Salute e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con la singola Regione. I piani di rientro sono nati con la Legge finanziaria del 2005 (Legge 311/2004) . Essi  devono contenere sia le misure volte a garantire l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (i LEA) in conformità con la programmazione nazionale e con il DPCM 12/01/2017 di fissazione dei LEA, sia le misure per garantire l’equilibrio di bilancio sanitario. In caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, i Piani di rientro proseguono secondo programmi operativi, di durata triennale. La Legge Finanziaria del 2007 ha reso operativa la modalità di affiancamento da parte del Governo centrale alle Regioni che hanno sottoscritto gli accordi contenenti i Piani di Rientro.

 

In cosa consiste l’affiancamento del Governo alle Regioni?

L’affiancamento intende rispondere alle esigenze di supporto alle attività di programmazione, gestione e valutazione dei relativi Servizi Sanitari Regionali. Esso si realizza qualora dall’esito delle verifiche dei Tavoli di monitoraggio emerga il perdurare dell’inadempienza di una regione in Piano di Rientro sia sotto il profilo economico-finanziario che di erogazione dei livelli essenziali di assistenza. In tali casi,  il Consiglio dei Ministri, in attuazione dell’art. 120 della Costituzione, nomina un Commissario “ad acta” per l’intera durata del Piano di Rientro. Viene così definito un mandato con diversi obiettivi il cui raggiungimento è valutato dai Tavoli di monitoraggio in occasione delle periodiche riunioni. Questo è quanto è accaduto alla Regione Molise firmataria di un Piano di rientro che dura dal 2007.

 

Quali sono le Regioni sottoposte a commissariamento in Italia?

Le Regioni per cui, ad oggi, è previsto un Commissario ad acta per la prosecuzione del Piano di Rientro sono due: il Molise e la Calabria.

 

Dunque la nostra situazione è equiparabile a quella della Calabria ?

 Oggettivamente no, soggettivamente si. Parto dal punto di vista oggettivo. Ad oggi ci troviamo nelle stesse condizioni della Calabria perché siamo le uniche due Regioni commissariate, con una contabilità che farebbe rabbrividire qualsiasi economista. Siamo due Regioni senza una guida ed un progetto politico unitario che sia in grado di fronteggiare la pandemia e l’impatto sociale che ne consegue. Tuttavia, soggettivamente, la nostra condizione non è neppure lontanamente paragonabile a quella calabrese. Il Molise è una terra dai confini territoriali molto più ristretti, con una popolazione di poco più di trecento mila abbitanti contro i quasi due milioni della Calabria e soprattutto la nostra è una Regione caratterizzata da una storia diversa.  I problemi della calabria affondano le loro radici nella mala vita organizzata. Pertanto le erogazioni dei servizi pubblici essenziali si trovano a fare i conti (letteralmente) con un tessuto criminale ben più infiltarto ed ingombrante rispetto a quello molisano. Per tale ragione (e non solo), la mala gestione della sanità in Molise non è giustificabile. E’ inaccettabile.

 

Quanto tempo verosimilmente occorrerebbe perché il Molise esca dal piano di rientro riducendo il disavanzo pubblico?

Se i numeri non mentono, ancora molto direi. Nel corso del Tavolo di monitoraggio (incontro organizzato tra Stato e Regione per procedere alla verifica dell’andamento dei piani operativi) dello scorso 18 maggio 2020 è emersa una situazione economico-finanziaria ancora molto lontana dal risanamento.

Per quanto riguarda il Conto consuntivo 2018, è emerso un disavanzo di 29,627 mln di euro. Inoltre, “la Regione Molise presenta un’eccedenza delle uscite sulle entrate per un valore pari a 82,741 mln di euro. Dopo il conferimento parziale delle aliquote fiscali preordinate dal Piano di rientro alla copertura del disavanzo sanitario, come aggiornate dal competente Dipartimento delle finanze a novembre 2019 e pari a complessivi 13,357 mln di euro, residua un disavanzo sul Conto economico IV trimestre 2019 di 69,384 mln di euro”. Ancora, secondo quanto emerge dal rapporto pubblicato sul sito ufficiale della Regione Molise, “In considerazione della perdita 2018 non coperta e del mancato impegno di coperture fiscali anno d’imposta 2018 e precedenti a favore del SSR, il risultato di gestione cui dare copertura è pari a 79,454 mln di euro. Per quanto concerne i tempi di pagamento dei fornitori del SSR, si segnala un ritardo nei pagamenti sia da parte della GSA che da ASReM, effettuati oltre i termini previsti dalla normativa vigente. A tal proposito, i Tavoli richiedono che sia predisposto nel Programma Operativo 2019-2021 uno specifico piano di intervento inerente il percorso teso al rispetto dei tempi di pagamento”.  Lascio ai lettori la libera interpretazione dei dati.

 

Considerando che dovremmo convivere ancora molto con questa situazione, secondo lei il commissariamento è un bene o un male?

 A questa domanda non corrisponde una risposta univoca e immutevole. Bisogna innanzitutto ricordare il ruolo principale del commissario ad acta: quello di far quadrare i conti. Si rammenta che i piani di rientro sono siglati di concerto con il Ministero della Sanità ed il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze). Per cui si tratta di accordi che vanno a tutelare due princìpi costituzionali ben distinti e spesso confliggenti: il diritto alla salute (art. 32 Cost.) e il principio del pareggio di bilancio (artt. 81, 97, 117 e 119 Cost.). Il perseguimento di detti princìpi, per la maggior parte delle volte, richiede l’adozione di provvedimenti contrastanti. Faccio un esempio banale per far comprendere il senso di quanto ho appena affermato: per garantire il diritto alla salute ho bisogno di 50 terapie intensive, per garantire il pareggio di bilancio devo ridurne il numero a 10. La conseguenza è un bilanciamento di interessi che vede la soccombenza di un diritto costituzionalmente garantito rispetto ad un altro. Cosa, peraltro, verificatasi in maniera eclatante con la chiusura dell’Ospedale “G. Vietri” di Larino che in passato ha rappresentato un fiore all’occhiello per il Molise.Verrebbe così da dire che “la colpa” di questi tagli sia da attribuire al Commissario. In realtà siffatte drastiche misure si sono rese necessarie a causa degli organi dirigenti e politici regionali. La mala gestione da parte delle regioni, infatti, grazie agli ampi poteri ricevuti in seguito alla riforma del Titolo V della Costituzione ed al conseguente decentramento delle funzioni, è stata la causa di questo debito. Un cane che si morde la coda.

Certo è che fino a quando non avremmo una classe politica in grado di dare unità e certezza ad una rete sanitaria territoriale organizzata per fronteggiare situazioni come quella che stiamo vivendo non potremmo sperare ingenuamente che il commissariamento risolva i problemi della nostra sanità.

La pandemia ha soltanto  acuito e messo sotto i riflettori una tragica e raccapricciante realtà sanitaria con cui il Molise convive da decenni.

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