Dall’inizio della pandemia il consumo di alcol nelle case degli italiani è aumentato dal 180 al 200%.
Una conseguenza della depressione legata al Covid, e a dirlo oggi è l’Istituto superiore della sanità.
Già prima che il Covid la situazione sotto questo profilo non era delle migliori: nel 2019, secondo l’Istat, il 66% della popolazione faceva uso di alcol, ovvero 36 milioni di persone. Di questi, 8.700.000 erano a rischio di dipendenza, di questi, 2 milioni e mezzo di donne. Oggi sono a rischio 10 milioni di persone. E il Molise non è da meno.
Nella nostra regione si beve soprattutto birra (67,2% dei maschi e il 33,1 delle femmine ) e subito dopo segue il vino con il 66,5 della categoria maschile e il 34, 1 di quella femminile.
Il Ministero della Salute ribadisce che il consumo di alcol rappresenta un importante problema di salute pubblica, “in quanto responsabile in Europa di circa il 4% di tutte le morti e di circa il 5% degli anni di vita persi per disabilità”.
Anche sotto questo aspetto, il Molise ha un drammatico primato. Nel report inviato al Parlamento i dati dei decessi totalmente dovuti all’alcol si riferiscono all’anno 2016 e le regioni nel 2016 hanno fatto registrare i livelli statisticamente più elevati di mortalità sono state la Valle D’Aosta, la Provincia Autonoma di Bolzano, il Friuli Venezia Giulia, il Molise (con il 3,35 per cento della popolazione).
I dati individuano due fasce in pericolo: i minori e gli over 65, che sono i più inconsapevoli. La fascia di popolazione più a rischio per entrambi i generi è quelle dei 16-17enni seguita dagli anziani ultra 65enni. Verosimilmente a causa di una carente conoscenza o consapevolezza dei rischi che l’alcol causa alla salute, circa 800.000 minorenni e 2.700.000 ultra sessantacinquenni sono individui da considerare a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate, esattamente quei target di popolazione sensibile per i quali Oms e Commissione Europea raccomandano azioni di intervento, volte a sensibilizzare le persone sulla non conformità dei loro consumi alle raccomandazioni di sanità pubblica. La prevalenza di consumatori a rischio di sesso maschile è superiore a quelle delle donne per tutte le classi di età a eccezione dei ragazzi.
Resta più o meno stabile l’abitudine del “binge drinking” diffusa tra i più giovani. Significa “abbuffata di alcolici” e si tratta di uno “sballo” più veloce. SI assumono 5 o più bevande alcoliche in un intervallo di tempo molto ristretto (indicativamente 2-3 ore), a cui si possono aggiungere anche diversi tipi di droga. Il risultato è la perdita del controllo e un ubriacatura molto pesante, che in soggetti più fragili può portare a conseguenze molto gravi. Si tratta di un comportamento a rischio che rappresenta ancora un’abitudine consolidata tra i giovani, che spesso si mettono alla guida in queste condizioni.
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