Oggi su zoom

“I nostri cari morti di Covid privati della dignità”. Nasce il Comitato Vittime, che chiede verità: “Chi ha sbagliato deve pagare”

Si costituisce formalmente oggi 4 dicembre, sotto il patrocinio legale dell’avvocato Vincenzo Iacovino, il comitato “Dignità e Verità per le vittime Covid” . L’obiettivo è quello di far luce sulle vite dei defunti e sulle eventuali responsabilità delle istituzioni. “Siamo molto addolorati – spiega Francesco Mancini, il presidente - ma anche molto arrabbiati, riteniamo che è venuto meno il diritto alla salute, quel diritto scolpito anche nella Costituzione italiana”.

Abitano a Campobasso, Isernia, Termoli, Riccia, Petacciato, Santa Maria del Molise e in tanti altri piccoli borghi della regione. Sono adulti, giovani, anziani. Hanno lavori e vite diverse, ma c’è una cosa che li unisce: tutti hanno perso un loro stretto familiare per il Covid nell’ospedale Cardarelli di Campobasso.

Sono i parenti delle vittime, in special modo quelle falciate dal virus in queste ultime drammatiche settimane che hanno assistito a una escalation di ricoveri e sì, anche e soprattutto di decessi, purtroppo. Tuttavia il punto di contatto tra questo gruppo di persone, alcune delle quali ha anche trovato la forza di raccontarci lo strazio vissuto (in fondo trovate alcune storie) non è la perdita di una persona cara causata dal virus bensì la sofferenza per la perdita di dignità subita dai loro cari in punto di morte. Ed è su questo che nasce oggi il Comitato per le Vittime covid in Molise, e non è un caso se il comitato si chiama “Dignità e Verità”.

“Siamo un gruppo di persone, parenti di vittime Covid, che hanno condiviso le proprie storie. Dopo esserci confrontati abbiamo deciso di costituire un Comitato” spiega il presidente Francesco Mancini, che scegliendo di condividere l’atroce esperienza del padre Michele ha in un certo senso avviato questa esperienza collettiva che dopo un confronto in chat sfocia in una associazione che oggi sarà presentata ufficialmente, alle ore 18, sulla piattaforma Zoom.

“Vogliamo far luce sulle vite dei nostri cari e sulle eventuali responsabilità delle istituzioni, per le tristi storie che hanno coinvolto i nostri cari, cercando di restituire loro la dignità che gli è stata tolta. Siamo molto addolorati ma anche molto arrabbiati, riteniamo che è venuto meno il diritto alla salute, quel diritto scolpito anche nella Costituzione italiana che all’Art. 32 sancisce: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Non tutte le malattie conoscono terapie efficaci, e questo col covid vale ancora più di sempre. “Ma – sostiene Mancini nella presentazione – tutti i malati possono essere curati, dove la cura è intesa anche come assistenza e umanità nel renderla. Capiamo che l’adeguatezza delle cure va rapportata alle patologie e all’aspettativa di guarigione, ma soprattutto deve essere rapportata alla qualità della degenza per una prospettiva di tutela della salute e della vita. L’organizzazione è venuta a mancare proprio nei reparti vitali e questo ha comportato gravissimi disagi e sofferenze per molte persone, tra cui anche i nostri cari”.

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La situazione, secondo le famiglie coinvolte da questo progetto, “è giunta ad un punto tale da compromettere irrimediabilmente la dignità e la salute dell’individuo. Negare la dignità, significa trasformare la persona in mero organismo biologicamente vivente, privo di rispetto e considerazione..” Noi intendiamo far conoscere alle persone la nostra attività, rendere pubbliche le nostre testimonianze insieme alle altre che stiamo raccogliendo, possiamo solo anticipare che tutto ciò che sta venendo fuori mette in risalto un sistema inefficiente e fallimentare che danneggia i cittadini. Siamo intenzionati a raccogliere fondi per questo obiettivo. Intendiamo coinvolgere nuovi membri e volontari per questa causa comune. La verità deve venir fuori affinché si possa mettere fine una volta e per tutte a questo strazio, perché è proprio di questo che si tratta se pensiamo come sono morte quelle povere persone in quei reparti isolati, emarginati, abbandonati e privati di dignità”.

Pur se diverse, le storie dei morti covid in Molise hanno alcuni elementi comuni. “I nostri ammalati hanno chiesto aiuto in tutti i modi e con tutti i mezzi in loro possesso. Queste richieste, inevase, non possono e non devono essere dimenticate, anzi ciò deve servire affinchè altre persone non vengano a trovarsi nelle loro stesse situazioni. Chi ha sbagliato deve pagare, purtroppo i nostri cari non ci verranno mai restituiti, ma rendere loro giustizia diventa per noi un dovere e un obbligo morale”.

L’avvocato al quale è stato chiesto di occuparsi dell’azione giuridica a tutela della dignità e della verità è Vincenzo Iacovino.

 

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