Pillole di salute

Giorni rossi e arancioni anche per l’intestino, la ‘dieta’ del nutrizionista. “Sì agli strappi nei festivi, ma attenti ai dolci”

Festività natalizie in modalità 'clausura', e il rischio di abbuffate è uno spettro con cui dovremo fare i conti. Abbiamo chiesto qualche consiglio al nutrizionista Silvio Nanni. "Il problema non è l'eccezione di 5 giorni, il problema è quello che faremo in tutti gli altri"

silvio nanni nutrizionista

Con il lungo – e segregato – Natale che ci aspetta il rischio di prendere qualche chilo di troppo è oltremodo concreto. Reduci da mesi di clausura in casa, e di contestuale ridotta attività fisica, nonchè psicologicamente estenuati dalle conseguenze della pandemia, le leccornìe natalizie potrebbero diventare la valvola di sfogo numero uno. Con tutte le conseguenze del caso.

Ne abbiamo parlato con un esperto, il nutrizionista e farmacista Silvio Nanni, che in questa intervista ci dispensa i suoi utili e preziosi consigli alimentari.

 

Dottor Nanni, dalla sua esperienza di nutrizionista ha osservato, in questi mesi di pandemia, dei cambiamenti nel rapporto delle persone con il cibo?

“Io ho notato che durante il primo lockdown le persone – che si sono trovate spiazzate – hanno effettivamente mangiato tanto (pensiamo solo a tutte quelle dirette facebook ed instagram in cui la gente faceva dal pane alla pizza a quant’altro). In quel periodo le persone si sono sfogate in cucina – e in questo c’è anche un aspetto legato alla creatività -, in particolare per il fatto che non potevano uscire e andare nei ristoranti, e realmente molti sono ingrassati e hanno preso peso, con i valori delle analisi del sangue che sono completamente sballati. Devo dire però che tra le persone che seguivano già un regime alimentare, almeno tra i miei pazienti, non c’è stato questo tracollo. Vuoi perché avevano acquisito un’educazione alimentare, si sono contenuti abbastanza, o quantomeno ciò è successo nella maggior parte dei casi. Poi è arrivata l’estate che è andata stranamente meglio. Di solito infatti nei mesi estivi le persone si lasciano un po’ più andare. Invece questa volta, forse perché consce di aver esagerato nel periodo precedente, si sono moderate”.

E dopo l’estate, con i mesi più freddi, cosa è successo?

“Nelle persone è tornato prepotentemente un gran desiderio di socialità, e il cibo si lega fortemente a questo desiderio. Noto ora che le persone fanno molti più sgarri ed eccezioni, scegliendo di andare a pranzo al ristorante oppure, ahinoi, facendo cene a casa che sappiamo però che non si potrebbero fare. Pertanto ora il desiderio di cibo è legato alla voglia di socialità mentre prima era legato più a un sentimento di frustrazione, e tanto ha inciso allora anche il fatto di avere tanto tempo da passare in casa (cosa cui non si era abituati). Chiaro poi che buttarsi sul cibo è un modo per compensare un disagio, per provare a placare l’ansia”.

Possiamo dire che quando si mangia in compagnia si rischia di mangiare di più e peggio?

“Dipende, non è necessariamente così. Non è escluso che si possa mangiare meglio anzi, solitamente la qualità dei cibi aumenta (pensiamo a carne o pesce di qualità di cui non sempre facciamo uso). Il problema, voglio sottolinearlo, non sono quei due pasti ‘liberi’ a settimana. Anche ai miei pazienti in dieta ho sempre concesso un paio di pasti liberi. Lo ritengo fondamentale perché il cibo ha anche una valenza di piacere (oltre a quella legata alla socialità) che non bisogna affatto annullare. Possiamo dire che quella libertà è importante sia come ‘sfogo’ sia per far capire loro un concetto importante, e cioè che non è l’eccezione alla regola che fa la differenza. La differenza la fa quello che facciamo ogni giorno. Il problema è quindi quando l’eccezione diventa regola. È importante avere un regime alimentare corretto durante l’intera settimana, ma non sono quegli extra del weekend o dei festivi il problema. La cosa davvero importante, cui tengo molto, è sostituire la qualità alla quantità. Una volta tanto possiamo concederci una pietanza oltremodo condita, ma se il cibo è di qualità ciò non costituisce un problema. Mangiare bene, insomma, ma mangiare meno. La quantità è il vero ‘nemico’. E la quantità non è spinta affatto dalla voglia di gusto o dalla fame, ma ha alla base altri tipi di problemi. Serve, insomma, a compensare ben altro”.

Il rischio di buttarsi sul cibo ora torna d’attualità perché dal 24 torneremo per circa due settimane in lockdown e si ridurrà drasticamente la nostra attività motoria. Quali sono i suoi consigli alimentari a proposito? 

“Nel periodo natalizio, come noto, si mangiano cose più dolci e più grasse. Il grosso problema, lo dico subito, saranno i dolci. Io consiglio di mangiare liberamente nei giorni festivi (Vigilia, Natale, Capodanno, magari anche Santo Stefano) ma di evitare di mangiare in maniera eccessiva durante gli altri giorni che festivi non sono. Faccio un esempio: avremo (e abbiamo già) panettoni e pandori in quantità nelle nostre case. Come tutti gli anni succede che la gente inizia dai primi di dicembre fino a febbraio a fare colazione con questi prodotti. È bene ricordare però che una fetta di questo tipo di dolci equivale ad un pasto completo, comprensivo di una porzione di pasta, verdura, una fetta di carne, un cucchiaio d’olio e una mela. Se si inizia a consumarli tutti i giorni, che sia a colazione o dopo il pranzo o peggio ancora in più momenti della giornata, si rischia un sovraccarico calorico importante”.

Ci dà allora qualche ricetta alternativa, più leggera e meno calorica, per i giorni non festivi?

“Intanto è una buona abitudine iniziare il pasto con un piatto di verdure, che siano cotte o crude. Ad esempio in questo periodo si potrebbe pensare a finocchi, catalogne, insalata. Dopo questo primo piatto di verdure possiamo passare alla portata principale. Consiglio di cucinare carne o pesce (penso a spigola, orata) al cartoccio o al vapore, senza l’aggiunta di grassi. Diminuire la quantità di olio e di grassi negli altri giorni potrebbe essere una buona soluzione. E poi vanno evitati i dolci, ma non solo. Fichi secchi e datteri, ad esempio, sono molto calorici e questo perché la frutta essiccata perde l’acqua e quel che rimane sono solo gli zuccheri. Inoltre, sempre nei giorni feriali, è bene preferire la scelta, per i secondi, di legumi: penso a un piatto di fave e cicoria, e poi a fagioli, ceci o lenticchie. Scegliere i legumi è anche un modo per limitare il consumo di carne: in questo modo andiamo a dare un po’ di sollievo al nostro fegato che sicuramente sarà sovraccaricato”.

E infine c’è il capitolo alcool. Possiamo immaginare che, nonostante le limitazioni, non mancheranno le occasioni di brindisi con spumanti e prosecchi vari… e anche questo non è senza conseguenze.

“Già. L’alcool viene chiamato ‘caloria vuota’ perché apporta, appunto, calorie ma non nutrienti (come sali minerali, vitamine ecc). Il problema degli alcolici è il loro contenuto elevato di zuccheri, che unito a tutti gli zuccheri che ci sono nei dolci che abbondano in questo periodo, fanno aumentare la produzione di insulina. E quello che fa veramente ingrassare sono i picchi glicemici: l’iperproduzione di insulina fa ingrassare più dei grassi in sé. Rivolgo un appello a stare attenti soprattutto alle persone di una certa età, a chi è obeso o sovrappeso, a chi ha il diabete o altre patologie.

Quello che vorrei fosse chiaro a tutti è che non si dimagrisce (se non si mangia) e non si ingrassa (se si mangia troppo) a Natale. Non sono quei cinque giorni festivi a fare la differenza ma si dimagrisce, si ingrassa e si mantiene la propria forma fisica negli altri 360 giorni dell’anno. Stando attenti a ciò che portiamo in tavola e soprattutto facendo una vita attiva.

Detto ciò, un brindisi possiamo sicuramente concedercelo. Anzi, speriamo che sia di buon augurio per il nuovo anno, che sia migliore di questo 2020″.

 

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