Il verdetto sulla storia

Eccidio di Fornelli, storica sentenza del Tribunale di Isernia: Germania condannata a risarcimento di 12 milioni

Ieri il verdetto, al termine di 5 anni di processo, per la strage del 4 ottobre 1943, quando i tedeschi giustiziarono il podestà del piccolo paese e 5 cittadini come rappresaglia. Repubblica Federale Tedesca condannata a pagare 12 milioni ai familiari delle vittime e 600mila euro al Comune. Ma è improbabile che il risarcimento possa arrivare per via degli accordi diplomatici che impegnano l’Italia a prendere le difese della Germania nei crimini di guerra.

eccidio fornelli foto ansa

77 anni dopo l’eccidio e 5 anni dopo l’inizio del processo arriva la sentenza, emessa dal Tribunale di Isernia, per la strage nazista che si è consumata il 4 ottobre 1943 a Fornelli. È una sentenza storica che condanna la Germania a risarcire i familiari delle vittime con 12 milioni di euro, dei quali 600 mila vanno all’Amministrazione comunale.

Tribunale di Isernia

Il giudice Fabio Papa ha condannato la Repubblica federale di Germania, il Ministero delle Finanze della Repubblica federale, il Ministero degli Esteri, in solido tra loro, al risarcimento di danni morali derivanti dall’eccidio pubblico di 6 cittadini, tra i quali il Podestà, avvenuto il 4 ottobre 1943 in località Castello di Fornelli sotto lo sguardo impotente e terrorizzato di donne, anziani e bambini. Una rappresaglia, quella dei tedeschi, come terribile reazione a quanto accaduto il giorno precedente, 3 ottobre. In quel frangente tre soldati tedeschi che stavano razziando bestiame nella contrada Castello vennero colpiti dagli scoppi di bombe a mano lanciate da un giovane ex soldato italiano, che si diede alla macchia subito dopo. Due militari tedeschi furono feriti e il terzo, illeso, li portò nell’ospedale da campo a Colli al Volturno e raccontò quanto era successo.

Più tardi uno dei due feriti morì per le gravi lesioni riportate e subito scattò la rappresaglia. Due ufficiali occuparono il Municipio di Fornelli e un gruppo di soldati catturò 12 uomini tra cui il podestà Giuseppe Laurelli, 54 anni, e il suo vice. In contrada Castello, dove era avvenuto l’agguato, furono catturati altri 5 uomini. Al termine del processo sommario che si svolse presso un comando vicino Alfedena (provincia de L’Aquila), i 5 uomini della Contrada Castello e il Podestà furono condannati a morte con impiccagione.

La sentenza venne letta in pubblico nella piazza principale di Fornelli e prima dell’esecuzione l’intero centro abitato venne evacuato. Seguì la distruzione e l’incendio dei palazzi nobiliari e dell’intera Contrada. I condannati vennero portati alle forche e giustiziati. Secondo i testimoni durante l’impiccagione i tedeschi avrebbero diffuso musica ad alto volume da un grammofono rubato in una casa vicina. I cadaveri rimasero esposti penzoloni per due settimane, come monito per la popolazione.

 

L’eccidio ha i suoi responsabili, individuati e con nome e cognome come ricostruito da documenti storici. Da quel 4 ottobre del 1943 il Comune di Fornelli celebra ogni anno il sacrificio dei suoi cittadini, la cui memoria viene omaggiata anche con iniziative editoriali. C’è una lapide voluta dall’Amministrazione comunale sulle mura del paese in  ricordo di quella pagina drammatica di storia. “Lo strazio inflitto alla comunità locale ha determinato ripercussioni negative sulla crescita sociale economica e culturale collettiva, segnando la comunità di Fornelli per diverse generazioni”: questo è il cuore delle motivazioni relative alla sentenza, che per il sindaco Tedeschi costituisce un motivo di riscatto: “Ci siamo battuti perché la questione non finisse nel dimenticatoio e siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo”.

Il verdetto, che fa tirare un grande sospiro di sollievo e restituisce fiducia alla comunità, è però agganciato a oggettive difficoltà nel suo adempimento. In considerazione infatti di accordi diplomatici pregressi, l’Italia è impegnata a prendere le difese della Germania nei crimini di guerra e nei crimini contro l’umanità. Difatti il Ministero degli Esteri italiano si è costituito in giudizio al fianco della Germania, andando nella sostanza contro i parenti delle vittime e il loro diritto a un ristoro.

Sicuramente la sentenza rappresenta una rivincita per il piccolo paese che conta meno di duemila anime, ma nella realtà le cose sono diverse perché ad oggi la Germania non ha ancora ottemperato alle tante sentenze di condanna che le imporrebbero di risarcire gli eredi delle vittime nelle stragi naziste che si sono consumate in Italia.

Ragione di Stato, contesto internazionale, equilibri geopolitici e finanche ingerenze politiche e dei servizi segreti sono i fattori che rendono complessa l’azione penale contro i criminali e i crimini tedeschi compiuti durante la Seconda Guerra Mondiale in Italia. Resta il conto in sospeso, con una storia travagliata che comincia dagli accordi tra Italia e Germania nel vertice di Trieste del 2008, sfrontatamente a favore dei tedeschi. Dopo l’incontro tra la cancelliera Merkel e l’allora primo ministro Silvio Berlusconi, la Germania si era impegnata finanziare eventi culturali e monumenti in memoria ma non a risarcire gli eredi delle vittime delle stragi naziste, e questo nonostante la Cassazione quello stesso anno avesse stabilito che si poteva condannare lo Stato tedesco. La Germania si era rivolta alla Corte Internazionale di Giustizia e nel febbraio del 2012 il tribunale dell’Aja aveva ribadito l’immunità tedesca secondo il diritto internazionale.

L’Italia non ha potuto fare altro che recepire la sentenza con la legge del 14 gennaio 2013, la n. 5. Ma su questo alcuni Tribunali avevano sollevato il dubbio di costituzionalità e nella complessa questione era entrata anche l’avvocatura dello Stato.

La sintesi è che a oggi la Germania non ha adempiuto alle tante sentenze di condanna per i principali crimini nazisti compiuti tra il ’43 e il ’45 emesse nel nostro Paese, che imporrebbero il pagamento ai parenti delle vittime per un totale di circa 100 miliardi di euro di risarcimento danni.

 

Elenco delle vittime decedute in contrada Castello, 4 ottobre 1943:

  1. Laurelli Giuseppe, avvocato – podestà, n. 05/10/1889, anni 54
  2. Castaldi Vincenzo, proprietario, n. 01/02/1879, anni 64
  3. Castaldi Giuseppe, contadino, n. 19/04/1890, anni 53
  4. Lancellotta Domenico, contadino, n. 11/10/1890, anni 52
  5. Lancellotta Celestino, contadino, n. 20/10/1868, anni 74
  6. Petrarca Michele, contadino, n. 09/05/1899, anni 44

 

Foto: Ansa.it

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