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Da Greta Thunberg ad Alex Bellini: la rivoluzione sostenibile sui social

Valeria Sacchetti, 24 anni di Termoli. Laureata in Economia e Management, con una major in Green Management and Sustainability, lavora a Milano.

 

Nel corso degli ultimi anni il tema della sostenibilità ha raggiunto risonanza internazionale ed è entrato nel dibattito comune. Ciononostante, la strada da percorrere è ancora molto lunga e il coinvolgimento del singolo cittadino è fondamentale. A questo fine, i social hanno dato prova, negli ultimi anni, di essere dei validi alleati alla creazione di una consapevolezza sul tema, e hanno facilitato l’adozione a iniziative in tutto il mondo.

Partiamo dal principio. Quando questo argomento è emerso, e come è cresciuto per arrivare fino a noi?

A livello istituzionale, l’origine della discussione relativa al tema della sostenibilità risale alla pubblicazione di Silent Spring di Rachel Carson (1962), biologa statunitense che denuncia l’uso incontrollato di pesticidi e agenti chimici nell’agricoltura intensiva, e come questa pratica abbia portato alla riduzione di biodiversità nelle specie animali nelle stesse zone.

A partire dagli anni ’70 sono sempre più i ricercatori, esperti o divulgatori che pongono l’accento sulla preoccupante incontrollabilità delle pratiche industriali e dei potenziali effetti devastanti che potrebbero derivarne, e i cui effetti cominciavano già ad essere visibili al tempo. All’aumentare di queste testimonianze, complice anche la crisi energetica del 1973, che manda un chiaro messaggio sul livello di dipendenza dell’umanità dalle risorse non rinnovabili, l’argomento della sostenibilità e dell’uso consapevole di tali risorse vengono presentati sui tavoli dei Governi statunitensi ed europei, entrando nelle agende dei leader politici (sebbene lentamente e in modo non risolutivo).

Da allora, le Nazioni Unite e altri organismi sovranazionali e internazionali si sono impegnati nella definizione teorica e nella formalizzazione di linee guida pratiche, per incentivare l’adozione di pratiche sostenibili e per porre un freno al sistema di sfruttamento incondizionato delle risorse del Pianeta.

Il vero punto di svolta nella popolarità del tema è avvenuto nel 2015. Come si è verificato questo improvviso avvicinamento “massivo” alla tematica ambientale?

Nel mondo contemporaneo, in cui i media la fanno da padrone e in cui il passaparola si moltiplica oltre le barriere locali o nazionali, fino a raggiungere potenzialmente il mondo intero, l’avvicinamento alla causa è stato sicuramente facilitato dalla sensibilizzazione tramite social media.

È grazie ad una diffusione delle notizie così veloce e immediata che, nel 2015, ha permesso a più di 600 mila ragazzi in tutto il mondo di partecipare, in più di 150 Paesi, alle manifestazioni indette in occasione del Cop21 di Parigi, chiedendo a gran voce un mondo alimentato al 100% da energia rinnovabile entro il 2015.

Ed è sempre grazie ai mezzi di comunicazione che, nel 2018, le immagini di Greta Thunberg e del suo sciopero davanti al Parlamento svedese fecero il giro del mondo, con il risultato finale di attrarre un numero altissimo di giovani e giovanissimi verso l’attenzione al clima. Questo portò alla creazione di associazioni e movimenti (come lo stesso FridaysForFuture di Greta, o Extintion Rebellion, ma se ne potrebbero citare molti altri di varie dimensioni e estensioni geografiche) che contribuiscono ancora oggi a mantenere in vita la discussione sul tema, chiedendo a gran voce maggiore attenzione da parte dei governi. Inoltre, questi movimenti e il loro utilizzo dei social media permettono di raggiungere un numero sempre maggiore di persone, sensibilizzando ed educando al rispetto per l’ambiente attraverso la testimonianza di altri utenti che condividono la propria esperienza.

Possiamo dire che, in questo scenario, Greta Thunberg sia diventata una “influencer” della sostenibilità. Ma anche in Italia possiamo contare delle figure che hanno fatto dei social e della comunicazione un mezzo per trasmettere un messaggio potente sul tema della sostenibilità ambientale e della lotta al riscaldamento globale. Un esempio è sicuramente Alex Bellini.

Esploratore italiano, Alex Bellini ha realizzato, a partire dal 2001, imprese fisiche sfidanti nei luoghi più inospitali del mondo. Una delle sue ultime attività, però, ha un obiettivo strettamente legato alla sensibilizzazione sulla sostenibilità ambientale. Si tratta di un progetto dal titolo “10 rivers, 1 ocean”, che lo vede impegnato nella navigazione dei 10 fiumi più inquinati dalla plastica del mondo. A bordo di una imbarcazione creata con materiali di scarto raccolti e assemblati sul posto, la spedizione è giustificata da numeri allarmanti: 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani ogni anno, creando agglomerati di plastica come ad esempio il Great Pacific Garbage Patch, che si estende per 1,6 milioni di km2. 10 fiumi sul Pianeta sono responsabili di circa il 90% dell’inquinamento da plastica delle acque marine, la maggior parte dei quali concentrati in Asia. Attraverso un diario, dei video e le testimonianze delle persone incontrate nel suo percorso, l’esploratore riporta la situazione vissuta dalle popolazioni e la condizione di degrado ambientale che caratterizza questi luoghi.

Nella valutazione dei rischi e dei benefici dei social media e delle comunicazioni in generale, è importante quindi discernere quelli che sono i contenuti che aggiungono valore e che si pongono l’obiettivo di creare, nel caso dell’attenzione all’ambiente, una società più inclusiva, attenta e rispettosa verso l’ambiente, le risorse e il prossimo.

Questi canali di comunicazione hanno aperto la strada a nuove forme di dialogo collettivo e di manifestazione sociale di temi contemporanei, e potrebbero rivelare una strada nel futuro nella definizione di nuove forme partecipative a tematiche sociali e ambientali.

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