Campobasso

Sobrino e Paolo, l’uniforme, il rock e il nuovo singolo che dirompe: “Neanche una (in più)”

Il centro antiviolenza Liberaluna ha presentato il brano della band Molotov Cocktai il cui ricavato andrà a finanziare i centri antiviolenza in Italia

Sobrino Coppettelli, Paolo Izzi. Carabiniere il primo, poliziotto il secondo. L’uniforme come missione, la musica come passione. Dalla quale nasce Molotov Cocktaila Band. Progetto che nel 2016 li incorona vincitori al Bonefro Rock Festival con il brano “Cambierò”. Quindi l’ascesa: al Sanremo New Talent – nello stesso anno – vincono il premio cantautori con “Voglia di planare”. Poi calcano palchi prestigiosi in tutt’Italia.

Sobrino e Paolo, si impegnano nel sociale oltre la professione. Costretti a far fronte, come molti colleghi, a casi di violenza e abusi sulle donne, ad un certo punto pensano che quella stessa musica potrebbe essere lo strumento più efficiente ed efficace per demolire un fenomeno che è soprattutto di tipo culturale: la violenza sulle donne.

Lavorano ad un brano e nasce “Neanche una (in più)”. Singolo che spezza il fiato e piega le ginocchia. La musica, la voce, le parole, le immagini, puntano all’obiettivo e lo centrano: mai più violenza.

Come nel loro stile, per trasmettere un messaggio dal contenuto potente scelgono il rock, musica che scuote l’anima e aggroviglia le emozioni.

Un singolo che hanno inciso e oggi – sabato 28 novembre – presentato con il contributo del centro antiviolenza Liberaluna.

Nella sede della Confocooperative, Mariagrazia La Selva (presidente di Liberaluna) si è tenuto un incontro che ha catalizzato per quasi 90 minuti l’attenzione dei presenti.

Al tavolo, oltre ai due autori del brano e alla dottoressa La Selva, anche la consigliera regionale Mena Calenda (presidente di commissione) e l’assessore regionale Michele Marone.

Il singolo sarà venduto al costo di cinque euro e il ricavato andrà a finanziare i centri antiviolenza in Italia.

“Mariagrazia La Selva – ha detto Paolo – lavora come se ogni caso di abuso, prevaricazione, violenza, fosse un fatto personale. L’abbiamo vista operare con una tale abnegazione che non potevamo restare fermi senza far nulla”.

“Abbiamo stampato diverse copie – continua Sobrino – e ci siamo autofinanziati. Ma siamo felici di poter fare qualcosa di utile e offrire loro una possibilità in più perché, e mi piace ricordarlo, questi centri vivono di mezzi propri quindi anche il più piccolo contributo può essere determinante”.

Paolo e Sobrino parlano ai presenti e le mascherine coprono metà dei loro volti. Ma gli occhi esprimono oltre. Hanno sguardi che raccontano di fatti che poi leggiamo nelle pagine cronaca. Palesano sensibilità esclusive. Narrano la premura di dover veicolare sulle note del rock quel  messaggio di rispetto e di amore che deve partire dai ragazzi.

“Neanche una (in più)” come ogni canzone rimarrà per sempre. Capace di ispirare le attuali e le prossime generazioni. E scusate se è poco. A questi uomini, chapeau!

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