Isernia

La testimonianza: “Mia figlia è positiva, io sono in attesa di un tampone da 12 giorni, rischio di perdere il lavoro”

Il racconto di Agostino, residente nel capoluogo pentro e protagonista di una vicenda grottesca: "Da quando abbiamo scoperto che mia figlia era positiva, ci siamo messi in isolamento ma dall'Asrem non abbiamo avuto alcuna comunicazione sulle procedure da seguire. E soprattutto aspettiamo una chiamata per effettuare il tampone".

“Siamo barricati in casa da 12 giorni, ossia dopo che è stata accertata la positività di mia figlia. E Asrem non mi ha ancora chiamato per effettuare il tampone“. E’ Agostino, residente a Isernia, a riferire la sua storia a Primonumero raccontandoci le difficoltà del sistema sanitario, i timori per la salute sua e dei propri cari e la paura di perdere il lavoro. “Io sto rischiando il posto perchè se non effettuo il tampone non posso tornare al lavoro. Non so nemmeno se questi giorni di quarantena forzata in casa verranno retribuiti, se verranno considerati come giorni di malattia o di ferie”.

E’ deluso, amareggiato. E si sente lasciato solo: “Nessuno ci ha comunicato quali sono le procedure da seguire quando scopri che un familiare è positivo”.

Tutto è cominciato alla fine di ottobre quando la figlia, che frequenta una scuola media di Isernia, scopre di aver contratto l’infezione da nuovo coronavirus. E’ asintomatica, per fortuna. “Noi abbiamo deciso da soli di metterci in isolamento domiciliare, a tutela della salute nostra e di quella degli altri e in attesa di indicazioni da parte delle autorità sanitarie. Ma da 12 giorni aspettiamo una telefonata dall’Asrem, non abbiamo mai ricevuto una risposta: ho provato a contattare i numeri forniti dall’Asrem, ma sono sempre occupati o squillano a vuoto. Una volta mi hanno messo anche giù il telefono”. La sua testimonianza insomma conferma quello che da circa tre settimane viene denunciato da cittadini e amministratori sui problemi del cosiddetto ‘contact tracing’ in provincia di Isernia che, a differenza della prima ondata, è interessata nelle ultime settimane da un alto numero di contagi.

Nel capoluogo pentro, poi, era impossibile effettuare il test rinofaringeo: bisognava recarsi all’ospedale di Venafro. All’inizio di novembre il direttore generale Florenzano ha annunciato durante la seduta del Tavolo Tecnico per l’emergenza sanitaria l’attivazione di un’unità in più per l’assistenza domiciliare a Isernia (le cosiddette Usca) e di un apposito punto prelievo che dovrebbe entrare in funzione a breve nel parcheggio dell’ospedale Veneziale.

“Con il passare dei giorni – aggiunge Agostino – ho avuto la sensazione che il sistema di tracciamento dei contatti sia saltato. Regna una totale confusione e non c’è comunicazione tra Asrem e i medici di famiglia. Ma perchè non viene utilizzato l’Esercito o il personale della Protezione civile”.

Ritardi, disagi e mille dubbi. Nel frattempo a casa l’aria è diventata sempre più pesante: “E’ difficile per noi adulti restare in casa, per i miei figli è un incubo”.

Infine, la beffa: “Oggi Asrem ha contattato il Comune di Isernia che a sua volta mi ha telefonato per indicarmi come dovevo smaltire i rifiuti”. Lui, che si è sentito quasi il protagonista di ‘Scherzi a parte’, confessa: “Pensavo che mi stessero facendo uno scherzo”.

Agostino teme per il suo lavoro: “Io sto rischiando di perdere il posto”. E come lui anche altre persone che conosce e sono in difficoltà: non possono tornare ad una vita normale fino a quando non effettueranno il test che possa attestare di non aver contratto il virus.

“Ho alcuni amici che sono chiusi in casa da 32 giorni. Chi ha un’attività è disperato perchè è in attesa di una chiamata dall’Asrem per effettuare il tampone. E così non può tornare a lavorare”. Un’altra delle conseguenze nefaste di un virus letale per la salute e l’economia.

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