Sfruttamento della prostituzione

Organizzava sesso a pagamento con le ballerine del suo night, 50enne termolese torna in carcere

L'ex titolare del Fashion deve scontare altri 2 anni e 11 mesi di reclusione e si trova rinchiuso nel penitenziario di Rieti dopo la sentenza della Corte d'Appello di Campobasso

Organizzava incontri sessuali a pagamento all’interno del locale notturno che gestiva. Dopo anni, è arrivata la sentenza definitiva a carico di G.M., 50enne di Termoli, ex titolare del night club ‘Fashion’, ora rinchiuso nel carcere di Rieti.

Già condannato per reati dello stesso tipo, il 50enne è stato riconosciuto colpevole di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in un arco di tempo che va da dicembre 2010 a maggio 2014. Anni di indagini della Polizia e della Procura di Larino che sono riusciti a provare lo sfruttamento della prostituzione.

I clienti del night pagavano per fare sesso con le ragazze del night, donne che arrivavano dall’Est Europa e che subivano le angherie del 50enne. Una di loro aveva persino tentato il suicidio. Le indagini partite dalle denunce delle vittime avevano già portato all’arresto dell’uomo nel 2014 e alla conseguente chiusura del locale.

La Corte d’Appello di Campobasso lo ha condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione e i carabinieri della Stazione Carabinieri di Termoli hanno eseguito l’ordine di carcerazione, emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Campobasso.

L’uomo deve scontare ancora 2 anni, 11 mesi e 13 giorni di reclusione si trova rinchiuso ora nel penitenziario di Rieti.

“Certamente meritevole – scrive oggi l’Arma – l’operato dei Carabinieri della Stazione di Termoli che, nell’ambito delle più ampie direttive del Comando Provinciale di Campobasso, continuano a porre sempre la massima attenzione verso i reati di maggior allarme sociale ed in particolare di quelli in danno delle cosiddette “fasce deboli” che purtroppo, in diverse occasioni, non vengono denunciati per via delle condizioni di percepita impotenza, amplificata peraltro – nel caso di specie – dal fatto che l’autore del reato fosse proprio il datore di lavoro delle stesse vittime”.

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