L'Ospite

L'ospite

L’idea sbagliata di Dio

di don Mario Colavita

 

Le parabole di Gesù non sono dei racconti statici, come delle belle storie a lieto e cattivo finale, no, le parabole sono delle storie dinamiche che parlano alla nostra vita oggi.

Matteo ha collezionato tre parabole circa il fine e la fine, noi con un termine tecnico chiamiamo escatologico, esse hanno un sapore apocalittico, cioè ci fanno pensare a quando il Signore tornerà, la parusia, alla fine dei tempi e la nostra condizione di attesa-vigilanza,

L’orizzonte della parabola dei talenti e del padrone che distribuisce i suoi beni penso sia da vedere nell’idea che noi abbiamo di Dio.

Il talento più prezioso che siamo chiamati a custodire oltre alle nostre capacità, responsabilità etc… è il vangelo. Il talento buono e bello della nostra vita cristiana, non ci dobbiamo mai vergognare di viverlo e annunciarlo.

Dal vangelo viene fuori una idea bella di Dio; Dio è Padre, è pastore, è sposo e misericordia è amore! Bene questa idea positiva di Dio ci permette di leggere bene la parabola di Matteo.

All’idea brutta di Dio che castiga, si vendica dei nostri peccati, non fa riscontro quella del vangelo.

Certo le nostre mentalità ancora hanno al loro interno quella sorta di velato paganesimo che vedono l’Etreno come una sorta di dio pagano, a cui bisogna dare, sacrificare per ottenere benevolenza e protezione.

Una signora che sta ascoltando le parole di NealDonal Walch, noto predicatore, chiede di getto: “se Dio volesse farci arrivare un messaggio importante, cosa scriverebbe?”. Il predicatore si ferma per un istante, riflette tra sé e dice: “lo ridurrei a quattro parole: voi mi avete  frainteso”.

Si, forse noi abbiamo frainteso Dio, lo abbiamo mischiato con altro che non è Dio; con le nostre paure, le ansie, i nostri capricci e le nostre inquietudini così da annerire la sua bella immagine.

Dio, ci insegna la tradizione teologica, è sempre altro da noi e altro da quello che pensiamo.

Dio non è un’assicurazione sulla vita e neanche un oggetto che puoi tenere nelle mani e manipolare a tuo piacimento. Dio è una domanda aperta che ti invita ad uscire e ti tiene in cammino.

Da sempre il cammino di fede ci porta a liberarci dell’idea falsa di Dio, a liberarci dalle nostre idolatrie e incontrare il Dio di Gesù Cristo.

Nella parabola di Matteo il servo ha paura non tanto di perdere quello che gli è stato donato, il talento (1 talento corrisponde a circa 20 anni di stipendio) quando l’idea cruda e rigorosa di Dio: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo” (Mt 25, 25).

La paura non ci fa andare avanti, ci blocca, ci rende rigidi come fossimo un blocco di ghiaccio. Aver paura di Dio fare cose perché Dio alla fine ci può punire è il contrario di quello che Gesù ci ha rivelato con la sua vita.

La parabola ci insegna che i beni donati sono per perfezionarci nell’idea che Dio è ricco di misericordia, di amore e perdono.

La vera sfida oggi, nonostante le paure da covid, è cercare il sentiero e il sentire un Dio vicino che non si è allontanato da noi, forse, noi, con le nostre paure non sappiamo più ritrovare la strada per incontrarlo.

(in foto: I talenti, Duomo di Modena)

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