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Le dune costiere e le sempre più frequenti mareggiate

di Angelo Sanzò*

Negli ultimi trent’anni, una serie di azioni, di origine antropica e/o più o meno legati alla spontanea evoluzione degli eventi naturali, ancorché connessi con quelli sempre più pressanti provenienti dai cambiamenti climatici in atto, ha prodotto una consistente recrudescenza delle mareggiate che, in numero e intensità, continuano ad abbattersi sulle nostre coste. Di conseguenza, si è dovuto, purtroppo, assistere ad un notevole aumento del rischio concernente la sopravvivenza del sistema dunale, senza dubbio il più idoneo a trattenere la dispersione della frazione di sabbia spinta dal vento verso l’entroterra.

Diventa, pertanto, estremamente importante mettere in atto ogni possibile iniziativa, di studio teorico e applicativo, che possa difendere, nella maniera più appropriata possibile, tutto quanto può ripercuotersi sia sull’evoluzione naturalistica che sulle economiche ad essa, inevitabilmente, collegate.

Una delle barriere più efficaci, a protezione, sia delle nostre coste dall’erosione, che dell’immediato entroterra dalle inondazioni, causate dalle sempre più frequenti mareggiate, dovute al cambiamento climatico in pieno sviluppo, capace di trattenere importanti quantitativi di materiali sabbiosi, sono le tante dune diffusamente presenti lungo le migliaia chilometri di coste che cingono le terre emerse del territorio italiano.

L’azione di difesa che il sistema delle dune eoliche può esplicare è, com’è noto, strettamente legata al tipo di vegetazione presente in loco. Conoscerne la struttura e monitorarne la presenza, con costanza e continuità, permette di intervenire, in tempo utile, nei confronti di quelle alterazioni che l’azione antropica può causare.

Al momento, alcune delle principali Agenzie Nazionali di ricerca (ISPRA, CNR, ENEA e Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia) impegnate nello studio del settore, per il monitoraggio delle dune costiere e dei fondali, anche in considerazione delle tante tipologie di habitat che caratterizzano l’universo costiero del nostro Paese, stanno elaborando osservazioni e dati relativi alla difesa costiera e alle diverse conseguenze, ambientali ed economiche, in particolare, sulla base di algoritmi e tecnologie di telerilevamento particolarmente efficaci ed efficienti.

Secondo gli studi più avanzati e di più recente acquisizione, pare che l’ulteriore meticoloso controllo dei dati acquisiti, eseguito in loco, permette di definire, per l’intero complesso dunale, i vantaggi, anche pratici, oltre che ambientali, nei confronti dei venti dominanti, che la stabilità, la forma e la dimensione, di ciascuna fattispecie presente, può conferire all’intorno.

Data la presenza, anche su estese fasce del litorale molisano, di tale risorsa naturalistica, è indubbia l’importanza dei risultati, che l’uso di tali apparati tecnologici può comportare, anche per la nostra Regione, sul piano ambientale, paesaggistico ed economico. Potrebbe, il Molise, per le caratteristiche stesse, dimensionali e fisiche, del suo litorale, essere oggetto di una prima applicazione sperimentale, di uno dei progetti che potranno trovare, con un alto grado di probabilità, spazio e finanziamenti, magari, all’interno dello stesso Next Generation Eu.

È, perciò, il caso di seguire, con la massima attenzione possibile, sia lo svolgersi degli studi in corso, che gli esiti, teorici e applicativi, da essi derivanti, al fine della più giusta e utile gestione che tale patrimonio rappresenta per l’oggi e soprattutto in prospettiva futura.

*Presidente Comitato Scientifico Legambiente Molise

 

 

 

 

 

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