La trincea del cardarelli

Emergenza Infettive in un ospedale che ‘scoppia’: 38 morti in 48 giorni. Mancano i medici, segnalazioni alle forze dell’ordine

Il boom di decessi ha fatto suonare un campanello d'allarme e suscitato una serie di dubbi: sono le prime 'crepe' nella cura dei malati? Il segretario del sindacato Fials spiega: "C'è un medico per 50 malati. Se c'è carenza di personale, diminuisce l'assistenza sanitaria e sale il rischio di mortalità del paziente". Mentre si pensa di trasformare anche Urologia in reparto covid e di sdoppiare la Medicina, si susseguono i sopralluoghi del Nas che stanno svolgendo accertamenti sulla base di segnalazioni che potrebbero sfociare in denunce. Intanto cresce la paura del contagio: ieri all'Asrem, in un'ora e mezza, 400 cittadini hanno telefonato per chiedere il tampone.

“Oggi abbiamo circa 10 mila posti di terapia intensiva e arriveremo a 11.300 nel prossimo mese. Attualmente ci sono circa 3.300 ricoverati in terapia intensiva, quindi la pressione su questi reparti non c’è“. Sono le parole che, riferendosi ai pazienti covid ricoverati nei presidi sanitari, ha espresso il commissario all’emergenza Domenico Arcuri alla conferenza ‘Finanza e sistema Paese un anno dopo” e riportate ieri dall’Ansa.

La pressione sulle terapie intensive probabilmente non è paragonabile a quella della prima ondata, quando le Rianimazioni degli ospedali erano al collasso e in Molise – probabilmente lo ricorderete tutti perché fu un caso emblematico – vennero ricoverate due persone di Bergamo. Attualmente nel reparto di Rianimazione del Cardarelli di Campobasso sono ricoverate 8 persone sui 12 posti disponibili. “Abbiamo a disposizione 30 posti letto per pazienti covid che hanno bisogno della Terapia Intensiva”, ha dichiarato il governatore Donato Toma alla fine della trasmissione ‘Titolo V’ su Rai Tre.

La vera emergenza è in Malattie Infettive. In questo reparto diventato nelle ultime settimane extralarge, esteso da altre aree di un nosocomio – il Cardarelli di Campobasso – che ormai ‘scoppia’ e nel quale le ospedalizzazioni aumentano ogni giorno, la recrudescenza del virus ha assunto contorni tragici e luttuosi, con decine di persone spirate.

Ecco qualche dato che testimonia il boom di morti rilevato nell’ultimo mese e mezzo nel reparto di Malattie Infettive: 38 persone in 48 giorni (dal 1 ottobre ad oggi, 17 novembre). Un numero di gran lunga inferiore ai sette decessi registrati nello stesso periodo in Terapia Intensiva. In dettaglio, lo scorso ottobre dodici pazienti si sono spenti in Infettive (quattro in Terapia Intensiva). Un numero quasi raddoppiato nei primi 15 giorni di novembre: 26 decessi in Malattie Infettive (4 in Terapia Intensiva), gli ultimi proprio oggi. Segno che l’epidemia sta accelerando nella nostra regione, che contestualmente il virus ‘morde’ e forse ha effetti più letali proprio in Infettive.

https://www.primonumero.it/2020/11/muoiono-altri-tre-malati-di-covid-in-ospedale-tra-loro-anche-il-medico-di-larino/1530639224/

 

Cosa sta succedendo? Perché si muore di più proprio in Infettive? O il virus è talmente silente che poi riesce a uccidere nel giro di pochissimo tempo aggravando le condizioni di salute dei malati che non vengono nemmeno intubati? Perché i parenti dei pazienti raccontano che i loro familiari vengono lasciati soli? Ieri vi abbiamo riferito la drammatica storia di Michele Mancini narrata dal figlio Francesco.

Così si muore di Covid al Cardarelli. “Mio padre chiamava per chiedermi di portarlo via, il dottore mi diceva qua è una guerra”

 

Per non parlare del dramma di una famiglia di Isernia che ha appreso della scomparsa della nonnina 95enne ricoverata nel reparto di Malattie Infettive, il cui decesso è stato comunicato loro dopo quasi 24 ore. “Alla tristezza per la perdita di una persona così importante per noi si è aggiunta l’incredulità nello scoprire che era venuta a mancare circa 24 ore prima e che nessuno si fosse degnato di avvisare la famiglia”, hanno scritto i familiari in una lettera pubblicata da Isnews.

Senza voler addossare la ‘croce’ agli operatori sanitari, di cui tutti riconoscono l’impegno e che si stanno prodigando al massimo delle loro forze per seguire tutti i pazienti, probabilmente si iniziano a intravedere le prime ‘crepe’: l’assistenza sanitaria è in affanno.

Medici, infermieri e oss, la trincea della ‘guerra contro il virus’, stanno lavorando senza sosta da quasi un anno, a parte la ‘tregua’ che il virus ha concesso questa estate e la cui recrudescenza costringe ad una corsa ad allestire letti e a ‘trasformare’ reparti destinati a pazienti con altre patologie. “Qui stiamo combattendo la terza guerra mondiale”, le parole che uno dei medici di Infettive ha detto ai familiari di Michele Mancini.

Il personale sanitario, sotto stress e sotto pressione, che probabilmente vorrebbe sfogarsi e testimoniare le criticità vissute quotidianamente in corsia, non può farlo per via di un codice comportamentale rigidissimo in vigore per i dipendenti dell’Azienda sanitaria regionale. In pratica, un bavaglio che rende difficile anche per gli operatori dell’informazione poter riferire quello che succede dall’altra parte della ‘barricata’.

Siamo di fronte ad una emergenza: mancano medici, infermieri e oss“, spiega Carmine Vasile, segretario regionale del sindacato Fials e operatore all’ospedale Cardarelli. “Attualmente abbiamo lo stesso personale che c’era alla fine della prima ondata della pandemia ma con un’aggravante: lo stesso personale ora sta lavorando in due reparti in più, è stato ulteriormente ridotto perché alcuni operatori sono risultati positivi o sono in quarantena e perché alcuni operatori assunti a partita Iva hanno ricevuto incarichi con un contratto da 36 mesi di lavoro in altre regioni d’Italia e hanno deciso di andare via. Il personale dunque è allo stremo delle forze. Se la soluzione è l’esercito, allora ben venga”.

Carmine Vasile Fials

Vasile sottolinea poi che “oggi il numero dei pazienti è triplicato. C’è un medico per 50 pazienti che devono essere eseguiti contemporaneamente. Purtroppo come hanno messo in evidenza eminenti studi scientifici e note riviste accreditate del settore se c’è carenza di personale, diminuisce l’assistenza sanitaria e sale il rischio di mortalità del paziente. L’abnegazione del personale purtroppo è al massimo, nonostante ciò il rischio per i pazienti è aumentato”.

Non a caso, c’è un decreto ministeriale (il numero 109 del 1988) che fissa gli standard ospedalieri per garantire un’adeguata assistenza sanitaria. Nel caso di Malattie Infettive, prevede per un modulo di 40 posti letto 11 medici e 35 infermieri. All’ospedale Cardarelli di Campobasso di medici in servizio in Malattie Infettive ce ne sono 5. 

E pensare che nello stesso nosocomio del capoluogo si sta preparando un’altra ala dedicata alla cura dei pazienti covid: questa volta nel reparto di Urologia, al secondo piano del nosocomio. Sembra che qui si voglia creare una sorta di ‘Medicina covid’, in pratica un reparto dedicato alle cure delle persone con più patologie e che hanno sviluppato una malattia da covid-19. 

In questa situazione così complicata sono partite le prime segnalazioni alle forze dell’ordine che potrebbero sfociare in denunce dettagliate.

I Carabinieri del Nas, in stretto contatto con la Procura, stanno effettuando sopralluoghi e accertamenti per verificare il rispetto dei protocolli in ospedali e case di riposo della regione. Domenica scorsa i militari hanno ispezionato proprio l’ospedale Cardarelli per verificare la corretta separazione tra percorsi ‘sporchi’ e percorsi ‘puliti’ per accertare se il contagio tra gli operatori sanitari fosse strettamente collegato a qualche carenza di questo tipo.

Intanto il virus si estende di pari passo con la paura del contagio. Basti pensare che ieri mattina (16 novembre) in un’ora e mezza all’Ufficio di prevenzione dell’Asrem sono arrivate 400 telefonate da parte di cittadini allarmati che chiedevano di effettuare un tampone. 

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