La lettera

Appello alla coesione del neo consigliere De Socio: “Guglionesi non può permettersi tutte queste divisioni”

"Questo è il momento di dimostrare nei fatti, se esiste, l’attaccamento reale alla comunità, perché piaccia o meno, i risultati positivi possono conseguire solo da una comunità appunto coesa e pacificata".

È un appello all’unità, a superare le divisioni strumentali che non rientrano in una logica politica, ma configurano il rischio del fallimento generale negli obiettivi comuni quello che il consigliere comunale di maggioranza Paolo De Socio scrive sul sito Guglionesi Riparte.

Il suo intervento si inserisce in un contesto particolare per la comunità guglionesana, segnato da divisioni e opposizioni perfino su un ingresso in consiglio doveroso, come la sua surroga, posto all’ordine del giorno in maniera tardiva dal Presidente del Consiglio Morena e contro il quale si sono astenuti i rappresentanti della minoranza, che si è arricchita nell’ultimo periodo anche di ex consiglieri di maggioranza. Unico delle opposizioni a non aver ostacolato l’ingresso nell’ assemblea civica è stato Gianfranco Del Peschio.

Questa la lettera di De Socio alla collettività di Guglionesi:

“Salve, sono Paolo De Socio, sono entrato in consiglio comunale di Guglionesi il giorno 16/11/2020 per sostituire altra la consigliera dimissionaria (nonché assessore) Giuseppina D’Onofrio. Scrivo per presentarmi e proporre alcune considerazioni.

Sono un cittadino di Guglionesi, cattolico ed attaccato al mio territorio che nel 2018, con alcuni amici e conoscenti, decise di formare una lista civica per le elezioni amministrative del nostro comune. Eravamo tutti nuovi della politica e probabilmente avremmo continuato a non interessarci direttamente della stessa. Ma decidemmo, per una questione di responsabilità collettiva prima ancora che personale, di impegnarci attivamente, creando una civica. Al momento della competizione fummo l’unica lista che decise di unirsi ad un’altra (quella di espressione PD) e in un quadro estremamente frammentato, con ben 5 liste, risultammo vincitori.

Già questo fatto della compresenza di 5 liste, 5 candidati a sindaco, un esercito di aspiranti consiglieri, ci dice di un problema, una difficoltà che come comunità non riusciamo a superare: non ci sappiamo unire, non ci sappiamo coalizzare, non sappiamo rinunciare alle personali visioni, aspirazioni o interessi, in vista di un bene più grande. Al contrario ci dividiamo su tutto, siamo sempre l’uno contro l’altro armati, adottiamo spesso la logica del tanto peggio tanto meglio.

Ma io mi chiedo, ce lo possiamo permettere? E’ un prezzo che possiamo pagare? Non da un punto di vista etico, ma proprio per quello che comporta in termini di benessere o mancato benessere. La risposta, a mio avviso, è no: non possiamo assolutamente permettercelo.

Un esempio: Guglionesi riottiene, finalmente, un posto nel consiglio direttivo del Consorzio industriale della valle del Biferno. Ebbene non se ne parla, sui social non una parola di apprezzamento, sembra quasi che abbiamo avuto una disgrazia!

Un altro esempio che racconta di questo clima e che mi riguarda direttamente: il mio ingresso in Consiglio comunale che (vi assicuro) non è stata un’esperienza esaltante.

Esso è stato accompagnato dall’astensione di tutta la minoranza, salvo il consigliere Del Peschio che ha votato a favore. Chiaramente non contesto il voto liberamente espresso ma mi chiedo: qual è il bene perseguito nell’espressione di un voto di astensione, in questo caso? Si trattava di sostituire un consigliere comunale ad un altro dimissionario, era un voto, in un certo senso, obbligato: o si approva o ci si oppone, fornendo le dovute motivazioni sulla presunta ineleggibilità del sottoscritto. Tra l’altro, non appena eletto, ho rilevato al Presidente del consiglio che si è lasciato il consiglio comunale sguarnito di un membro per quasi due mesi, poiché le dimissioni erano state presentate già il 25 settembre e la mia surroga non è stata messa all’ordine del giorno nemmeno nel primo consiglio comunale utile del 23 ottobre, bensì solo in quello del 16 novembre. Il Presidente del Consiglio comunale si è mostrata sorpresa dalla mia domanda sostenendo che le dimissioni della D’Onofrio erano presentate già il 25 settembre ma non erano state indirizzate alla sua persona (sic). Lascio le considerazioni all’apprezzamento del lettore.

Ecco, ho raccontato qualche cosa per dare un’idea di un clima molto conflittuale. Per il resto invito, eventualmente, a vedere tutta la seduta consiliare scaricabile al seguente link http://www.ilmolise.net/new.asp?id=11958, laddove è anche presente la spinosissima questione della sorte della Istituzione comunale Mimì del Torto.

La nostra comunità cittadina sta attraversando un periodo singolarmente drammatico ed impegnativo, dove a problematiche irrisolte da decenni si sono aggiunte emergenze e, purtroppo, altre se ne profilano all’orizzonte, ancor più gravi. La situazione è resa tale da una serie di fattori sfavorevoli convergenti: lo Stato ha aumentato incredibilmente gli adempimenti a carico dei cittadini come anche delle istituzioni locali, tutto si è complicato; a fronte dell’aumento di incombenze, il personale dei comuni è stato ridotto. Fino alla fine degli anni ’90, ad esempio, l’ufficio tecnico del Comune poteva contare su 5/6 impiegati, ora quanti sono? Abbiamo subito un terremoto, ad agosto 2018, di magnitudo 5.2, abbiamo diverse problematiche derivanti dai cambiamenti climatici (bombe d’acqua e, contemporaneamente, mesi senza un goccio di precipitazioni), abbiamo uno spopolamento in atto con un numero di abitanti che entro qualche anno passerà sotto i 5.000 abitanti, un aumento spaventoso della disoccupazione ed a tutto questo dobbiamo aggiungere la pandemia attuale da coronavirus, che Dio solo sa quando e come finirà.

In una situazione del genere è troppo facile criticare aspramente e basta.

Io, che ho iniziato a frequentare gli uffici comunali, vedo Sindaco ed assessori in affanno tra mille urgenze ed impellenze: è sbagliato vedere solo il bicchiere mezzo vuoto ed auspicare rivoluzioni; qui nessuno ha la bacchetta magica, i problemi possono risolversi solo con l’impegno, la continuità amministrativa e l’apporto e la responsabilità di tutti. Questo è il momento di dimostrare nei fatti, se esiste, l’attaccamento reale alla comunità, perché piaccia o meno, i risultati positivi possono conseguire solo da una comunità appunto coesa e pacificata.

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