L’anno scorso sono stati spesi 60mila più Iva. Quest’anno la somma stanziata è di 45mila più Iva: la delibera c’è e sono già iniziati anche i lavori per accendere – seppure in maniera più sobria – queste festività natalizie.
Le luminarie a Campobasso ci saranno. Contrariamente a quanto si era ipotizzato qualche settimana fa, il Natale 2020 si colorerà ugualmente. Nessun evento ovviamente, ma le luci che puntano a rappresentare quella fiducia nel futuro che va custodita al di là di tutto, proveranno a rendere più sereno il periodo drammatico che il mondo sta attraversando in questo lunghissimo anno costernato soltanto da sciagure e tragedie.
Soldi attinti dal Fondo di riserva delle casse comunali che, come prevede la normativa, dovrebbe essere impiegato solo per “esigenze straordinarie” o quando “le dotazioni degli interventi di spesa risultino insufficienti” (lo dice il Testo Unico degli enti locali). I finanziamenti consentiranno di pagare la stessa ditta incaricata e che anche l’anno scorso ha addobbato la città. Con un importo minore garantirà l’illuminazione in più strade: via Mazzini, per esempio, dove i commercianti invece hanno sempre provveduto a proprie spese e diverse traverse della zona centrale del capoluogo. Perché la solidarietà e l’aiuto reciproco quest’anno avrà la meglio un po’ ovunque.
Il cambio di rotta rispetto alle luminarie, che quest’anno sembrava dovessero rimanere spente, è arrivato nei giorni scorsi. Quando i commercianti e i piccoli imprenditori hanno immaginato di dover in qualche modo reagire al disastro provocato dal coronavirus che non è “soltanto sanitario ma anche economico”.
“Il covid ha ucciso migliaia di persone – dice un ristoratore mentre sta allestendo il suo locale con un minimo di decori – e sono lutti che faranno parte di noi ormai. Non dimenticheremo mai le immagini degli ospedali pieni, né dimenticheremo mai quelle bare a bordo dei mezzi militari. Quei morti rappresentano ormai questo pezzo di storia e di loro nessuno mai si dimenticherà. E’ impossibile. Ma se non reagiamo allora vorrà dire che questo virus avrà ucciso anche la nostra possibilità di sopravvivenza. I guadagni sono scesi a picco e quello che riusciamo a racimolare serve a ripianare i debiti maturati con il primo lockdown. Allora io, come tanti miei colleghi, penso che il covid abbia ucciso spietatamente migliaia di vite ma i debiti e la mancanza di speranza uccide allo stesso modo. Se non hai denaro da portare a casa, prima o poi ti ammali di disperazione e spesso a causa di quella stessa disperazione finisci per non vivere più”.
E conclude: “Non sono le luci di Natale che ci restituiranno quei morti, che eviteranno altri pazienti in ospedale o che ci solleveranno dai debiti e dalla disperazione economica, ma il ricordo di quella normalità che ci appartiene e che si è stata strappata, aiuterà ognuno di noi, chi è in ospedale, chi deve fare i conti con il lavoro che ha perso, chi sarà costretto ad abbassare per sempre le saracinesche; a custodire la speranza che invece possiamo farcela. Che dopo questa caxxo di tempesta deve per forza arrivare il sole”.
Ecco, è questo lo spirito di un Natale targato 2020, anomalo e storico.
Le attività produttive hanno chiesto un minimo di normalità e il sindaco Roberto Gravina ha detto “sì”. Sono già iniziati i lavori. La ditta sta installando i pali che serviranno per le luminarie. E’ Natale, non abbiamo nulla da festeggiare, dicono molti. No, è vero. Ma abbiamo tanto per cui sperare. E la speranza non va spenta.
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