L'Ospite

L'ospite

Tre tipi di invitati e l’abito per le nozze dell’agnello

di don Mario Colavita

 

Nella cultura mediorientale per la festa di matrimonio si fa tutto il possibile per farla grande. Si prega, si canta, si balla, si mangia, si beve fino al tarda sera, le nozze sono una cosa seria.

Non a caso i profeti per dire della fine e del giudizio di Dio evocano la festa di nozze che Dio darà in una location particolare il monte Sion (Gerusalemme). Lì tutti i popoli della terra saranno convocati per la festa più bella dove abbonderanno vino buono e cibi squisiti.

La terza parabola raccontata da Gesù ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, parla della festa di nozze del figlio del re.

Il re in persona sta preparando la festa invitando i funzionari del regno ma questi non si presentano. Allora il re ci riprova manda i servi a rinnovare l’invito perché ormai tutto è pronto, niente da fare gli invitati diventano strafottenti e violenti.

Alla fine il re si indigna fa uccidere i violenti e mette fuoco alla città, poi dice ai servi di portare alla festa tutti: grandi e piccoli, dignitari e poveri, tutti sono chiamati alla festa di nozze del principe.

Al ricevimento un uomo non indossava l’abito nuziale, il re vede gli parla e poi lo fa cacciare via…

La parabola è densa di significato. Prima di tutto la festa di nozze è la proposta a vivere il vangelo ad aderire alla vita nuova. È un invito forte che chiede una decisione altrettanto forte e seria.

I tre gruppi di invitati rappresentano le nostre vite e le nostre aperture e chiusure alla proposta di Dio.

Il primo gruppo di invitati  sono gli uomini e le donne religiose che rischiano di non riconoscere la novità di Dio; il secondo quelli chiamati senza nessun merito e senza che abbiano nessun diritto da rivendicare: sono “buoni e cattivi” (Mt 22,10), infine chi accoglie l’invito, ma si presenta senza abito nuziale.

L’abito nella Bibbia indica la dignità. Già nella Genesi Dio non sopporta la nudità dell’uomo e lo riveste di tuniche fatte di pelli (Gn 3,21).

L’uomo senza abito nuziale rappresenta colui che ha sì accolto l’invito e l’annuncio del vangelo, ma poi non ne ha tratto tutte le conseguenze e non è in grado di partecipare alla festa, diremo noi è trascurato e superficiale, non stima adeguato il dono ricevuto.

Cosa dice oggi a noi questa parabola: non basta essere battezzati per dirsi cristiani, ma occorre saper partecipare alla festa del vangelo, alla festa di nozze che Dio ha preparato per tutti. In questa linea va anche letta la conclusione della parabola, che altrimenti potrebbe risultare difficilmente comprensibile e che potremmo rendere liberamente così: “tutti (il popolo) sono chiamati, ma di questi non tutti eletti”.

La cosa che fa riflettere della parabola è l’insistenza di Dio, nel chiamare, nel preparare nel farci comprendere la bellezza di vivere la festa del Figlio.

Questo invito alle nozze, se non l’abbiamo capito si rinnova ogni colta che partecipiamo all’eucarestia. C’è una bellissima espressione dell’Apocalisse che ci aiuta a comprendere la bellezza di quest’invito quando l’angelo dice a Giovanni: “beati gli invitati al banchetto di nozze dell’agnello […] queste parole di Dio sono vere” (Apocalisse 19,9).

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