Il ribaltamento geografico

La pandemia in Italia mostra i ‘muscoli’ al Sud: in Molise contagi aumentati del 43% in due mesi

Da agosto è cambiata la geografia della pandemia nel nostro Paese: al Sud i contagi sono più che raddoppiati, il Molise non fa eccezione sebbene la situazione sia peggiore in altre regioni del Meridione.

Forse il Sud Italia si è illuso per diversi mesi di essere ‘immune’ dallo spauracchio coronavirus e invece quella che impropriamente viene chiamata ‘seconda ondata’ sta mostrando i suoi muscoli – nel nostro Paese – proprio nel Meridione. “La vera novità della pandemia è il ribaltamento geografico: nelle sette regioni del Mezzogiorno, dai 16.491 casi registrati al 31 luglio si è passati ai 38.139 attuali. Cioè in appena due mesi si è finiti dal 6,6 all’11,7% del totale nazionale”, scrive l’Unsic, sindacato datoriale ramificato in tutta Italia.

Preoccupa anche il Lazio, passato da un’incidenza del 3,5 al 5,4% dei casi sul totale nazionale (da 8.647 a 17.509). La Lombardia – la regione dove tutto nacque e che a ragione è stata considerata l’epicentro italiano dell’epidemia da Sars-Cov2 – nello stesso periodo è invece scesa dal 39 al 33,2%: dai 96.219 contagi al 31 luglio è arrivata ai 108.065 del 4 ottobre, con 11.846 casi in più.

Ma il quadro più preoccupante è, come detto, soprattutto al Sud. E la nuova ‘aria che tirava’ si è iniziata a sentire da agosto. In cima a questa nefasta classifica c’è la Campania. Il totale dei casi è addirittura triplicato negli ultimi due mesi rispetto al periodo precedente nella regione governata da Vincenzo De Luca (passando da 4.999 a 14.337). In Sardegna idem (da 1.404 a 4.229) ed è più che raddoppiato in Basilicata (da 452 a 920) e Sicilia (da 3.288 a 7.681), quasi raddoppiato in Calabria (da 1.266 a 2.063) e Puglia (da 4.611 a 8.234).

Quanto alla nostra regione, in Molise l’incremento negli ultimi due mesi è stato del 43%. Si è passati da 471 contagiati complessivi al 31 luglio a 675 (ieri 677 secondo il bollettino Asrem, ndr) del 4 ottobre, incremento di 204 unità.

 

Ormai è chiaro a tutti – e se non è così dovrebbe esserlo – che “il Covid ha ripreso la sua corsa, i numeri dei contagiati sono in crescita da nove settimane – spiega Domenico Mamone, presidente del sindacato e autore di un libro sul coronavirus di prossima uscita, scritto con Giampiero Castellotti -. La novità più evidente di questa fase è il rovesciamento geografico: se prima dell’estate quasi la metà dei casi apparteneva alla Lombardia e l’infezione era concentrata nel Settentrione, oggi preoccupa l’evoluzione nel Mezzogiorno, dove, tra l’altro, la condizione ospedaliera non è paragonabile con quella lombarda o veneta. L’attendismo è deleterio: occorre subito mettere in campo proposte, viste le previsioni non allettanti”. Anche per questo il commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, ha nei giorni scorsi ha firmato il provvedimento necessario all’avvio dei cantieri negli ospedali per rafforzare le Terapie Intensive.

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Galeotte furono le vacanze estive, unite al generale rilassamento con conseguente minor attenzione alle regole per evitare la diffusione del contagio. Poi la riapertura delle scuole e i malanni autunnali alle porte: sono tutti fattori che incidono e incideranno nei prossimi mesi. Il Molise, da oasi covid-free quale si è spesso considerata, non può aspettarsi prospettive rosee ma deve prepararsi – con responsabilità – a quel che sarà.

 

Interessante lo spunto fornito dal presidente dell’Unsic che, ricordando che un nuovo lockdown sarebbe funesto per l’economia e richiamando il difficile equilibrio tra salvaguardia della salute pubblica e tutela economica, propone interventi per rafforzare la digitalizzazione nell’ambito scolastico, specie nel Mezzogiorno. Aspetto che comporterebbe di conseguenza il contenimento di spostamenti e contatti diretti.

“Anziché investire nei banchetti, sarebbe più utile migliorare e incrementare la didattica a distanza, almeno nelle scuole superiori, per ridurre trasbordi sui mezzi pubblici e assembramenti. Si garantirebbe così la continuità scolastica, lasciando eventualmente in presenza a scuola le interrogazioni per evitare copiature agevolate dal digitale. Certo, la presenza è importante, ma il problema è che stiamo vivendo una fase emergenziale e non la normalità: arrivare al punto di dover chiudere anche piccole aree equivarrebbe a nuovi ingenti danni economici – conclude Mamone.

Le prime chiusure nei plessi scolastici molisani (vedi Larino, Termoli, Toro e Isernia) sono già iniziate. E come noto da qui a poche ore il Governo varerà le misure del cosiddetto Dpcm di ottobre, con nuove restrizioni ormai non più rinviabili.

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