Lo sfogo del 'maestoso'

La nuova serrata della cultura: “Pochi spazi più sicuri di teatri e cinema. Non siamo considerati”

Come ormai noto, la nuova serrata parziale farà abbassare le saracinesche dei cinema, di nuovo. Un settore fortemente provato anche prima della pandemia cui il lockdown (vecchio e nuovo) sembra si sia accanito.

Le conseguenze? A Termoli l’unica sala cinematografica che offriva ‘ristoro’ agli appassionati della settima arte non ha riaperto, neanche dopo il via libera del Governo. A Campobasso invece il multisala Maestoso ha riaperto ma non prima di aver organizzato il tutto pedissequamente onde evitare la diffusione del contagio. E ci è riuscito. Ma ora, alla luce del Dpcm che entra in vigore oggi, si dovrà richiudere.

Vi proponiamo interamente il post apparso sulla pagina facebook del Cinema Maestoso, emblematico.

“Va bene, rispettiamo la legge, e chiudiamo di nuovo. Spegniamo gli schermi, disattiviamo i tornelli (nuovi di zecca, e costosissimi) che vi misuravano la temperatura all’ingresso e verificavano, uno a uno, il corretto utilizzo della mascherina. Niente più pop-corn, niente più moduli da compilare con nomi e cognomi e numeri di telefono. Basta con la sanificazione di ogni singola poltrona, spettacolo dopo spettacolo, giorno dopo giorno. Tutti a casa, di nuovo, spettatori e dipendenti.

Oggi, nel nostro cinema da 8 sale, c’erano soltanto 105 paganti. 105 paganti su 3632 posti disponibili. Distribuiti in diverse sale, in diversi orari. Così distanziati che alla conclusione ci si può arrivare con un calcolo semplice: non è certo il guadagno, il punto. Il punto è che ci è stato permesso di riaprire, dallo stesso Governo che adesso ci sta facendo chiudere, per ultimi. Gli ultimi della lista, in un Paese che non considera il cinema (nel senso delle sale) come parte di un settore (nel senso dell’industria cinematografica tutta) economicamente rilevante che sta crollando, e che in questo crollo sta perdendo un numero enorme di lavoratori.

Avevamo riaperto, poco più di un mese fa, solo per resistere e per cercare di ricostruire qualcosa. Piano, e a fatica. E lo stavamo facendo insieme a voi, che vi stavate riappropriando del regalo di un film, che è sempre una fuga, una piccola grande libertà. Pochi spazi comuni, al momento, sono più sicuri (per via delle severe norme imposte, e scrupolosamente osservate) di cinema e teatri. Ma rispettiamo la legge, dicevamo, e allora, senza comprenderne il motivo, chiudiamo”.

 

 

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