Il caso nicosia

Intrecci tra mafia e politica, rinviata a giudizio per falso la deputata molisana Giusy Occhionero

La decisione del gup al termine dell'udienza preliminare. La parlamentare di Italia Viva è stata rinviata a giudizio per falso

La deputata di Italia Viva Giusy Occhionero, di Campomarino, è stata rinviata a giudizio dal gup di Palermo per falso. La vicenda è quella relativa ad Antonello Nicosia, arrestato per mafia, che la parlamentare avrebbe fatto passare in carcere come suo collaboratore, consentendogli di entrare con lei nei penitenziari e di incontrare i boss.

 

Intrecci tra mafia e politica, chiesto rinvio a giudizio per deputata Giusy Occhionero

I due avrebbero formalizzato il rapporto di collaborazione solo in un secondo momento. Nicosia, coimputato della Occhionero accusato di falso aggravato e associazione mafiosa, ha scelto il rito abbreviato, come il boss di Sciacca Accursio Dimino e Paolo e Luigi Ciaccio, che devono rispondere di favoreggiamento.

Dall’inchiesta è emerso che, oltre a progettare estorsioni e omicidi, Nicosia, attivista Radicale, sedicente docente universitario, da anni impegnato in battaglie a difesa dei detenuti, entrava e usciva dalle carceri – secondo le risultanze dell’inchiesta – incontrando anche capimafia in regime di 41 bis, proprio grazie alla collaborazione con la molisana Giuseppina Occhionero, eletta con Leu e poi passata a Italia Viva.

Gli avvocati Giovanni Bruno e Giovanni Di Benedetto, difensori di Occhionero, hanno così commentato la decisione del Gup al termine dell’udienza preliminare: “Nel precisare con fermezza che la nostra assistita, l’onorevole Giuseppina Occhionero, è del tutto estranea ad addebiti relativi a contesti mafiosi, prendiamo atto con amarezza del suo rinvio a giudizio dinanzi il Tribunale di Palermo per il reato di falsità ideologica in relazione alla dichiarazione da lei rilasciata sul rapporto di collaborazione con Antonello Nicosia. Siamo fermamente convinti che il gup aveva oggi tutti gli elementi, di fatto e di diritto, per emettere una sentenza di non luogo a procedere. Illustreremo le nostre ragioni davanti al giudice monocratico che, siamo certi, darà atto della assoluta liceità della condotta posta in essere dalla nostra assistita”.

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