Gambatesa

Il vicedirettore accoltellato: “Mi ha alzato la fronte e puntato la lama al collo, poi ricordo solo il sangue. Sono un miracolato”

Dimesso dall’ospedale Cardarelli, Nicolino Berardo racconta a Primonumero quel drammatico pomeriggio dell’8 ottobre scorso quando l’impiegato ora in carcere per tentato omicidio, è entrato nel suo ufficio e lo ha aggredito senza alcun motivo. “Ho gli incubi – dice ancora – Non riesco più a dormire”

“L’unica fotografia che ho è quella di lui dietro le spalle, che mi alza la fronte e mi punta la lama al collo. Poi il caldo del sangue e la consapevolezza che stavo per morire”. Nicolino Berardo, il vicedirettore dell’Istituto di Credito Cooperativo di Gambatesa, è stato dimesso dall’ospedale Cardarelli dove è stato operato e in cura dopo essere stato aggredito a colpi di lama da un impiegato, ora in carcere per tentato omicidio.

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E’ ancora sotto choc. Il suo racconto a Primonumero si interrompe spesso a causa della turbamento che quei ricordi continuano a provocare: “la notte non riesco più a dormire. Ho gli incubi. Ogni volta per me significa rivivere quegli attimi, quella sensazione inaspettata e spaventosa che toglie il respiro”.

Poi prova a ricostruire i fatti di quel pomeriggio dell’8 ottobre scorso. “Ricordo che chiese un aiuto per eseguire il servizio Pos al terminale, al che risposi che avrei detto ad un altro collega di illustrargli come procedere anche se lui quel tipo di operazione l’aveva già compiuta altre volte. Quindi è andato via e verso le 17, dopo avergli stampato le indicazioni da manuale, lo chiamo nel mio ufficio per illustrargliele. Prima era in piedi e di fronte a me, poi ha fatto il giro della scrivania e si è messo di fianco, quindi io stavo spiegando quelle operazioni di cui mi aveva chiesto conto, quando si è piazzato alle spalle e mi ha alzato la testa e mi fa inferto la lama”.

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“Ho provato ad alzarmi ma la mia mano era impegnata a fermare l’emorragia mentre lui ha continuato a colpire alle spalle e all’orecchio”. Da qui le urla di aiuto, l’impiegato che lascia la stanza e che secondo il racconto di alcuni testimoni si sarebbe diretto in bagno e il direttore che accorso in soccorso, chiede aiuto e urla di portare asciugamani per fermare il sangue.

Non aveva motivi per aggredirmi. Io non ho mai pensato potesse fare un gesto simile, basta pensare che il periodo in cui era impiegato in filiale a Colletorto siamo stati anche pranzo insieme. Insomma non c’era alcuna acredine”.

Intanto si inizia a delineare la personalità di questo impiegato che con i colleghi pare non andasse molto d’accordo. Gentile con la clientela, ad eccezion fatta di qualche signora che pare in qualche occasione avesse lamentato condotte un po’ invadenti.

Nel suo curriculum figurerebbe già qualche sanzione disciplinare causata dal mancato eseguimento del lavoro previsto, aspetto di cui sarebbero a conoscenza anche le organizzazioni sindacali di categoria. Intanto l’udienza del Tribunale del Riesame, tenutasi ieri, ha confermato per il 52enne il carcere respingendo la richiesta di arresti domiciliari avanzata dal suo legale.

Intanto sono diversi gli aspetti che serviranno a capire meglio il movente di quell’aggressione violenta dell’8 ottobre quando la lama di cui si è servito e che pare ancora non sia stata rinvenuta si è fermata ad un millimetro dalla carotide e ad un millimetro dal lobo occipitale. “I medici mi hanno detto che sono un miracolato – racconta ancora il vicedirettore – oggi porto dietro le cicatrici sul corpo che con il tempo andranno via, diverso sarà per quelle dell’anima”.

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