L'Ospite

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Il denaro e il rischio della doppiezza

di don Mario Colavita

 

Di monete nel vangelo e negli scritti del Nuovo Testamento si parla ben 85 volte.

Dai vangeli veniamo a sapere di ben 11 nomi specifici di cui 9 riferiti a monete reali e 2 a monete di conto (ad esempio: denarion, drachmé, lepton, mina).

Ora la monete non solo un pezzo di metallo, più o meno pregiato, rappresentano una delle chiavi per comprendere la vita quotidiana della Palestina al tempo di Gesù.

La moneta citata dal vangelo di Matteo è il denarion usato per pagare la tassa all’imperatore.

Questo tributo ai romani inizia nel 6 a.C. quando l’imperatore aveva occupato la Palestina, la tassazione colpiva tutti: donne, uomini e schiavi dai 12 anni fino ai 65.

Il denarion di cui parla il vangelo è una moneta d’argento (la paga giornaliera di un lavoratore) essa portava l’iscrizione dell’imperatore Tiberio (imperatore dal 14 a.C. al 37 d.C.): Tiberio Cesare, augusto, figlio del divino Augusto, sommo sacerdote.

È una disputa politica tra i farisei, erodiani (supporter di Erode Antipa amico dei romani) e Gesù rabbi della Galilea, maestro della Torà e della verità di Dio.

L’argomento è il pagamento della tassa se sia lecita o no?

Gesù li chiama ipocriti, sa che è una prova: se dice che è lecito pagare la tassa si mette dalla parte dei romani oppressori se dice di no diventa un rivoltoso.

La sua è una risposta piena di equilibrio, giusta e vera: da un lato, evita la politicizzazione di Dio e, dall’altro, si oppone alla sacralizzazione del potere politico.

La indifferenza di Gesù e la differenza tra Dio e Cesare. A Gesù non importa minimamente il potere dell’imperatore, anzi lui è venuto per fondare un altro regno quello del servizio e dell’amore; e la differenza tra Dio è Cesare è abissale.

L’insegnamento di Gesù ci aiuta a comprendere come nessun potere può legarci, né quello economico-finanziario né quello politico, noi valiamo molto di più, il vero potere è quello che Dio ci ha donato: la libertà di poter scegliere tra Dio e altro.

Il potere temporale, anche quando fosse un potere benevolo, non può essere tutto per l’uomo: non dà la vita, e in fondo non può nemmeno toglierla, a meno che non siamo noi a lasciargli il potere di farlo, rinunciando alla nostra libertà.

Della grandezza di Dio si va voce il salmo 95 che ci invita a guadare a Dio che ha fatto i cieli e giudica i popoli con rettitudine ed è al di sopra di tutti gli dèi, anche il denaro e il potere politico!

S.Agostino commentando il brano di Matteo scrive: “Come Cesare esige la sua immagine sulla tua moneta, così Dio esige la propria immagine nell’anima tua. Dà a Cesare quello che è di Cesare. Che cosa esige da te Cesare? La propria immagine. Che cosa esige da te Dio? La propria immagine. Ma l’immagine di Cesare è sulla moneta, quella di Dio invece è in te. Se, quando perdi la moneta, piangi perché hai perso l’immagine di Cesare, quando adori l’idolo non dovresti piangere, perché fai ingiuria in te all’immagine di Dio?”

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